1 - BORIS 2 LA VENDETTA PER TRUSS PENSIONE DA 115 MILA STERLINE INSORGE L'OPPOSIZIONE: "È GROTTESCO"
Alessandra Rizzo per “la Stampa”
LIZ TRUSS BORIS JOHNSON
A volte ritornano, e questa volta a tornare potrebbe essere Boris Johnson, l'ex premier travolto dal partygate e costretto a dimissioni ingloriose appena tre mesi fa. Sembra fantapolitica, eppure la disastrosa esperienza di Liz Truss offre a BoJo una seconda chance, e potrebbe spalancargli nuovamente le porte di Downing Street.
La prospettiva reale, forse addirittura probabile, del ritorno di un personaggio tanto controverso già spacca il Partito Conservatore nei due campi pro e contro, tra chi pensa che sia l'unico in grado di salvare i Tory e chi vuole fermarlo a ogni costo.
RISHI SUNAK BORIS JOHNSON
In mezzo c'è lui, Alexander Boris de Pfeffel Johnson, 58 anni, colto dalla crisi durante una vacanza ai Caraibi. Non ha ancora sciolto la riserva, cioè non ha confermato se intenda o meno correre per la guida del partito, e quindi del governo, ma ha già ricevuto il sostegno di molti. Avrebbe detto ad un alleato di essere pronto alla sfida, ed è atteso a Londra nelle prossime ore.
Secondo le regole del partito, chiunque voglia candidarsi deve guadagnarsi il sostegno di almeno 100 deputati. Una soglia alta, secondo alcuni decisa proprio per scongiurare l'ipotesi Boris. Per ora è una corsa a tre: Penny Mordaunt, l'unica che abbia finora dichiarato la candidatura, ex ministra della Difesa, riservista e leader della Camera dei Comuni; Rishi Sunak, ex cancelliere dello Scacchiere e finalista sconfitto da Truss all'ultimo giro, che sarà il candidato dell'ala moderata; e, appunto, Johnson, che è in testa nelle preferenze e ha ricevuto il sostegno di Ben Wallace, ministro della Difesa amato dalla base, che si è però tirato fuori. «Sono orientato su Johnson», ha detto. Se davvero entrerà in campo, Boris intercetterà il voto dell'ala più conservatrice.
penny mordaunt.
Le preferenze si devono dichiarare entro lunedì. I due candidati con il maggior numero di preferenze andranno al voto tra gli iscritti al partito. Il vincitore, o la vincitrice, verrà annunciato venerdì prossimo e succederà a Truss.
Johnson, costretto a dimettersi a luglio e rimasto in carica fino all'insediamento di Truss, non ha mai nascosto il suo risentimento per essere stato defenestrato in seguito agli scandali del Partygate, i festini proibiti del governo durante il lockdown. Rivendica di aver portato a termine la Brexit, di aver gestito con successo la campagna vaccinale contro il Covid, e di aver guidato il fronte occidentale contro Putin.
Quando si è congedato dai Comuni, ha parlato di «missione per lo più compiuta, per ora» e ha salutato con una citazione da Terminator, un irrituale «Hasta la vista, baby»: non esattamente un addio.
LIZ TRUSS DIMISSIONI
La campagna "Bring Back Boris", riportiamo Boris a Downing Street, è già partita. Per i suoi sostenitori, l'ex premier ed ex sindaco di Londra è l'unico in grado di evitare una disfatta elettorale alle prossime elezioni, nel 2024, che secondo i sondaggi potrebbe essere paragonabile a quella del 1997 contro il Labour di Blair.
E ai laburisti che chiedono elezioni anticipate a fronte della crisi politica ricordano che Johnson un voto lo ha già vinto. «C'è un solo deputato che abbia ricevuto un mandato dal popolo britannico e vinto le elezioni solo tre anni fa», ha detto la deputata Nadine Dorries: «È un vincitore, e al partito, per sopravvivere, serve un vincitore».
il pollo al curry che somiglia a boris johnson
Ma per altri Tory, Johnson è ormai «tossico». Alcuni deputati sono pronti ad abbandonare il partito in caso di un suo ritorno. E se resta popolare tra la base Tory, non è detto che lo sia tra l'elettorato in generale, che non dimentica che bugie del partygate. «C'è un motivo se la sua premiership è finita, c'erano serie questioni di credibilità, competenza ed etica», ha detto il deputato Robert Jenrick, che pure ha fatto parte del governo di Johnson. «Davvero il partito vuole tornare a tutto questo?». Tra una settimana al massimo avremo la risposta.
2 - BORIS, LA VENDETTA. MA PUÒ FARCELA?
Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
È Boris l'uomo da battere. Le chance di un ritorno di Johnson a Downing Street crescono di ora in ora e i suoi avversari si stanno mobilitando per fermarlo: ma la dinamica in corso punta in una sola direzione, ossia l'incredibile resurrezione politica del primo ministro che era stato costretto a dimettersi solo tre mesi e mezzo fa. […]
jacob rees mogg con boris johnson
Al momento delle dimissioni di Liz Truss, giovedì, il favorito a succederle sembrava Sunak: ma ora che Boris si è gettato nell'arena, tutto è cambiato in maniera rapidissima. Johnson era in vacanza ai Caraibi ma sarebbe già sulla via del ritorno: e intanto ha cominciato a coordinare le sue truppe, utilizzando perfino il vecchio telefonino che aveva dovuto abbandonare dopo che il numero era stato pubblicato online.
Antichi alleati, finanziatori, membri della squadra elettorale che lo aveva affiancato nel voto del 2019: il team Boris ha subito preso corpo, coordinato da Jacob Rees-Mogg, il ministro del Business. Perfino il governo ucraino ha lanciato un tweet a suo favore (poi cancellato), grato dell'inossidabile sostegno di Johnson alla causa di Kiev.
rishi sunak e boris johnson
Il punto di forza della campagna di Boris è che lui è l'unico ad avere un vero mandato popolare, avendo stravinto le elezioni di tre anni fa, e dunque può ignorare la richiesta dei laburisti di andare al voto anticipato. In più, lui si presenta come il candidato in grado di risollevare le sorti dei conservatori, mandati a picco nei sondaggi da Liz Truss: solo Johnson è capace di tenere insieme quella coalizione di borghesi di destra e classe operaia ex laburista che ha garantito la vittoria della Brexit e il trionfo dei Tories nel 2019.
Già quell'anno, alle elezioni europee, i conservatori erano scesi al minimo storico, portando a casa solo il 9% dei consensi: dopo aver contemplato l'annientamento, si erano affidati a Boris, che li aveva trascinati in pochi mesi al più grande trionfo dai tempi di Margaret Thatcher.
jacob rees mogg
Ma Johnson resta una figura che divide, anche all'interno dei conservatori. Diversi parlamentari hanno detto che sarebbero pronti ad abbandonare il partito se Boris tornasse premier: i suoi detrattori sottolineano che è ormai percepito come un mentitore inaffidabile dall'opinione pubblica e che non è più così sicuro che lui sia un vero asso acchiappavoti. In più, i mercati hanno già cominciato a reagire con nervosismo, con la sterlina in ribasso e lo spread in rialzo.
Ma la vera spada di Damocle è l'inchiesta parlamentare che dovrà stabilire se Johnson abbia mentito al Parlamento sullo scandalo dei party a Downing Street durante il lockdown: se giudicato colpevole, Boris potrebbe essere sospeso da deputato, cosa che getterebbe nel caos un suo eventuale governo.
BORIS JOHNSON REGINA ELISABETTA
Al momento, però, il vento soffia nelle vele di Johnson: se davvero tornasse a Downing Street, emulerebbe l'impresa del suo idolo, Winston Churchill, che era riuscito a farsi rieleggere dopo essere stato sconfitto dal laburista Attlee nel Dopoguerra. D'altra parte, Boris non aveva mai fatto mistero di non considerare chiusa la sua carriera politica: in Parlamento, aveva concluso il discorso di commiato con una citazione da «Terminator», «hasta la vista, baby», e tutti sanno che l'altra frase del personaggio di Schwarzenegger è «I' ll be back», tornerò. Così come, congedandosi da Downing Street, si era paragonato a Cincinnato: che il Senato implorò di tornare per salvare la Repubblica romana in pericolo. Sarà Johnson la salvezza della Gran Bretagna o il colpo finale per un Paese ormai in bilico?
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