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    “SISTEMA-ROMEO”: 22 CAPI DI IMPUTAZIONE AZZERATI DALLA CASSAZIONE,RAFFICA DI RICHIESTE DI RISARCIMENTO PER L'INCHIESTA “GLOBAL SERVICE” - 45 INDAGATI PER LA MORTE DEL 14ENNE UCCISO DAI CALCINACCI


     
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    1. LA PAURA FA 45

    salvatore giordano salvatore giordano

    Se non è un record, poco ci manca: la Procura di Napoli, sotto la pressione di un'intera città sgomenta in cerca di giustizia, ha notificato 45 avvisi di garanzia per il crollo del cornicione che ha ucciso il 14enne Salvatore Giordano all'ingresso della Galleria Umberto. Nel registro degli indagati sono finiti dirigenti e funzionari comunali e i condomini dell'ala dell'edificio dove si è verificato il cedimento. Sono accusati di omicidio colposo e crollo colposo.

     

    2. DUE PER UNO

    Per uno che vince le elezioni, un altro resta fuori. Ce l'ha fatta a entrare al Csm il pm Antonello Ardituro, sostituto procuratore della Dda di Napoli titolare del processo per camorra a Nick 'o mericano e autore del pentimento del boss Antonio Iovine. Non ce l'ha fatta, invece, un altro sostituto procuratore antimafia di Napoli, Sergio Amato, responsabile della pubblica accusa nel processo-flop al superpoliziotto Vittorio Pisani.

     

    3. GLOBAL SERVICE VIA ALLE RICHIESTE DI RISARCIMENTO

    Viviana Lanza per “Il Mattino

     

    ANTONELLO ARDITURO ANTONELLO ARDITURO

    I toni adesso sono più pacati. La tensione, rispetto ai giorni che seguirono gli arresti e a quelli che fecero seguito alla sentenza di primo grado, sono diversi. Al tempo, ognuna delle parti sosteneva la propria tesi con convinzione tale da spingersi anche a repliche a muso duro. Come quelle a margine del verdetto di primo grado con rito abbreviato tra il giudice che definì l'inchiesta «chimerica» e i pm che replicarono parlando di «errori pacchiani».

     

    Oggi, all'indomani della sentenza della Cassazione che nell'ambito del processo sulle presunte irregolarità nella vicenda Global service ha annullato senza rinvio le condanne e ha respinto perché inammissibile il ricorso della Procura generale contro le assoluzioni già definite in appello, c'è un'aria diversa.

     

    Più moderata, di pacata soddisfazione. Sulle assoluzioni rese definite dalla Suprema Corte gli imputati stendono il loro velo di amarezza. Chi era assessore dovette dimettersi, gli imprenditori subirono le ripercussioni che sulla vita delle aziende ebbero gli effetti dell'inchiesta, qualche consulente fermò lì la sua carriera scegliendo di anticipare il pensionamento.

     

    Antonio Iovine Antonio Iovine

    E poi il ricordo delle manette ai polsi, delle accuse gravi, del peso dei giudizi basati sul sospetto che anticipavano le pronunce dei giudici veri. Chiederanno un risarcimento per ingiusta detenzione, gli imputati oggi assolti ma nel 2008 destinatari dei provvedimenti restrittivi emessi in via cautelare dai magistrati che indagarono sui rapporti tra politici e imprenditori in relazione agli appalti di Comune e Provincia per la manutenzione delle strade, arredo urbano e mense scolastiche, e in particolare sull'appalto mai bandito per l'affare Global service, 400 milioni di euro per la manutenzione delle strade cittadine dietro il quale, secondo le accuse, si sarebbe allungata l'ombra di quello che fu definito «sistema Romeo».

     

    Oggi, alla luce delle sentenze che nel corso dei vari gradi di giudizio hanno puntellato, demolendolo gradualmente, l'impianto accusatorio, quegli arresti hanno un sapore più amaro. Se dovesse essere riconosciuta l'ingiusta detenzione e quindi un risarcimento per il danno patito - il coro degli imputati assolti è unanime - non sarà che un risarcimento puramente simbolico perché «nulla potrà ripagare le sofferenze e le conseguenze di quella vicenda».

    NICOLA COSENTINO jpeg NICOLA COSENTINO jpeg

     

    Ora si attende di conoscere le esatte ragioni della pronuncia con il deposito delle motivazioni della sentenza firmata mercoledì dalla sesta sezione della Corte di Cassazione (presidente Milo, relatore Petruzzellis).

     

    Un verdetto destinato a fare storia: più di venti capi di imputazione annullati senza rinvio perché «il fatto non sussiste», la formula più ampia per azzerare le accuse che avevano trascinato a giudizio e portato alla condanna l'imprenditore Alfredo Romeo, Mario Mautone, ex provveditore alle Opere pubbliche della Campania e del Molise e Antonio Pugliese, ex vice presidente della Provincia, oggi tutti assolti in via definitiva.

     

    Come Paola Grittani, collaboratrice di Romeo, il professor Guido Russo, docente universitario, i quattro ex assessori della giunta lervolino: Felice Laudadio (Edilizia), Ferdinando Di Mezza (con deleghe al Patrimonio e alla Manutenzione degli immobili), Giuseppe Gambale (Istruzione), Enrico Cardillo (Bilancio, fino alle dimissioni del 28 novembre 2008).

    ALFREDO ROMEO ALFREDO ROMEO

     

    vesuviosegreto@gmail.com

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