Estratto dell’articolo di Laura Gozzini per “la Repubblica”
Irene Cecchini - studentessa italiana a Mosca
«È stata un’emozione incredibile, perché era tutto così spontaneo, il modo in cui il presidente mi parlava, mi poneva le domande… mi ha fatto sentire a mio agio. Il mio sogno è ricevere la cittadinanza russa e poter vivere in questo Paese. Se sono pronta a lavorare per il presidente? Perché no?».
Il presidente è Vladimir Putin e a parlare è Irene Cecchini, 23 anni compiuti il 15 febbraio.
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Una settimana fa, proprio in occasione del suo compleanno, Irene era tornata in Italia per riabbracciare i genitori e i fratelli dopo due anni. Avrebbe dovuto fermarsi di più, quando la notizia che il suo progetto, candidato a un concorso di un ministero russo per raccogliere idee “innovative”, era stato scelto fra tremila, ha scombussolato tutti i piani.
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«Sono dovuta partire in fretta e furia – racconta – Il mio progetto è tra i finalisti, siamo arrivati fino al sì di Putin e mi hanno chiamata per partecipare all’incontro». Nato dalla propria esperienza di straniera nella Grande Madre Russia, alle prese con lungaggini e cavilli burocratici, il programma messo a punto dalla 23enne punta a facilitare la vita in particolare a chi vorrebbe trasferirsi in Russia ma non ha un visto lavorativo o di studio.
«Conosco tante persone che vorrebbero vivere qui e condividere i valori della società russa», spiega.
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E alla domanda se sia pronta a lavorare direttamente per Putin, non esita un secondo: «L’ho detto al presidente: “Io sono pronta ad aiutarla, a ricevere la cittadinanza e a costruire questo progetto”». È certa che la Russia sia il suo “posto nel mondo”. Dove vuole restare, nonostante la guerra con l’Ucraina e le critiche di tutto il blocco occidentale. «I russi sono molto altruisti ed empatici, anche se sembrano freddi tengono tutto vicino al cuore – dice – E io vorrei aiutare questo Paese in tutti i modi».
L’eco del conflitto a Mosca non la spaventa: «Qui la situazione è tranquillissima». Il che non significa che la gente non sia toccata dalla guerra: «I russi ci stanno male, come tutte le persone del mondo – conclude – Credo che si debbano costruire ponti e non muri, che bisogna collegare i Paesi, renderli vicini. C’è tanto in comune tra l’Italia e la Russia e i russi quando parlano del nostro Paese dicono sempre quanto gli piace». Ha imparato il russo da autodidatta e oggi, dice, in russo sogna pure. [...]
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