DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
Alzi la mano chi non ne ha mai sofferto. Ché fuori ci sono trentacinque gradi, sudi pure di notte e alla fine ti ritrovi lì, con la sciarpina a inizio luglio e la testa che, quando la pieghi, vedi le stelle. Il torcicollo è diventato un male di stagione.
Nel senso che ora, che è estate, ce lo stiamo beccando tutti. Un po' come il covid, solo che lui (almeno) non è contagioso. Ti alzi con quel "dolorino sospetto", magari all'inizio neanche ci fai caso, e a ora di sera hai la schiena inchiodata che manco una statua di Michelangelo.
Colpi di frusta, cervicali, stress: ma l'imputata principale rimane l'aria condizionata che in ufficio non la puoi spegnere, sul tram figurati e a casa, oramai, è fissa. Anche perché ad aprire le finestre sembra di stare all'Equatore. Epperò «gli "acciacchi", chiamiamoli così, prodotti dalle violenti escursioni termiche non sono solo legati al passaggio dal caldo al fresco, ma anche al fenomeno dell'evaporazione del sudore che è un meccanismo rinfrescante fisiologico», racconta Piero Barbanti, responsabile dell'Unità per la cura e la ricerca sulle cefalee e il dolore dell'Irccs San Raffaele.
Come a dire: quando entriamo accaldati in una camera col ventilatore acceso, la sorte la sfidiamo due volte. Perché «il raffreddamento repentino del muscolo ne prova la contrazione, a volte prolungata. E questo è alla base del torcicollo o del mal di schiena che sono in agguato, in estate, con i "colpi di aria", specie se condizionata. Non a caso gli atleti prima di cimentarsi nella propria prestazione effettuano il "riscaldamento muscolare" e terminato lo sforzo si coprono, qualunque sia la temperatura». Capito? Impariamo dagli sportivi, ché farci rovinare le ferie non ne vale proprio la pena.
RIMEDI
Che fare, allora? «Coprire la parte affetta con tessuti molto leggeri come la seta, in grado di garantire al contempo una sensazione di freschezza e di traspirabilità, che vogliono dire scambio termico verso l'esterno», continua l'esperto.
«In caso di contratture indotte da sbalzi termici, poi, possono essere indicati massaggilocali, shiatzu, oppure l'uso di sostanze canforate o balsamiche il cui effetto è un modesto incremento termico locale e quindi un migliorato afflusso di sangue e sostanze energetiche muscolari. Mentre nei casi più complessi può essere indicato l'utilizzo locale di radiofrequenze (in termini tecnici si chiama Tecar ed è un trattamento elettro-medicale, ndr), di ultrasuoni o trattamenti riabilitativi».
Dopodiché i consigli, quelli pratici, per prevenire le contratture muscolari dovute agli sbalzi termici sono i più classici rimedi della nonna. Però funzionano: meglio prediligere le fibre naturali come il cotone e il lino (che, essendo traspiranti, consentono di ridurre la sudorazione); optare per indumenti comodi e non aderenti (che hanno lo stesso effetto, cioè ci fanno sudare meno, ma minimizzano anche il rischio di evaporazione improvvisa) e asciugarsi questo benedetto sudore cambiando i vestiti che ne sono impregnati prima di entrare in una stanza con l'aria condizionata accesa. Fidatevi, correre il rischio è da grulli.
ARIA ARTIFICIALE
Anche perché poi ti viene quel mal di testa martellante, non bastasse il torcicollo, che è una scocciatura ulteriore. Dottor Barbanti, ma persino qui c'è un nesso con il condizionatore? « In realtà sì, ma non è legato alle contratture muscolari. La muscolatura della colonna cervicale non c'entra nulla.
D'altra parte, sia l'emicrania che la cefalea di tipo tensivo non dipendono dal grado di contrazione muscolare. È vero, invece, che attraverso le suture delle ossa del cranio emergono sottili filuzzi nervosi riconducibili al trigemino, fenomeno assimilabile al passaggio dei fili d'erba attraverso il manto stradale.
Queste terminazioni trigeminali sono per definizione ipersensibili nei soggetti emicranici e facilmente attivabili dagli sbalzi termici». Insomma, passa dalla cute: «Ai soggetti predisposti conviene indossare un cappello morbido e leggero sia quando sono esposti al caldo intenso che quando soggiornano al fresco dell'aria condizionata. Una volta acclimatatosi, però, possono ovviamente toglierlo senza alcun timore».
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