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    SILVIO E LA SOLUZIONE “WIN WIN” - SALVINI S’INCHINA AL SIRE DI HARD-CORE SUL LISTONE UNICO, MA BERLUSCONI HA SEMPRE IN MENTE IL PROPORZIONALE. SE RENZI LO CONCEDE, PRONTE LE LARGHE INTESE; SE LO NEGA, TUTTI SULLA CORRAZZATA DEL CENTRODESTRA (LEGA COMPRESA): IL 30% E’ AD UN PASSO


     
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    Ugo Magri per La Stampa

     

    Non è più quel «no» a brutto muso dei mesi scorsi. Semmai un diniego gentile, ammiccante, quasi un «ni» che, se davvero le circostanze lo richiedessero, potrebbe completare la metamorfosi e diventare un «sì» alla lista unica del centrodestra per le elezioni del prossimo anno.

    BERLUSCONI E SALVINI BERLUSCONI E SALVINI

     

    Passo dopo passo, le distanze tra Berlusconi e Salvini si vanno accorciando. Sembravano siderali sull’Europa e sull’euro, invece ecco il leader della Lega che da Ponte di Legno dà per scontato: «Il programma del centrodestra è pronto», stare con la Merkel o con la Le Pen non è più il vero discrimine perché l’asticella si è già di molto abbassata: ormai si sta discutendo se imbarcare o meno in Sicilia Alfano e i reduci di Ncd che Silvio (a certe condizioni) riprenderebbe in casa però Matteo fa muro: «No ai poltronari», ha ribadito nel giorno di Ferragosto.

     

    BASTA PUNZECCHIATURE

    Da quando i due si sono finalmente parlati al telefono, alcuni giorni fa, la marcia di avvicinamento non ha registrato inciampi. Come d’incanto hanno cessato di punzecchiarsi e ieri addirittura Salvini ha respinto le provocazioni su possibili futuri accordi tra il Cav e l’altro Matteo, quello di casa sull’Arno: «Rifiuto di crederci, errare è umano, perseverare sarebbe diabolico». Ma non c’era un problema di leadership, di chi comanda nel centrodestra?

     

    berlusconi e salvini allo stadio per milan atalanta 9 berlusconi e salvini allo stadio per milan atalanta 9

    Pure qui Salvini lascia delusi quanti vorrebbero il bagno di sangue. Tende la mano all’anziano rivale: «Rimango alla sua proposta che chi prende un voto in più decide». E non è tutto: anziché demolire la vecchia Lega arroccata al Nord per fondare un nuovo partito nazionale che entrerebbe in gara con Forza Italia, la ruspa salviniana frena, rinvia ogni decisione al momento in cui si capirà meglio con quale legge andremo a votare.

     

    «Niente lista unica» rimane il mantra, ma con sempre minore enfasi, perché nelle ultime settimane sono subentrati un paio di fatti nuovi che ai politici intelligenti non possono sfuggire. Anzitutto il trionfo del centrodestra alle Comunali, che ha scatenato appetiti: perché accontentarsi di perdere bene quando, unendo le forze, si potrebbe fare bottino pieno?

    alessandra ghisleri alessandra ghisleri

     

    L’altra novità è lo studio riservato di Euromedia Research, pervenuto ad Arcore i primi di agosto, da cui risulta il contrario di quanto si era sempre pensato, cioè che gli elettori di destra fossero schizzinosi, sofisticati, dal palato fine, dunque orripilati dalla prospettiva di un listone comune con tutti dentro, da Berlusconi a Salvini, da Gelmini a Meloni. È una preoccupazione infondata, rivela il sondaggio, perché di certe sfumature ai moderati non importa un fico, interessa soltanto vincere, per cui i partiti di centrodestra potrebbero tranquillamente fondersi insieme sotto una stessa sigla.

     

    E questa somma consentirebbe alla lista unica di superare il 30 per cento, battendo tanto il Pd quanto i Cinquestelle. Renato Brunetta, che dopo le previsioni azzeccate sul referendum costituzionale è diventato l’«oracolo» berlusconiano, ripete come un martello pneumatico: «Il centrodestra unito è vincente secondo tutti gli istituti di ricerca».

    renato brunetta renato brunetta

     

    SOLUZIONE DI RISERVA

    Lo stesso Berlusconi se ne va convincendo. Chiuso ad Arcore, l’ex premier ha passato Ferragosto al telefono con chi lo chiamava con la scusa degli auguri. E dalle mille conversazioni par di capire che il «listone» con Salvini non rappresenterebbe per lui un tabù. Certo, preferirebbe evitarlo perché l’uomo teme il giorno in cui dovesse spartire collegi e candidature. Correrebbe il rischio di non imporre i suoi nomi prediletti.

     

    Ma nello stesso tempo il «listone» concede al Cav un jolly da giocare con il Pd nella trattativa sulla legge elettorale. Se Renzi lascerà definitivamente cadere il modello tedesco, proporzionale della più bell’acqua che lui preferisce, Silvio avrà una ruota di scorta, la soluzione di ricambio per vincere comunque, anche con il sistema attuale.

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