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Giordano Stabile per la Stampa
L’ accordo Russia-Israele, raggiunto nel colloquio fra il presidente Vladimir Putin e il premier Benjamin Netanyahu il 9 maggio a Mosca, ha il primo effetto sul terreno in Siria.
Le milizie sciite appoggiate dall’Iran, a cominciare da Hezbollah, si ritireranno da tutta l’area a ridosso del Golan, e verrà a crearsi così una zona cuscinetto «senza presenza militare iraniana», la principale richiesta israeliana per futuri assetti in Siria.
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Segno che l’intesa di Mosca regge e si allarga la divergenza strategica i russi e gli iraniani sul teatro siriano. Putin guarda già oltre le prossime battaglie, vuole un accordo di pace che accontenti anche lo Stato ebraico e dia alla Russia la statura di «onesto mediatore» negli affari mediorientali.
L’accordo è stato confermato anche dall’opposizione siriana, attraverso l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha notato attraverso la sua rete di informatori i preparativi per il ritiro delle milizie nelle province di Quneitra e Daraa.
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Fonti vicine a Hezbollah hanno invece smentito, mentre il governo siriano fino a ieri sera non aveva commentato. Ma in realtà il presidente Bashar al-Assad, dopo molte resistenze, avrebbe accettato la proposta russa.
La zona cuscinetto sarà probabilmente profonda 60 chilometri, come chiesto l’anno scorso dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. I dettagli sono stati discussi ieri a Mosca dai ministri della Difesa russo e israeliano, Sergei Shoigu e Avigdor Lieberman, che ha detto di apprezzare «la comprensione della Russia per le nostre preoccupazioni per la sicurezza, in particolare al confine Nord».
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Netanyahu aveva espresso le sue richieste a Putin nel lungo colloquio il 9 maggio scorso a Mosca, in occasione delle celebrazioni della vittoria russa contro la Germania nazista. Putin aveva dichiarata qualche giorno dopo che le «forze militari straniere» avrebbero dovuto ritirarsi dalla Siria una volta sconfitte le formazioni terroristiche.
L’Iran aveva protestato e ribattuto che i suoi consiglieri militari sono in Siria su richiesta del governo siriano. Putin e Netanyahu si sono parlati di nuovo ieri al telefono «come follow-up dei colloqui del 9 maggio» e hanno discusso «alcuni aspetti dell’accordo di pace siriano».
SIRIA RUSSIA
Due giorni fa Netanyahu aveva ribadito che in Siria non doveva esserci posto per la «presenza militare iraniana, in alcun luogo». Ma sembra aver accettato il compromesso. Assad ha ottenuto in cambio il via libera da Mosca per la riconquista della provincia di Daraa.
Se ci sarà un’offensiva sarà condotta però con sole forze militari siriane, senza milizie straniere. Il principale obiettivo è riaprire il valico di frontiera che porta ad Amman, in modo da ripristinare il collegamento autostradale fra la capitale siriana e quella giordana.
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Prima ci sarà una mediazione russa con i ribelli di Jaysh al-Khor, l’Esercito libero siriano. Mosca offre, come già nella Ghouta, il trasferimento di combattenti e famiglie nel Nord della Siria, sotto protezione turca. In cambio i ribelli dovranno consegnare le armi pesanti. La polizia militare russa sorveglierà i punti di accesso all’area, in particolare quelli più vicini alla Giordania e a Israele.
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