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    FA CALDO, SI SUDAN - SONO 97 LE VITTIME DEGLI SCONTRI IN SUDAN FRA ESERCITO REGOLARE E PARAMILITARI GUIDATI DA MOHAMED HAMDAN DAGALO, DETTO "HEMEDTI", LEGATO AL GRUPPO WAGNER E ALLA RUSSIA - I DUE GRUPPI SI CONTENDONO IL POTERE (E IL RICCO MERCATO DI ESTRAZIONE DELL’ORO) A COLPI DI RAID AEREI E ARTIGLIERIA, GENERANDO UN BAGNO DI SANGUE E CENTINAIA DI FERITI - IN SUDAN, MOSCA PUNTA A COSTRUIRE UNA BASE MILITARE SUL MAR ROSSO…


     
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    SUDAN: NUOVO BILANCIO VITTIME SCONTRI, I MORTI SONO 97

    (ANSA-AFP) - ROMA, 17 APR - Sono 97 le vittime degli scontri in Sudan tra le forze armate e le Forze di supporto rapido (Rsf). I feriti sono decine e molti non hanno potuto raggiungere gli ospedali a causa delle difficoltà negli spostamenti sul territorio. E' quanto comunicato dal sindacato dei medici sudanesi.

     

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    SUDAN: APPELLO USA-GB PER STOP 'IMMEDIATO' A VIOLENZE

    (ANSA-AFP) - KARUIZAWA, 17 APR - I ministri degli Esteri statunitense e britannico hanno esortato oggi le parti in conflitto in Sudan a "cessare immediatamente le violenze", invitandole a tornare al tavolo dei negoziati. C'è accordo sulla necessità di "un immediato cessate il fuoco e di un ritorno ai colloqui, colloqui che sono stati molto promettenti nel mettere il Sudan sulla strada verso una piena transizione, verso un governo a guida civile", ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken insieme al suo omologo britannico, James Cleverly, a margine del vertice del G7 Esteri a Karuizawa, in Giappone.

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    DECINE DI MORTI NELLA GUERRA TRA GENERALI IN SUDAN

    (di Rodolfo Calò) (ANSA) - IL CAIRO, 16 APR - Lo scontro fra esercito regolare e paramilitari guidati da un generale legato al Gruppo Wagner, che da sabato si contendono il potere in Sudan anche a colpi di raid aerei e artiglieria, ha generato un bagno di sangue con decine di morti - tra cui tre operatori del Programma alimentare dell'Onu - e centinaia di feriti.

     

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    L'Unione africana accorre in un tentativo di concordare un cessate il fuoco, ma l'impresa è difficile visto che si è continuato a sparare nonostante l'apertura di corridoi umanitari per soccorrere feriti concordato per sole tre o quattro ore. Un bilancio attendibile del numero delle vittime è quello stilato dall'Ong "Comitato centrale dei medici sudanesi" che ha contato 56 morti, di cui 25 a Khartoum, e 595 feriti, per una metà soccorsi nella capitale. Le cifre però risalgono alla mattina e sono destinate ad aumentare visto che sono stati segnalati scontri per tutta la giornata: spari, colpi di artiglieria e forti esplosioni anche durante l'apertura dei corridoi umanitari dichiarata alle 16.

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    A scontrarsi per il potere sono le forze armate comandate dal generale Abdel-Fattah Al-Burhan, capo del Consiglio sovrano che guida il Paese, e paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) guidate dal numero due della giunta, Mohamed Hamdan Dagalo, detto "Hemedti". L'attrito degenerato in scontro aperto è riconducibile ai tempi e modi dell'inquadramento nelle forze delle Rsf, epigoni della famigerata milizia dei "Janjaweed", i "diavoli a cavallo" che seminarono morte e terrore nella guerra civile in Darfur negli anni Duemila.

     

    Oltre a far allungare l'ombra di Mosca sul Sudan, dove già operano i mercenari russi della Wagner con cui "Hemedti" fa affari nell'estrazione dell'oro, lo scontro allontana ulteriormente la transizione alla democrazia e alle prime elezioni libere dopo 30 anni di dittatura islamico-militare dell'autocrate Omar al-Bashir deposto nell'aprile 2019. Combattimenti sono stati segnalati intorno al Comando generale dell'esercito a Khartoum e di nuovo nella base di Merowe, circa 380 km a nord della capitale.

     

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    In una guerra di annunci quasi impossibile da verificare, Dagalo ha sostenuto di controllare il "90% delle aree militari in Sudan" anche grazie a numerose defezioni tanto che ormai, a suo dire, Al-Burhan "si nasconde sotto terra" e "deve solo arrendersi". L'intelligence militare sudanese ha fatto al contrario sapere che l'esercito controlla "tutti i siti militari della capitale". Lo spazio aereo sul Sudan è stato chiuso e a Khartoum, dove mancano acqua ed elettricità, i civili che si avventurano all'esterno rischiano di finire sotto il fuoco incrociato. ll Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp) delle Nazioni Unite, maggiore organizzazione umanitaria del mondo, ha annunciato una sospensione temporanea delle proprie operazioni in Sudan a causa dell'uccisione di tre suoi dipendenti e il ferimento di altri due nel Darfur settentrionale.

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    Le uccisioni e i ferimenti sono stati condannati "fortemente" dal Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Il Pam ha dichiarato di dover sospendere le sue operazioni nel Paese da 45 milioni di abitanti, uno dei più poveri al mondo, anche perché un proprio aereo è stato danneggiato da colpi d'arma da fuoco all'aeroporto di Khartoum. In questo quadro è stato annunciato che il capo dell'Unione africana, Moussa Faki Mahamat, andrà "immediatamente" in Sudan per spingere esercito e paramilitari a concordare un cessate il fuoco. Anche i confinanti Egitto e Sud Sudan e il vicino Kenya si sono offerti di mediare.

     

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    Il governo italiano ha espresso "vivissima preoccupazione per il protrarsi degli scontri" e la loro estensione "a diverse zone del Sudan", ha fatto sapere il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in contatto con l'ambasciata d'Italia a Khartoum e altre ambasciate europee per monitorare la sicurezza dei circa 150 connazionali sul posto e valutare eventuali "opzioni a tutela della loro incolumità".

     

    LA CRISI A KARTHOUM ARRIVA AL G7, 'CESSATE IL FUOCO'

     (di Luca Mirone) (ANSA) - ROMA, 16 APR - La crisi in Sudan irrompe al G7 Esteri in Giappone. Anche l'Italia, come i suoi partner, a partire dagli Stati Uniti, ha espresso la "preoccupazione per il protrarsi degli scontri armati tra l'esercito regolare e i gruppi paramilitari", ha sottolineato a Karuizawa il ministro Antonio Tajani. Che considera il Sahel una regione strategica per il governo, guardando ai dossier migranti, lotta al terrorismo, energia e risorse.

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    Un'area dove invece i rischi di destabilizzazione crescono, man mano che si allarga l'influenza della Russia, anche attraverso il braccio armato del gruppo Wagner. Di Sudan, che non era inizialmente tra i temi previsti, i ministri hanno discusso alla cena che ha preceduto l'avvio vero e proprio del G7. Secondo il titolare della Farnesina, "solo un cessate il fuoco con la ripresa dei negoziati potrà consentire di giungere a un accordo politico inclusivo per la formazione di un governo civile di transizione che porti il Paese a elezioni democratiche".

     

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    Un punto su cui hanno concordato il segretario di Stato americano Anthony Blinken e i colleghi europei. Il tentato golpe del generale Mohamed Hamdan Dagalo, a capo delle ex milizie Janjaweed responsabili delle atrocità in Darfur, è motivo di allarme per Ue e Usa anche a causa del coinvolgimento della Russia. Il leader dei paramilitari, che si è rivoltato contro l'ex sodale e attuale capo della giunta e delle forze armate Abdel Fattah al Burhan, è infatti sostenuto dalla Wagner, con cui condivide la gestione di una miniera d'oro.

     

    I mercenari dello 'chef di Putin' Yevgeny Prighozin sono molto attivi in diversi Paesi dell'Africa subsahariana, come longa manus del Cremlino. Proprio in Sudan, Mosca punta a costruire una base militare sul Mar Rosso e aveva ottenuto il placet di Dagalo. La Wagner, per l'Italia, è sotto i riflettori anche in Libia. Nel Paese con due governi, i mercenari russi al fianco di Khalifa Haftar contribuiscono a un caos istituzionale che rende impossibile il controllo del territorio.

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    Lasciando così campo libero ai trafficanti di esseri umani che lucrano sui migranti mettendoli sui barconi. Più in generale, l'Italia punta molto sull'intera regione, e non a caso Tajani ha chiesto che il G7 di Karuizawa ne discuta. "Il governo da tempo ha iniziato a lanciare inviti ad operare più rapidamente per la stabilizzazione politica ed economica dei Paesi del Nord Africa e della regione subsahariana", ha ricordato il ministro, con un pensiero soprattutto alla Tunisia, da cui partono la maggior parte dei profughi sulla rotta del Mediterraneo centrale.

     

    L'obiettivo di Roma è che l'Fmi sblocchi i suoi prestiti. In Africa, oltre alla Russia, è sempre più presente anche la Cina. Il ruolo di Pechino come rivale sistemico dell'Occidente sarà uno degli temi principali nei lavori del G7. A pochi giorni dalle minacciose esercitazioni militari condotte dal Dragone attorno a Taiwan.

     

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    Tokyo e Washington guardano con particolare interesse al rafforzamento della cooperazione nell'Indo-Pacifico, per contenere l'assertività di Pechino. Anche l'Italia "sarà sempre più presente" nell'area, ha assicurato Tajani nel bilaterale con il collega giapponese Yoshimasa Hayashi. Appena un mese fa, in India, la premier Giorgia Meloni aveva annunciato l'adesione alla Indo-Pacific Oceans Initiative: uno spazio aperto per sviluppare la sicurezza, l'innovazione e la sostenibilità delle vie marittime.

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