Flavio Vanetti per corriere.it
SOFIA GOGGIA CADUTA 2
All’improvviso, un altro muro da scavalcare. Di colpo ecco il buio di un nuovo infortunio da scacciare con la forza della sua tempra e del suo cuore. Sofia Goggia meno di 24 ore dopo il successo in discesa è caduta in curva, a circa 100 chilometri orari, nel superG di Cortina vinto da Elena Curtoni — ci scusi la bravissima valtellinese, ma ha scelto il giorno sbagliato per il secondo primo posto della carriera — e se non si è sfasciata è solo perché qualcuno ha implorato il destino di non essere troppo cattivo.
Ma il danno c’è, eccome. Giunta in elicottero a Milano, Sofia è stata visitata dal dottor Andrea Panzeri, coordinatore della commissione medica della Fisi. La risonanza magnetica e la Tac hanno confermato il trauma distorsivo del ginocchio sinistro, con una lesione parziale del legamento crociato già operato nel 2013, una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolo-tendinea. È una via di mezzo tra la speranza che si era accesa poco dopo il crash (Sofia s’è rialzata ed è scesa all’arrivo sciando) e l’immagine di un’ora dopo di lei che, zoppicando e sorretta, lasciava il parterre.
SOFIA GOGGIA CADUTA
All’epilogo di una domenica strana e dolce-amara per l’Italia (che saluta pure il quarto posto di Federica Brignone, nuova leader della classifica del superG monopolizzata dalle azzurre), c’è uno spiraglio per Goggia nella prospettiva dei Giochi di Pechino alle porte. Non sono cancellati dall’orizzonte della campionessa — ecco il bicchiere mezzo pieno —, ma si sono trasformati nel traguardo di un’ennesima sfida: tentare di rimettersi in sesto per riconquistare, il 15 febbraio, l’oro della discesa. Nulla di più: il superG di quattro giorni prima è già depennato.
SOFIA GOGGIA CADUTA
E il ruolo da alfiere nella cerimonia inaugurale? Diventa problematico, la questione andrà affrontata assieme al Coni. Ma la priorità adesso è un’altra e Goggia l’ha spiegato nel breve commento dopo il verdetto degli esami: «Mi dispiace, è uno stop che non ci voleva in un momento tanto importante. Però già dalle prossime ore comincerò la fisioterapia per cercare di difendere il titolo olimpico nella disciplina che più amo». E, al lunedì, il post social apparentemente sereno: «Se questo è il piano che Dio ha per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo», anche se uno dei due cuori che lo accompagnano è infranto, spezzato.
Sull’Olympia delle Tofane l’ha tradita di nuovo la sua foga agonistica. Sofia è fatta così, prendere o lasciare: quando si apre il cancelletto, lei vede rosso e carica, cerca linee precluse alle altre. Non mancheranno le critiche, c’è chi ha tirato il freno e non ha preso rischi, Shiffrin in primis. Ma questo non è contemplato dalla filosofia della ragazza di Bergamo: di sicuro è un «limite» che non ha corretto, tra tonfi e trionfi. Ma è anche ciò che le permette di fare la differenza.
sofia goggia
Nei prossimi giorni Sofia è chiamata a un altro miracolo, come quello che nel 2019 — reduce dall’infortunio a un malleolo — le permise di andare in extremis a Aare e di vincere l’argento iridato in superG. Oppure come quello che un anno fa, dopo essersi «fumata» il Mondiale di Cortina a causa della rocambolesca caduta (fuori gara) di Garmisch, la mise nelle condizioni di difendere il primato nella classifica della discesa alle finali di Lenzerheide. Poi non si corse a causa del meteo impossibile, ma lei era pronta.
sofia goggia
Sofia ama la velocità, sia nel bastonare le rivali sia nei recuperi dagli infortuni: in tre giorni — storia della scorsa settimana — ha aggiustato, con terapie, palestre e sacrifici, il corpo segnato dal ruzzolone di Zauchensee, tanto simile nella dinamica anche se questo di Cortina è sembrato più brutto perché si è vista una sforbiciata e le gambe si sono divaricate sottoponendo le ginocchia a sollecitazioni pazzesche. Ora a Sofia dei cerotti serve un’altra rincorsa contro il tempo, remando controcorrente: solo lei può farcela.
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