Terry Marocco per “Panorama”
cicciolina e moana mondiali (2)
Il porno è morto, viva il porno. Il cinema hard, quello della gloriosa Marina Frajese (la migliore a detta di tutti) e dell'infelice Karin Schubert, di stelline e stalloni come Roberto Malone, non esiste più.
Questo girone, squallido e minore come lo definisce Enrico Ghezzi nella prefazione al libro Moana e le altre di Andrea Di Quarto e Michele Giordano (appena uscito per Edizioni DiGi) ha chiuso i battenti.
marina frajese 4
Eppure, negli anni Settanta aiutò il cinema tradizionale in crisi, facendo lavorare più di diecimila persone. Era il 1978 quando Aristide Massaccesi, in arte Joe D'Amato, il nostro regista più prolifico, massimo rappresentante del coito cinematografico, girò il primo porno italiano a Santo Domingo: Sesso nero.
Certo, quel titolo oggi se lo sarebbe sognato: altro che censura di allora, con l'onnipresente cancel culture lo avrebbero impalato o riempito di asterischi. ''Lo faccio esclusivamente per motivi alimentari. La gente vuole vedere queste cose e io gliele do'', aveva dichiarato.
Inferno rosso, Joe D'Amato sulla via dell'inferno
Erano produzioni artigianali, quasi naïf: l'attore Manlio Cersosimo in arte Mark Shanon (si aveva successo solo con nomi stranieri), era un aitante guida turistica, figlio del giudice istruttore del processo di Verona, dove venne fucilato Galeazzo Ciano. Nell'hard tutto sembrava poter accadere, anche che Nico Fidenco, il re delle puritane estati anni Sessanta, si dividesse tra colonne sonore a luci rosse e granelli di sabbia.
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Tutto passato: chiuse le sale, Moana pseudo santificata, qualche attricetta si ricicla ancora in spettacolini di provincia, Selen ha aperto un centro estetico. Mentre Rocco Siffredi ormai è un maître à penser (stanno girando Supersex, serie Netflix sulla sua vita con Alessandro Borghi che lo interpreta).
Questa idea che il porno è morto si è costantemente ripetuta fin dagli anni Settanta. Ma non è mai finito, è solo cambiata la modalità di fruizione. La storia del porno di massa è strettamente legata alle innovazioni tecnologiche spiega Pietro Adamo, docente di Storia delle dottrine politiche all'Università di Torino e decano dei porn studies nostrani. All'inizio furono filmini in Super 8 e riviste.
linda lovelace in gola profonda (2)
Nel '72 esce Gola profonda e inizia l'era dei cinema. Quindici anni dopo, con l'arrivo delle videocassette dalle sale si passa ai salotti. E infine arriva la rete che ha totalmente spazzato via il mercato italiano. Internet, vorace pitone, inghiotte tutto come Adamo racconta nell'ultimo libro Hardcore, istruzioni per l'uso (Mimesis):
C'era un grande movimento da noi, ma dal 2008 i proventi del web hanno superato di gran lunga quelli del mercato tradizionale. Restano solo gli anziani, che tagliati fuori dalla tecnologia, si accontentano dei giornaletti. C'era un'edicola alla stazione di Porta Nuova a Torino che li teneva ancora per un ristretto pubblico di pensionati.
rocco siffredi
Che tenerezza. Oggi Pornhub in 12 mesi ha registrato 42 miliardi di visite.
Hanno calcolato che per visionare tutti i video pubblicati ci vorrebbero sette mila anni. Una Babele infinita di dati, un'immensa collezione di orgasmi coreografati. Il sito porno più importante al mondo con 141 milioni di visitatori unici al giorno ha appena rilasciato il report sull'attività annuale.
L'Italia è al sesto posto (anche qui superati dalla Francia) tra i Paesi che visitano maggiormente questo impero sessuale in streaming gratuito, per un tempo medio di 9 minuti e 52 secondi, solitamente trascorsi attaccati al telefonino.
locandina gola profonda
Aumentano le donne, che salgono al 32 per cento. Le categorie più ricercate sono Milf (solo qui, perché nella vita reale le poverette perlopiù portano il cane a spasso, e questa è esperienza), i soliti evergreen trans e sorpresa finale.
Un notevole incremento della categoria dentista (più 173 per cento), che si può solo spiegare come siano diventati un sogno proibito sotto tutti gli aspetti. E infine un classico: l'amatoriale. E su questo desiderio di spiare dal buco della serratura si inserisce la piattaforma OnlyFans. Nata nel 2016, ma esplosa durante la pandemia, è diventata la vera vetrina dell'hard mondiale. Contenuti autoprodotti e 170 milioni di utenti registrati che pagano un abbonamento: Qui ognuno è imprenditore di se stesso.
karin schubert
È il Dazn della casalinga di Voghera, osserva Fabrizio Zanoni, storico caporedattore di Video Impulse, celebre mensile porno-riflessivo. Una volta una videocassetta arrivava a costare anche centomila lire. Oggi con un click sei a posto.
È un sesso virtuale, anestetizzato. I ragazzi così non affrontano, né superano le loro paure. Una madre mi ha raccontato che suo figlio di 14 anni non riesce a smettere di guardare i video sul telefonino.
danika mori 2
La sex addiction è aumentata notevolmente, tutto sembra a portata di mano e invece non è mai stato così lontano. Continua Zanoni: ''Quando nel '94 fu inaugurato a Milano il primo Mi-Sex, la fiera del sesso, la tangenziale era già bloccata alle sei del mattino dalle file di gente che andavano al Forum di Assago''.
Decisamente altri tempi. Oggi le maglie del senso del pudore si sono molto allargate. Certo anche su OnlyFans c'è chi diventa ricco e chi non riesce manco a pagarsi una pizza con le sue performance erotiche. Molte neofite attrici hot sognano di diventare come Malena, Valentina Nappi o la siciliana Danika Mori, astro della pornografia internazionale e quest'anno vincitrice dell'ambito Pornhub Award (sorvoliamo sulla categoria).
moana pozzi
riccardo schicchi misex 2007
Spogliarmi davanti alla webcam mi è sembrata un'opportunità, ha detto. Un'opportunità da 30 mila euro al mese anche per l'acclamatissima e giovane Bea Secrets, partita da qualche scatto di nudo sui social per arrivare ai video hard in coppia con il marito. Lei, con veletta nera di pizzo a coprirle il volto come l'imperatrice Sissi nel film di Marie Kreutzer, spiega: È iniziato come un divertimento, ma oggi è un lavoro a tutti gli effetti.
E le crediamo.
giuliana gamba
Così Samuele Cunto, 20 anni, piemontese, posta video soft porno e fetish per uomini (Ma non sono gay), portando a casa 21 mila dollari mensili. Con l'approvazione dei genitori. Tanto è solo una professione come un'altra.
Racconta Andrea Di Quarto: Nella "Golden Age" gli attori venivano pagati duecentomila lire al giorno. Solo Moana, nei suoi momenti di massimo successo riceveva cachet da 150 milioni di lire. Lavoravano venti giorni al mese e da una gita al castello tiravano fuori tre pellicole. Oggi i film durano al massimo otto minuti.
moana pozzi
Sono scene girate con cura, patinate. Tutto è on demand, diventi fidelizzato e hai un prodotto su misura. E se una volta la pornodiva era inarrivabile, oggi sogniamo nuda la vicina di casa, in un voyeurismo infinito. Brandelli di carne, penetrazioni multiple e perversioni standard. C'è chi paga, e molto, per chiedere a una donna di vestirsi da gattina ogni sera.
Da sempre il porno è lo specchio della società, c'è sempre stato e sempre ci sarà. È immortale riflette Michele Giordano. Anni fa intervistammo l'unica regista donna, Giuliana Gamba. All'inizio negò, dopo la parentesi hard aveva firmato una serie di lavori per la Rai. Ma incalzata, ammise: "In Italia il porno ti marchia per sempre".
cicciolina e moana
Oggi il mezzo è cambiato, ma la rete perdona ancora meno. Se diventare pornostar da tinello è allettante bisogna aver chiaro che i contenuti restano, vengono ripostati, condivisi, ripescati.
Aprire un profilo senza esserne consci è un errore da non fare. Anche se sono passati 30 anni queste parole valgono ancora: Gli attori porno, in genere, sono una massa di disperati. I film a luci rosse al 99 per cento sono una realtà squallida. Non è una frase della zia bigotta, la disse Moana in un'intervista al Venerdì di Repubblica nel '92. Lei, l'unica pornodiva capace di farsi santa.
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