Nando Pagnoncelli per corriere.it - Estratti
Il vento della riconquista, auspicato dal centrosinistra, in Abruzzo non ha soffiato.
ELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE
(...)
L’analisi del voto, consegnataci dall’Istituto Cattaneo, segna sostanzialmente un fenomeno contrario: il centrodestra, citiamo, si consolida grazie ad un astensionismo relativamente basso tra i suoi elettori e al recupero soprattutto da elettori del cosiddetto Terzo polo; il centrosinistra (o, meglio, il campo «larghissimo») soffre di fuoruscite più consistenti verso l’astensione (gli elettori pentastellati più degli altri non sono andati a votare) o di flussi verso il centrodestra da parte degli elettori dell’area Azione/Italia viva, che per oltre il 40% (dati relativi alla città di Pescara) hanno scelto Marsilio.
CARLO CALENDA E MATTEO RENZI
Gli italiani, anche in questo caso, hanno guardato con un’apprezzabile attenzione questa competizione: quasi due terzi hanno seguito i risultati. E gli aspetti che più hanno colpito sono proprio quelli che erano al centro dei commenti: la contrazione della partecipazione (contro l’idea di una mobilitazione degli elettori del campo largo), e la larga vittoria del centrodestra nonostante le previsioni di un testa a testa e la presenza di un’opposizione unita.
La vittoria di Marsilio, appare come il frutto di successi articolati, sia di Fratelli d’Italia, partito di cui il presidente dell’Abruzzo è uno storico esponente, come sostiene il 27% dei nostri intervistati, sia della coalizione di centrodestra nel suo complesso, come pensa il 22%, mentre il 16% lo legge come un successo personale del candidato.
CONTE SCHLEIN
La sconfitta delle opposizioni è letta come una battuta di arresto della strategia del campo largo, che sembra non essere competitivo con la coalizione avversaria (37%), mentre 21% lo relega a una sconfitta locale e solo 9% lo pensa frutto della debolezza del candidato. È interessante rilevare che tra gli elettori Pd e pentastellati prevale l’idea che sia un fenomeno locale, ma una quota non irrilevante (30% nel Pd, 26% tra i pentastellati) lo legge come uno stop alla strategia del campo largo.
Le conseguenze delle elezioni abruzzesi, a parere degli italiani, saranno tutto sommato non irrilevanti sulle elezioni europee, lo pensa il 42% segnando il percorso indicato dalla consultazione di domenica: tenderanno a favorire il centrodestra e FdI in particolare, a penalizzare le opposizioni e il Movimento 5 Stelle in particolare. Da sottolineare che l’idea di una possibile sofferenza del Movimento è più elevata proprio tra gli elettori pentastellati (e, specularmente, l’ipotesi di un successo di FdI è più elevata tra gli elettori di questa formazione). Meno nette le ricadute sul governo, ma sicuramente in qualche modo positive: 19% ritiene che avranno effetti consistenti in questo senso, 22% pensa che l’effetto sarà meno consistente e di breve periodo, ma che comunque favorirà l’esecutivo. Infine, 29% ritiene che non ci saranno ricadute di sorta.
MARCO MARSILIO
L’alleanza di campo largo (o larghissimo) subisce indubbiamente una battuta d’arresto, ma non sembra una pratica archiviata: solo 13% la dà infatti per finita (quasi nessuno nel Pd e l’8% dei pentastellati), 32% vede un segnale d’arresto ma non esclude che possa essere ripresa in futuro (rispettivamente 46% e 40% tra elettori Pd e M5S) e 21% non vede incrinature in un progetto ritenuto indispensabile se si vogliono far vincere le opposizioni (42% tra gli elettori Pd, 35% tra i pentastellati).
Insomma, le elezioni abruzzesi segnano un punto per il centrodestra, pur determinando un riassetto tra Lega e Forza Italia, e un segnale chiaro di difficoltà per l’opposizione. Ma staremo a vedere: tra meno di un mese si vota in Basilicata, e potrebbe ancora una volta spirare un qualche diverso vento.
CONTE SCHLEIN