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    SIETE SICURI DI VOLERE LA SUPER CHAMPIONS? - SCONCERTI: “DOVREBBE NASCERE NEL 2024. LA SI STA ORGANIZZANDO PER UN PUBBLICO CHE IN PARTE NON È ANCORA NATO. CI SI FIDA DEL FATTO CHE IN CENTO ANNI IL TIFO SI È TRAMANDATO DI PADRE IN FIGLIO. SARÀ ANCORA COSÌ? IN FUTURO LE POSSIBILITÀ CHE UN RAGAZZO ITALIANO TIFI PER UNA SQUADRA STRANIERA SONO ALMENO DEL 30%. E ALLORA…”


     
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    Mario Sconcerti per il “Corriere della sera”

     

    Si sta organizzando una Super Champions per un pubblico che in parte non è ancora nemmeno nato. Ci si fida degli imperi esistenti e del fatto che in cento anni il tifo si è tramandato di padre in figlio. Sarà ancora così? Forse, ma con certezza nessuno lo sa. È il primo calcio di tutti. Fino a quindici anni fa vedeva calcio solo chi andava allo stadio. E chi andava allo stadio tifava per la propria città.

     

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    Le varie immigrazioni interne portarono i racconti di Milano e della famiglia Agnelli un po' in tutta l'Italia. Tifare Juve, Inter, Milan aveva cento significati diversi dal Friuli alla Sicilia, ma era un modo di sentirsi nella stessa casa. Oggi tutti vedono il calcio di tutti. La rete rimbalza notizie e storie di qualunque squadra al mondo. Più che la vecchia regola ereditaria, per trovare la squadra della vita conterà un colpo di immaginazione trovato chissà dove e chissà come, qualcosa che resta, si allarga e diventa la tua identità nel mondo. Come prima lo era nel tuo paese, città o lavoro.

     

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    Facciamo un po' di conti: la Super Champions dovrebbe nascere nella seconda parte del 2024. Un bambino italiano che nascerà domani avrà allora cinque anni compiuti, un età in cui arrivano molti messaggi indistinti, ma arrivano da ogni parte, si accumulano, lasciano segni. Tra i cinque e i quindici anni, tempo in cui si radica un sentimento sportivo, quel bambino-ragazzo potrà vedere tutto il calcio che vuole. Avrà qualcosa che nessuno ha mai seriamente avuto prima: la possibilità di scegliere. Non è un caso che ci piaccia tanto adesso il modo di giocare degli altri.

     

    Lo stiamo vedendo da poco tempo e ne siamo entusiasti. Primo perché il risultato in fondo non ci tocca, cerchiamo l'emozione del gesto tecnico superiore. Secondo perché amare il mondo degli altri consente molte più vie di fuga dai nervi del calcio, la sua necessità di vincere, i suoi continui slogan da battaglia infantile. Ci allarghiamo e allarghiamo il calcio.

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    Torniamo ora al nostro ragazzo che ormai ha vent' anni e ha già visto un po' di mondo: le possibilità che tifi per una squadra straniera, che l' abbia messa con cura nel proprio modo di essere, sono almeno del 30%. Tantissime. È questa idea inevitabile che rende subito vecchie le idee di oggi che dovrebbero partire domani. Non sappiamo più bene per conto di chi parliamo.

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