Massimiliano Castellani per “Avvenire”
NAZIONALE SUORE SUOR ANNIKA FABBIAN
Sister Act, in versione italica, adesso danza su un campo di calcio. «Non fate le zitellone!», è stato il messaggio affettuoso, rivolto con il sorriso, da papa Francesco l'ottobre scorso alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Il Santo Padre ha chiesto espressamente alle amate sorelle, e alle suore di ogni congregazione, di aprirsi al mondo, di non comportarsi mai da "bigottone".
Messaggio pienamente ricevuto dalla Sister Football Team, la prima Nazionale al mondo composta interamente da suore e religiose. Un'idea illuminante, balenata nei mesi bui della pandemia alla fervida mente di Moreno Buccianti, ex calciatore e già fondatore, nel 2005, della Seleçao dei sacerdoti.
«Un'esperienza davvero fatta sul campo quella con la Nazionale sacerdoti, con 500 partite di beneficenza e progetti solidali anche internazionali, come quello unico e irripetibile per i bambini di Betlemme: la prima amichevole di una selezione cristiana contro la nazionale palestinese di calcio». Era l'anno di grazia 2010, lo stesso in cui Buccianti su un campo di Ostia incontrò per la prima volta suor Daniela Cancilia: «Mi aveva impressionato per la sua facilità di palleggio, una calciatrice nata».
NAZIONALE SUORE BUCCIANTI PAPA FRANCESCO
Ora, i tre mesi di scouting per creare la nuova Nazionale italiana suore portano la firma proprio di suor Daniela e suor Ornella Maggioni che confessa: «Ho subito sposato il progetto di Moreno, anche perché è un'opportunità unica per creare dei momenti di incontro tra suore e religiose sparse in tutta Italia».
Il ct Buccianti, che è anche il patron e responsabile della comunicazione della Sister Footbal Team, incassa la fiducia e racconta gli inizi di questa nuova avventura, sulle vie, anzi i campi, altrettanto infiniti ed universali del pallone. «Il nostro debutto è stato a giugno. Ad accoglierci a Roma, alla So.Spe c'era suor Paola D'Auria, tifosissima della Lazio, che ha tenuto a battesimo la Nazionale suore ospitando le mie convocate nella foresteria della casa famiglia. E la prima amichevole l'abbiamo disputata contro una formazione di madri, vittime di violenza, ospiti della So.Spe».
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Con le maglie della la S.S Lazio messe a disposizione dal club del presidente Claudio Lotito («grande tifoso della prima ora della Sister Team e che attraverso la preziosa mediazione all'interno del suo club della dott.ssa Annamaria Nastri ha concesso l'affiliazione della nostra Nazionale ») sono scese in campo: suor Daniela Cancilla (Gubbio), suor Annika Fabbian ( Vicenza), suor Marta Ronzani (Roma), suor Francesca Avanzo e suor Gilberta Ugeito (San Giovanni Valdarno), suor Silvia Carboni (Cagliari), suor Marianna Segneri (Roma), suor Celeste Berardi (Roma) suor Regina Muscat (Roma), suor Livia Angelilli (Roma) e le due romene, suor Emilia Jitaru e suor Corneli Magbici (Roma).
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E le convocate al secondo raduno sono aumentate numericamente, per partecipare, lo scorso 25 novembre al quadrangolare "Un pallone, un sorriso", organizzato in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Al PalaDesio le Sisters in quell'occasione si sono confrontate in partite di calcio a 5 contro una formazione di artisti della tv, una selezione femminile del Vaticano e la squadra delle "Farfalle", le ragazze della Nazionale della ginnastica ritmica allenate dal ct Emanuela Maccarani, per un derby tutto in famiglia, è la moglie di mister Buccianti.
«Il torneo l'ha vinto la squadra del Vaticano che ha alle spalle l'esperienza e anche delle qualità tecniche al momento superiori alle nostre sorelle », spiega il ct della Nazionale suore che ad oggi può contare su 18 sorelle d'Italia. Ma ci sono alcune che stanno facendo "pressing" per ottenere il benestare dalle rispettive madri superiori e rispondere alle imminenti convocazioni.
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Non vede l'ora che arrivi la prossima «chiamata calcistica», la "veterana", classe 1974, della Sister Team, suor Silvia Carboni. È l'unica tra le sue consorelle a non svolgere l'attività di insegnante, ma quella sociale in una casa famiglia dei somaschi di Cagliari. «Sono nata ad Assemini, prima che lì sorgesse il centro sportivo del Cagliari, squadra di cui sono tifosissima, così come sono molto amica della famiglia del presidente Giulini - dice suor Silvia -. Il calcio è sempre stata la mia passione, non assecondata in famiglia: i miei preferivano che facessi tennis, ma poi al villaggio turistico di nascosto giocavo tutta l'estate a pallone con i maschietti, e crescendo ho organizzato il primo torneo universitario di calcio a 11 con il Cus Cagliari».
Suor Silvia, la "regista" della Nazionale delle suore non ha mai smesso di giocare e soprattutto di far giocare a calcio: «Il pallone è da sempre presente nella mia casa famiglia e proprio oggi porterò 40 seminaristi della Sardegna a disputare un torneo nel carcere minorile di Cagliari, dove da tempo abbiamo sperimentato il grande potere di inclusione che il calcio ha con i giovani detenuti».
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Suor Annika Fabbian, la vicentina punta di diamante della Nazionale, che vanta trascorsi di tutto rispetto nel calcio a 5, è entusiasta: il suo sogno di ragazzina continua grazie a questa Nazionale in cui «fin dal primo incontro è come se ci conoscessimo da sempre.
E questo è lo spirito di una "Chiesa Madre", in cui, sulla linea di papa Francesco, non esistono diffidenze tra le diverse congregazioni da cui proveniamo, ma solo una gran voglia di condividere e nel nostro caso di fare spogliatoio ». Una squadra amata sui social dai tifosi della Sister Team che la sostengono e chiedono l'amicizia alle sorelle d'Italia del pallone. «La speranza è che diventiamo sempre di più - dice suor Silvia - . La novizia, suor Francesca Avanzo, detta "Cica", è la dimostrazione di madri superiori illuminate che hanno compreso che noi come gli apostoli non lasciamo il nostro lavoro per seguire Gesù, ma semplicemente continuiamo a farlo in un'altra maniera.
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Essere suore, e anche calciatrici in maglietta e calzoncini, vuol dire non rinnegare noi stesse: dietro l'abito si rimane sempre donne con le proprie passioni e la nostra consacrazione non viene mai meno se usiamo il calcio come strumento per aprire un dialogo con il mondo e abbattere quei muri pregiudiziali che spesso lo limitano». E anche questa "tattica", è in perfetta sintonia con lo spirito calciofilo di papa Francesco che a Buccianti di recente ha inviato una lettera in cui esprimeva tutto il suo favore per l'attività solidale svolta con la Seleçao dei sacerdoti.
«Quel messaggio del Papa lo considero il passaporto per continuare, anche con la Nazionale italiana suore, a portare il nostro sostegno, morale ed economico dove serve», sottolinea il ct che nel 2018 in piazza San Pietro era riuscito ad organizzare il primo e unico campionato europeo per nazionali di sacerdoti. «Sulla scia di quella rassegna scrissi al Presidente del Pontificio consiglio della cultura e dello sport, il cardinale Gianfranco Ravasi, per proporgli l'idea di un mondiale interreligioso e so che la cosa gli piacque, ma poi non riuscimmo a realizzarlo».
Ora, dopo aver ricevuto dal prof. Franco Ascani la "Ghirlanda d'Honneur" per «le attività solidali svolte attraverso il calcio », con tanto di encomio del presidente del Coni Giovanni Malagò e del n.1 della Federcalcio Gabriele Gravina, Buccianti ci riprova: «Sogno un Mondiale in Vaticano per sole nazionali di suore».
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L'anno che verrà potrebbe essere quello giusto per coronare anche questo sogno. Intanto il prossimo raduno della Nazionale dovrebbe tenersi tra Roma, alla So.Spe di suor Paola, e Genova, con l'appoggio di don Roberto Fischer, ex dj, direttore diocesano e presidente della web radio "Fra' Le Note". «Don Roberto - conclude il ct Buccianti - è un sacerdote che conosce bene i protagonisti del grande calcio e potrebbe darci una mano a far crescere la nostra Nazionale suore». Sister act continua, sempre su un campo di pallone