Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"
giuseppe conte foto di bacco (4)
Il fronte del dissenso tocca quota 13: sono i deputati del Movimento che si sono ribellati all'intesa sulla riforma Cartabia. Alla prova dell'Aula i Cinque Stelle fanno registrare oltre ai voti favorevoli anche due voti contrari (Giovanni Vianello e Luca Frusone), una astenuta (Angela Masi) e sedici assenti (sei però avrebbero delle attenuanti secondo i Cinque Stelle).
Luca Frusone
Per Vianello e Frusone il no equivale quasi certamente all'espulsione dal gruppo e dal Movimento. «Mi dispiacerebbe se così fosse - commenta a caldo Vianello al Corriere -. Ma se mi vogliono cacciare perché ho votato contro trivelle e inceneritori ne prendo atto. Per me la dignità e il rispetto della parola data non sono barattabili».
giovanni vianello
Il deputato pugliese sostiene che «non ci sono più le condizioni per stare in questo governo: stanno smontando tutti nostri successi e sarà impossibile vigilare sul Pnrr» e motiva il suo no alla riforma: «C'è il rischio di impunità per i reati ambientali ed è inaccettabile proprio nel momento in cui parliamo di transizione ecologica.
Oltretutto il problema della tagliola ai processi si pone anche nei confronti dei reati contro la pubblica amministrazione, che spesso vanno a braccetto con quelli ambientali». Il deputato parla anche di Giuseppe Conte: «Si è dato da fare per ottenere tutti i possibili miglioramenti, ma l'ambiente ancora paga».
Angela Masi
Le defezioni in Aula e i no alla riforma hanno infastidito e non poco Conte. Fonti qualificate parlano della delusione dell'ex premier. I vertici del Movimento Cinque Stelle fanno notare come certi atteggiamenti abbiano sempre conseguenze. Ciò che ha infastidito Conte è l'essersi sottratti alle proprie responsabilità dopo essere stati coinvolti nei momenti decisionali. In particolare - spiegano fonti parlamentari - il riferimento è all'ex sottosegretario Ferraresi presente alla fase conclusiva della trattativa e assente anche al voto di fiducia.
Luca Frusone Alessandro Di Battista
Di sicuro il botta e risposta di questi giorni tra il futuro presidente M5S e gli eletti ha fatto scorrere nuovo veleno all'interno del Movimento. C'è chi si schiera con Conte. «Speriamo che quelli che ora si assentano non assumendosi la responsabilità abbiano poi la decenza di assentarsi anche nel momento delle liste per prossime candidature in Parlamento di modo da lasciare spazio a chi lavora per il M5S e non per i propri individualismi», dicono alcuni.
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C'è chi invece attacca il nuovo leader: «Ha confuso l'autorevolezza con l'autoritarismo»: il riferimento è al duro attacco che Conte ha riservato in assemblea ad Alessandro Melicchio, reo di aver votato con l'opposizione. «Diversi parlamentari hanno mal visto quello sfogo», spiegano nel Movimento.
«È sembrato eccessivo. Per questo c'è molta insofferenza nelle ultime ore». Eppure c'è anche chi chiede la linea dura anche nei confronti di chi era assente ingiustificato. Ma anche in questo caso c'è il rischio di aprire una querelle interna con esito del tutto incerto.
vito crimi
«Vogliono sanzionare gli assenti? Benissimo, iniziamo da Crimi e Taverna allora», ribatte un esponente critico. Per fortuna la pausa parlamentare viene vista come una boccata d'ossigeno, un momento per lasciare da parte le tensioni e ripartire. «Non possiamo partire in questo modo: a settembre serve un confronto franco e corale», dice un Cinque Stelle. Il nodo all'orizzonte - per alcuni eletti - è la difesa del reddito di cittadinanza dagli attacchi di Matteo Salvini e Matteo Renzi: «Va bene aprirci a nuovi mondi, ma non dimentichiamoci le nostre battaglie».
giovanni vianello