Giacomo Amadori per “la Verità”
Nelle chat estrapolate dal cellulare di Luca Palamara, Silvio Berlusconi non è più il piatto forte come lo era stato tra il 2008 e il 2011 quando lui era premier e Palamara presidente dell' Associazione nazionale magistrati. Ora il posto di Berlusconi nel cuore delle toghe è stato preso da Matteo Salvini.
LUCA PALAMARA DA GILETTI
Ma in qualche messaggino il vecchio Silvio compare ancora.
Per esempio, nel luglio del 2017 quando il vicepresidente dell' Anm Antonio Sangermano, ex pm del caso Ruby, rilascia un' intervista al Giornale contestando la retroattività della legge Severino nei confronti di Berlusconi. Il passaggio che manda in tilt i magistrati è il seguente: «Silvio Berlusconi è sulla scena politica, è un leader di levatura obiettiva scelto dal popolo, e io credo che spetti agli elettori decidere il suo destino politico. A me sembra evidente che la legge Severino è una legge che produce effetti penali, e che quindi in base alla Costituzione non potesse venire applicata retroattivamente».
Palamara in quel momento è il più potente consigliere del Csm ed esponente di punta di Unicost (anche se è stato per anni iscritto al gruppo progressista di Magistratura democratica, Md), la stessa corrente di Sangermano. E commenta così le dichiarazioni del collega con il presidente dell' Anm Francesco Minisci: «Ho letto l' intervista, passaggio sulla Severino incomprensibile. Anzi inspiegabile». Minisci: «Addirittura incredibile». Palamara: «Deve chiarire due punti: giudizio politico su Berlusconi; Severino».
luca palamara
Minisci: «Io l' ho chiamato e gliel' ho detto che quei passaggi non mi sono piaciuti». I due non hanno gradito neanche il passaggio sui «nuovi diritti» e in particolare sulle adozioni per le coppie gay, in cui Sangermano ha affermato: «La famiglia in Italia ha un quadro normativo invariato: è l' unione tra un uomo e una donna tendenzialmente finalizzata alla riproduzione. Discriminare è sbagliato, ma nemmeno si può assimilare tutto». Minisci è tranchant: «Non abbiamo bisogno di Sangermano». Palamara: «Sì, ma dovevamo affondarlo noi. Non Area (cartello delle sinistre delle toghe, ndr)». Anche il gip Tommasina Cotroneo è fuori di sé: «Il fatto è molto grave» e il «riferimento a Berlusconi è di una gravità inaudita.
Delegittima tutto il gruppo e mina la credibilità guadagnata negli anni». Invece il procuratore Paolo Auriemma è stupito per il cancan: «Ma che ha detto Sangermano?». Palamara preannuncia l' effetto di un suo intervento: «Fra poco si dimette». Auriemma, dopo aver letto il giornale, commenta: «Sinceramente l' intervista non mi sembrava così scandalosa come sembra a te () i toni erano pacati e i giudizi personali, palesemente personali. Io personalmente sono totalmente disgustosamente contrario a unioni omosessuali che portino in una prospettiva futura a richiesta di adozione. Sono favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere in determinati limiti (a cui Sangermano si era detto contrario, ndr).
francesco minisci anm
Ma qui non entriamo in quello a cui crediamo o a cui non crediamo. Qui abbiamo a che fare con la libertà di chi parla quando tutti dicono cazzate. Uno di noi non può neanche parlare?».
Palamara non ci vede più: «Mai saputo che anche tu fossi berlusconiano e di destra () la destra di Unicost è in leggera estinzione». Auriemma: «Io non sono berlusconiano e di destra, ma chiunque può dire qualsiasi stronzata e non viene redarguito mentre invece lo dice uno dei nostri che addirittura Berlusconi lo ha messo sotto processo e viene stigmatizzato come uno che difende Berlusconi. Pensa se non lo aveva messo sotto processo». Palamara diventa minaccioso: «Fai tu. Non dare idea che sei in perenne conflitto con me».
Il 27 luglio i problemi di Palamara sono completamenti diversi e gli capita persino di dare ragione all' ex premier. È preoccupato per la trasferta in Russia della Nazionale di calcio dei magistrati. Lui e il collega della Dna Cesare Sirignano ce l' hanno con il giovane pm Matteo Campagnaro che dovrebbe mandare i documenti per la trasferta, ma che evidentemente non l' ha ancora fatto.
Sirignano si lamenta: «Ancora niente». Palamara: «Uccidiamo questo Campagnano (sic, ndr)? Troppo coglione per essere vero». Sirignano: «Mi ha rotto e sto incazzato nero». Palamara: «Dillo a me». Sirignano: «Ora però 'sti coglioni non devono più essere chiamati».
Palamara: «Mai più». Poi riprende: «Uccido Campagnano.
Mandalo affanculo». Sirignano: «Ha ragione Berlusconi».
FRANCESCO MINISCI
Palamara: «Sì, assolutamente sì. Una categoria di matti da legare». Qui il riferimento è a un' intervista rilasciata da Berlusconi nel 2003, quando aveva detto che per fare il magistrato «devi essere mentalmente disturbato».
Il 31 ottobre 2017 esce sui siti la notizia dell' ennesima iscrizione di Berlusconi per le stragi del 1993 e il solito Auriemma sbotta: «Non bastava lo ius soli.
Pure la strage per far vincere la destra. Con il contributo di Di Matteo (Nino, consigliere del Csm e pm palermitano, ndr)».
Il 15 maggio 2018 Liana Milella di Repubblica scrive un articolo contro la riabilitazione di Berlusconi, mettendo nel mirino le «toghe moderate» che l' avevano concessa. Il consigliere del Csm Rosario Spina suggerisce una pratica a tutela delle colleghe. Trovando Palamara contrario: «L' apertura di una pratica a tutela finirebbe solo per drammatizzare una situazione che va addormentata () peraltro finiremmo per scontrarci con la libertà di stampa con ovvie critiche che sarà difficile fronteggiare dal punto di vista mediatico».
Infine, su una chat di gruppo di un anno fa a sconcertare i magistrati è un articolo di Italia Oggi intitolato «I giudici si allungano le ferie». C' è chi vede nel servizio un attacco al Csm, chi propone di scrivere al giornale e chi invita alla calma. Valerio Savio, ex vicepresidente dell' Anm in quota Md, vede la destra all' orizzonte: «Ricordiamoci che è in Parlamento una riforma costituzionale che porta al 50% i laici in Csm. Sono d' accordo con chi ha detto che è un attacco al Consiglio. Tempi difficili. Pensate se a Natale ci ritroviamo una maggioranza Lega-Meloni-Berlusca».
IL PM ANTONIO SANGERMANO
Fabiana Corbo, giudice romano: «Mala tempora». Il pm Alberto Galanti: «Berlusca lo cestinano, non gli serve più». Savio: «Cestinano? E se lo mandano al Quirinale?». Gaspare Sturzo, gip della capitale: «Ma dai Valerio ti prego». Savio: «Co' questi pensi al peggio, e indovini. Ma io lo faccio per esorcizzare, non ho mai fatto tredici». Annalisa Marzano, gip pure lei: «Questa notizia della riforma costituzionale è terrificante!». Marco Patarnello, magistrato di sorveglianza di Md: «Non mandano Berlusconi al Quirinale, ma la Alberti Casellati. Perché questo lo possono fare. Mandare Berlusca no».
Ma il nome del fondatore di Forza Italia tra i magistrati può persino ispirare un sorriso. Come quando Francesco Mollace, procuratore generale della Corte d' appello di Roma, sprona Palamara: «Teniamo duro. Come disse Rocco Siffredi a Berlusconi».