Estratto dell'articolo di Sandra Riccio per “La Stampa”
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C'è chi viveva senza grossi problemi e adesso non arriva a fine mese perché deve pagare prestiti e mutui con le rate che nel frattempo sono raddoppiate. Chi è costretto a fare tagli e rinunciare alle terapie per i figli disabili, chi non può più permettersi le cure per i genitori malati. E chi è costretto a vivere in affitto, con molte spese in più, e ha la casa di proprietà sventrata da cantieri e senza una prospettiva di fine lavori.
Sono tantissime le storie degli esodati del Superbonus al 110%. Si tratta di migliaia di famiglie, e molti imprenditori, che hanno creduto nello Stato e nelle sue regole. Hanno fatto progetti, hanno anticipato centinaia di migliaia di euro, coinvolto i Comuni per le autorizzazioni, messo in campo professionisti e imprese. In questo percorso mai hanno pensato di ristrutturare gratis.
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Mai avrebbero immaginato che lo Stato avrebbe potuto cambiare le regole in corsa e abbandonarli. La bomba che ha stravolto le loro vite è arrivata con la chiusura alla cessione del credito che improvvisamente ha fatto sballare tutti i conti. Per molti la chiusura alla cessione ha significato il default. I numeri sono di rilievo. Stando alle ultime elaborazioni Ance, gli esodati del Superbonus sono 320 mila per un totale di 30 miliardi di euro di crediti incagliati.
Molte delle storie di chi è rimasto incagliato nel Superbonus le ha raccolte l'associazione «Esodati del Superbonus», con migliaia di iscritti. Il 31 agosto ha consegnato una lettera-appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
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Tra gli esodati del Superbonus c'è Donato Lorusso. Più che esodato si definisce «un disperato del Superbonus e Sismabonus». La sua bifamiliare nel comune di Avigliano (Potenza) […] «Il 31 maggio 2022 sono stato autorizzato dal Comune di Avigliano a effettuare i lavori di riqualificazione sismica usufruendo del Superbonus.
Non ho trovato un'impresa che accettasse la cessione del credito, poiché tutte quelle interpellate avevano il cassetto fiscale già pieno. Allora ho chiesto a Poste che mi ha detto di sì ma intanto dovevo anticipare il primo Sal e così si poteva partire. Così ho trovo l'impresa per i lavori, ho iniziato i lavori di demolizione e ricostruzione (Sismabonus) il 13.07.2022, il 26.01.2023 ho pagato il primo Sal ma ormai era tropo tardi perché a novembre 2022 Poste e banche hanno sospeso le cessioni» racconta Donato.
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Nel frattempo però i soldi sono usciti dalle sue tasche. «Ho emesso pagamenti per 102 mila euro per l'impresa e i tecnici per il primo Sal del Sismabonus. Ad oggi l'impresa ha già realizzato lavori per il secondo Sal che non posso saldare se non trovo chi si prende il credito.
Sono in affitto dal primo novembre 2021, rischio di rimanere senza casa e con debiti, non so se riuscirò a venirne fuori» racconta Donato che poi conclude: «Ho creduto nello Stato come tanti altri, ora bisogna aspettare che la politica trovi la soluzione che aveva promesso ma spero che si muova in fretta perché siamo in tanti e siamo tutti in grande difficoltà».
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[…] È una condizione di difficoltà comune a molti. «La situazione degli esodati del Superbonus viene sottovalutata» dice Federica Brancaccio, presidente Ance.
«Aspettiamo da tempo una soluzione ma pare che queste famiglie siano diventate terreno di scontro tra fazioni politiche».
In questo vortice non ci sono solo le famiglie. Anche tante imprese sono in sofferenza. È il caso di Nicola Andreula e della sua azienda edile di Trieste. «Dopo che la mia impresa ha effettuato investimenti importanti in attrezzature, assunto dipendenti, fatto debiti con le banche per portare avanti i cantieri, adesso è in grave difficoltà».
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Nicola racconta che molti condomini gli vogliono fare causa per importi milionari a causa dei lavori fermi. Senza lo sblocco dei crediti non può andare avanti. «Lo Stato ci ha traditi» dice e poi prosegue: «il ministro Giorgetti ha dichiarato qualche tempo fa che una soluzione sarebbe stata trovata ma intanto non si muove nulla e noi imprese edili oneste moriamo di stenti. Io stesso vedo andare distrutto tutto quello che ho creato e costruito con il sangue, il sudore e i sacrifici, in più di 20 anni di attività». […]
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