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    TURBO SINNER: “NON SONO PIÙ UN RAGAZZINO. LA SCELTA DI PASSARE DA PIATTI A VAGNOZZI NON È STATA SEMPLICE, MI SONO BUTTATO NEL FUOCO – IN CAMPO SONO PIÙ ISTINTIVO CHE RAZIONALE, È LA MIA NATURA. PERÒ STO STUDIANDO, CERCANDO DI RAGIONARE DI PIÙ. HO CAPITO CHE DEVO GUARDARE SOLO ME STESSO. QUELLO CHE DICONO ALCUNI ORMAI NON LO LEGGO NEANCHE PIÙ" (CON CHI CE L'HA?) – E POI L’ASSENZA ALLE OLIMPIADI, L’ITALIA E LA COPPA DAVIS…


     
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    Da ilnapolista.it

     

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    Repubblica intervista Jannik Sinner. Il tema è il cambio coach: da Piatti a Simone Vagnozzi. Il messaggio al mondo, con il cambio, è uno soltanto, dice:

    «Che non guardo ai risultati, ma a come sto in campo, alle cose che secondo me sono da migliorare. Per questo ho preso questa decisione che, ripeto, non è stata semplice: mi sono buttato nel fuoco».

     

     

    Con Vagnozzi va molto bene.

    «Va molto bene. Mi sembra di conoscerlo già da tanto tempo. Non ci raccontiamo barzellette: ha personalità, e penso che lui possa darmi quello che cercavo. Poi ognuno pensi e dica quel che gli pare».

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    Non sono più un ragazzino, dice.

    «Sono cresciuto: perché giorno dopo giorno non puoi fare altrimenti. E ho capito che devo guardare solo me stesso. Poi quello che dicono alcuni ormai non lo leggo neanche più, sono sincero».

     

     

    SINNER

    Estratto dell’intervista di Paolo Rossi per la Repubblica

     

     

    Con l'Italia c'è sempre stata una sorta di luna di miele, l'unico momento di attrito per l'assenza all'Olimpiade di Tokyo. Ora che si aspetta?

    "Beh, a me piacerebbe essere importante per i giovani. Sì, per i ragazzi: un esempio. Questa per me è la cosa più importante". 

     

    Siamo davvero nella seconda vita di Jannik, il ragazzino è diventato uomo. 

    SIMONE VAGNOZZI 2 SIMONE VAGNOZZI 2

    "Eh, sì. Sono cresciuto: perché giorno dopo giorno non puoi fare altrimenti. E ho capito che devo guardare solo me stesso. Poi quello che dicono alcuni ormai non lo leggo neanche più, sono sincero". 

     

    C'è qualche riferimento particolare? 

    "Ma no, nulla. Ripeto, spero sempre di essere visto per quello che faccio, cioè un tipo che si diverte a fare le cose, come sto facendo, che cerca di stare bene in campo, che lavora tanto. Perché dalle difficoltà, che sono inevitabili, ci si tira fuori - o almeno io mi tiro fuori - col lavoro. Poi, certo, anche le vittorie aiutano e la fiducia aumenta. Ma il lavoro è la base, ed è quello che stiamo facendo". 

     

    SINNER PIATTI SINNER PIATTI

    Avevamo già cominciato a vedere, in campo, il pugnetto dopo i punti importanti: segno di una cattiveria sportiva, il sale agonistico. 

    "Beh, eravamo in Coppa Davis, dove la situazione è un po' diversa perché giochi per tutta l'Italia, cosa che mi piace peraltro. Insomma, voglio dire che è come una condivisione". 

     

    Davis nella quale lei è imbattuto... 

    "Solo in singolare". 

    Ma, alla fine: in campo è più istintivo o razionale? 

    "Sono più istintivo, è la mia natura. Però sto studiando, cercando di ragionare di più. Entrare in campo con un'altra mentalità, a prescindere dalla conoscenza dell'avversario. Su questo ora ci stiamo focalizzando". 

    Che tempi si è dato? 

    "Per i miglioramenti? Non c'è una data: esiste un giorno che segue l'altro. Non ci sono mesi: mi alleno, e ogni giorno è un'opportunità per migliorare. Non c'è molto altro da dire". 

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