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    OPERAZIONE QUIRINALE - "SILVIO, ABBIAMO I VOTI" - SALVINI A TAVOLA FA PREGUSTARE A BERLUSCONI LA VITTORIA. OCCHIO PERCHE’ SENZA I VOTI DEL MISTO NON SI VA DA NESSUNA PARTE – MA IL CAV DOVRÀ RISOLVERE I GUAI INTERNI, PERCHÉ CON DECINE DI PARLAMENTARI SENZA SPERANZA DI RIELEZIONE IL VOTO SEGRETO PUÒ DIVENTARE UN RISCHIO ENORME (E SE NESSUNO NOMINA I 101 DI PRODI È SOLO PER DELICATEZZA VERSO IL CAPO…)


     
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    Francesco Olivo per “La Stampa”

    LA FOTO DI GRUPPO LEGA FORZA ITALIA A CASA DI BERLUSCONI LA FOTO DI GRUPPO LEGA FORZA ITALIA A CASA DI BERLUSCONI

     

    Nella villa sull'Appia Antica si giocavano più partite. Quella ufficiale, l'ordine del giorno della riunione, ovvero la saldatura del centrodestra con vista Quirinale, e quella sotterranea, poi emersa fragorosamente: l'offensiva dei ministri per allontanare Forza Italia dai sovranisti. I piani si intrecciano, i tavoli no.

     

    La vicenda interna, vissuta come una gran seccatura da Silvio Berlusconi, si affronta in un lungo aperitivo. Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta giurano lealtà al capo e si lamentano per la gestione del partito. Lui, nel suo stile, ascolta, avvolge, lusinga («siete i migliori, vi stimo»), ma non condivide alcune obiezioni: «Ditemi una volta che sono stato sovranista».

     

    Cambio di scena. Si entra nella sala da pranzo, arrivano gli altri ospiti, la delegazione leghista (che pure qualche tormento interno lo ha vissuto) viene fatta accomodare a tavola. I leader sono uno di fronte all'altro, accanto i capigruppo e poi i ministri. «L'atmosfera era rilassata», raccontano tutti.

     

    matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 5 matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 5

    C'è anche Gianni Letta, presenza significativa, pur con la consueta discrezione. La vittoria in Senato sul Ddl Zan è ancora fresca e lascia spazio all'ottimismo per battaglie più impegnative. Matteo Salvini, il primo a parlare, lo dice apertamente, puntando all'obiettivo che più interessa al suo interlocutore: «Silvio, abbiamo messo a segno un successo, è una buona base, per la partita del Quirinale».

     

    Il senso è chiaro: «Non siamo autosufficienti, ma imprescindibili». Già, ma per fare cosa? Sempre Salvini intrattiene i commensali: «Abbiamo i voti per eleggere un presidente amico. Poi, Silvio, ci dirai». Silvio per il momento non dice, ma che punti al Colle ormai non è un segreto. Blindare il centrodestra, sebbene ieri non ci fosse Giorgia Meloni, serve proprio a questo: arrivare all'appuntamento chiave della legislatura con la possibilità di poter dare le carte.

    matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 4 matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 4

     

    «Cerchiamo di stare uniti perché sennò ci troviamo il Pd al governo per tutta la vita...», dirà poi il leader del Carroccio. Salvini gioca in trasferta, sa che il sovranismo non è molto popolare da queste parti e mostra il volto più istituzionale.

     

    Mancano poche ore al Consiglio dei ministri «e non sappiamo ancora cosa andremo a votare», si lamentano azzurri e leghisti, ma la delegazione di Forza Italia chiede di «non indebolire Draghi».

     

    Ce l'hanno con Salvini per i suoi scontri con il governo su Green Pass e delega fiscale (solo per citare gli ultimi episodi). Il leader leghista rassicura: «Io voglio aiutare il premier in tutti i modi».

     

    Tra la cacio e pepe e il carpaccio si parla anche di Europa, uno dei temi che più divide i due partiti. Anche qui il leader leghista cerca di smussare gli angoli:

     

    Mattarella Quirinale Osho Berlusconi Mattarella Quirinale Osho Berlusconi

    «Non esistono europeisti e sovranisti», propone unità di azione nel centrodestra anche in sede Ue, ma poi rivendica il diritto di muoversi come ritiene opportuno all'estero, fosse anche accompagnarsi con Marine Le Pen e Viktor Orban. Le certezze di Villa Grande non sono condivise ovunque.

     

    A Montecitorio le voci sono molte: «La partita del proporzionale si aprirà dopo il Quirinale», spiega un deputato. Si torna sempre lì. Ma prima di ogni ragionamento, specie se ambizioso, il Cavaliere dovrà risolvere i guai interni, perché con decine di parlamentari senza speranza di rielezione il voto segreto può diventare un rischio enorme e se nessuno nomina i 101 di Prodi è solo per delicatezza verso il capo. Il colloquio di ieri, giudicato «molto positivo», da Gelmini, non ha risolto la questione: i ministri di Forza Italia pongono un problema di linea e mettono in discussione i vertici, Antonio Tajani e Licia Ronzulli, considerati troppo schiacciati su Salvini e Meloni. Le partite dell'Appia sono tutte ancora aperte.

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