• Dagospia

    DOPO ESSERSI MESSO CONTRO DESTRA E SINISTRA PER LE SUE “INGERENZE” SU ROMA, BERGOGLIO DEVE AFFRONTARE IL COMPLOTTONE DELLE PORPORE CONSERVATRICI - IL CASO DELLA LETTERA AL PAPA PUBBLICATA A TRADIMENTO...


     
    Guarda la fotogallery

    1 - IL GIALLO DELLA LETTERA DEI CARDINALI AL SINODO

    G.G.V. per il “Corriere della Sera”

     

    angelo scola vescovo di milano x angelo scola vescovo di milano x

    «Cosa vuole che le dica, io non ho firmato niente». Il cardinale Angelo Scola allarga le braccia con l’aria desolata, «Ci stiamo confrontando con grande armonia e serenità, in un clima costruttivo: non ci sono partiti, al Sinodo». È solo il primo. Seguono le smentite dei cardinali Vingt-Trois, Piacenza, Erdo. Un giallo che sembra la versione sinodale di «Dieci piccoli indiani».

     

    Tutto nasce dalla pubblicazione, sul blog del vaticanista Sandro Magister, di una lettera firmata (in teoria) da tredici cardinali e indirizzata al Papa. Un testo «tradotto dall’originale inglese» che il cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia, avrebbe consegnato al Papa prima del Sinodo.

    Sandro Magister Sandro Magister

     

    La lettera critica sia l’ Instrumentum laboris , cioè il testo di lavoro dell’assemblea («non può adeguatamente servire da testo guida o fondamento di un documento finale») sia il nuovo metodo scelto per il Sinodo, l’idea di dare più spazio all’approfondimento nei circoli «minori» divisi per lingua. Tra le righe, l’accusa è dura: le «nuove procedure» avrebbero «un’influenza eccessiva sulle deliberazioni» e insomma si vorrebbe orientare i lavori.

     

    Nella lettera si contestava anche il fatto che la commissione per la relazione finale non venisse eletta (cosa peraltro mai avvenuta) ma fosse stata nominata: dal Papa. Le firme che appaiono sono quelle dei cosiddetti «conservatori» che temono aperture. E i nomi, nel frattempo passati da tredici a nove, sono importanti: ci sarebbero tra gli altri cardinali di Curia come Muller e Sarah, Caffarra di Bologna, Dolan di New York e il sudafricano Napier.

     

    GERHARD MULLER GERHARD MULLER

    Di certo c’è Pell: «Il documento esiste», spiega entrando al Sinodo. Poi fa sapere che però «la lettera privata doveva rimanere tale» e che ci sono «errori sia nel contenuto che nella lista dei firmatari».

     

    Che ci fosse qualcosa del genere, del resto, si sapeva da una settimana. Martedì, nel secondo giorno del Sinodo, Francesco era intervenuto fuori programma per confermare le procedure e mettere in guardia i cardinali dalla tentazione di cedere a una «ermeneutica cospirativa»: quella «sociologicamente più debole» e «teologicamente più divisiva» Niente sindrome del complotto, insomma. Quindi aveva chiarito che il testo base del quale si discute è solo l’Instrumentum laboris , fondato sulla relazione finale del 2014, e che gli unici documenti ufficiali sono quella relazione e i suoi due discorsi. Punto.

    IL CARDINALE GEORGE PELL IL CARDINALE GEORGE PELL

     

    Una risposta evidente alla lettera che qualcuno ha poi deciso di rendere pubblica una settimana più tardi. Il Papa, d’altra parte, aveva rassicurato i conservatori chiarendo che «la dottrina cattolica sul matrimonio non è stata modificata» né «messa in questione», e invitato a «tenere presente l’ampiezza» dei problemi senza parlare solo di divorziati e risposati. E pensare che l’aveva detto dal primo giorno: «Il Sinodo non è un parlamento».

     

    2 - «EPISODIO GRAVE, È UN NUOVO VATILEAKS CHI HA DIFFUSO IL TESTO VUOLE DIVIDERCI»

    Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera”

     

    «Una lettera privata che appartiene al Papa! Com’è possibile che sia stata pubblicata?». Il cardinale Gerhard Ludwig Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, sta in piedi davanti al portone di ferro a cuspidi del Sant’Uffizio, un metro e novanta abbondanti di indignazione, più ancora che irritazione. A San Pietro è il crepuscolo, i padri sinodali sfilano nella penombra.

     

    Eminenza, l’ha firmata anche lei?

    IL CARDINALE DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK IL CARDINALE DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK

    «Guardi, io non dico se ho firmato o no. Lo scandalo è che si renda pubblica una missiva privata del Pontefice. Questo è un nuovo Vatileaks: gli atti privati del Papa sono proprietà privata del Papa e di nessun altro. Nessuno può pubblicarla, non so come sia potuto accadere. È chi lo ha fatto a doversi giustificare».

     

    Perché è stata fatta uscire?

    «L’intenzione di chi ha voluto questa pubblicazione è seminare liti, creare tensioni. Mi pare chiaro».

     

    Francesco, in aula, aveva chiesto ai padri di «non cedere» ad una «ermeneutica cospirativa».

    «Io penso parlasse di chi sostiene che nella Curia Romana ci sia una opposizione contro il Papa. Quelli che dicono e scrivono che ci sono i lupi, che Francesco è circondato da lupi. È una espressione offensiva e criminale. Io non sono un lupo contro il Papa. Conosco chi è il Papa e ciò che significa il primato mille volte più di chi dice queste cose. Come prefetto della Congregazione, sono il primo collaboratore del Santo Padre, non solo io ma tutti coloro che ne fanno parte. E non lascio che si metta in dubbio la mia obbedienza e il mio servire il Papa e la Chiesa».

     

    SINODO DEI VESCOVI SINODO DEI VESCOVI

    Ma quale sarebbe, in questo caso, la cospirazione?

    «Dire: noi siamo amici del Papa e quelli là sono i nemici! Questa è l’ermeneutica cospirativa. Non conosco nessuno, qui, che sia contro il Papa».

     

    Non è un mistero che nel Sinodo ci siano state obiezioni al metodo, il timore che l’esito fosse prefigurato...

    «Da sempre il Sinodo discute di come migliorare le procedure, tutti hanno la libertà di dire la loro opinione su questo: il regolamento è umano, non una legge divina!».

     

    I «circoli minori» aiutano l’approfondimento?

    «Direi di sì. Ognuno ha la libertà di esprimersi più diffusamente. In aula c’erano solo tre minuti per ogni intervento e una sintesi di tutti gli aspetti non si può fare».

     

    BERGOGLIO E GLI ESERCIZI SPIRITUALI INSIEME AI CARDINALI BERGOGLIO E GLI ESERCIZI SPIRITUALI INSIEME AI CARDINALI

    Tensioni?

    «C’era tensione tra la dottrina e l’approccio pastorale, ma è il compito del Sinodo vedere questi due aspetti insieme. Ogni vescovo cattolico, nella sua persona, è maestro della fede e anche pastore del gregge».

     

    Ma come si conciliano dottrina e misericordia?

    «L’ortodossia deve realizzarsi nella pastorale, ma non c’è una pastorale sana senza dottrina: che è l’insegnamento di Gesù, non una dottrina accademica di teologi. Non è possibile che tutto sia rappresentato come un confronto tra quelli che dicono “siamo più liberali” e trovano l’applauso della gente, e quelli che invece devono difendere la dottrina rivelata da Gesù e sono i cattivi, i “conservatori”!».

     

    IL PAPA BERGOGLIO IN PULLMAN CON I CARDINALI IL PAPA BERGOGLIO IN PULLMAN CON I CARDINALI

    E allora?

    «Crediamo in un solo Dio, non può esserci contrasto. Non è che ce ne sia uno del Decalogo e l’altro della misericordia. E il Vangelo esige anche la conversione della nostra vita. La porta è stretta».

     

    Come si fa, ad esempio, con i divorziati e risposati?

    «Le persone soffrono perché i loro matrimoni sono rotti, non perché non possano fare la comunione. Per noi il centro dell’Eucaristia è la consacrazione, ogni cristiano ha il dovere di venire a messa ma non di fare la comunione. Concentrarsi solo su un punto non risolve niente».

     

    E le situazioni concrete?

    «Si può discutere sulle condizioni dei singoli casi ma un regolamento generale non è possibile. Il matrimonio è un sacramento e la Chiesa non ha autorità su un sacramento».

     

    Come finirà?

    «Penso si arriverà a una buona sintesi».

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport