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    UN DIAVOLO PER CABELLO - ‘SONO SPARITA 3 ANNI PERCHÉ AVEVO LA MALATTIA DI LYME’: VICTORIA TORNA IN PISTA E RACCONTA: ‘SONO SEMPRE AVANTI: IL PRIMO PERSONAGGIO PUBBLICO IN ITALIA AD AVER SOFFERTO DI QUESTO MORBO. SONO DIVENTATA LA CARLO VERDONE DEI PARASSITI. SO TUTTO’ - ECCO COME SI CONTRAE E I SINTOMI DI QUESTA STRANA MALATTIA (NOTA SOPRATTUTTO AI FAN DI ‘DR. HOUSE’)


     
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    Chiara Maffioletti per il ‘Corriere della Sera

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    «Ora ho deciso di fare solo cose che mi divertono». Gli ultimi, non sono stati anni semplicissimi per Victoria Cabello. Ma per chi esce dai momenti complicati con nuove energie, gli imprevisti possono trasformarsi nella capacità di vedere tutto da prospettive inattese.

     

    Viene da pensarlo guardando gli occhi della conduttrice che brillano come in un manga (del resto, siamo in Giappone), mentre racconta del suo ritorno in tv dopo tre anni, ora che è completamente guarita da una malattia — quella di Lyme, un batterio che attacca le zecche e viene così trasmesso all’uomo — in Italia ancora poco conosciuta (in Usa più diffusa e nota anche grazie alla testimonianza della modella Bella Hadid) — che le ha impedito per diverso tempo di essere chi era sempre stata.

     

    VICTORIA CABELLO FABRI FIBRA VICTORIA CABELLO FABRI FIBRA

    «All’inizio mi sentivo tremendamente stanca, poi la cosa è andata peggiorando, ma non si arrivava a una diagnosi. Del resto sono sempre stata un po’ avanti: anche in questo caso sono il primo personaggio pubblico in Italia ad aver sofferto di questa malattia. Resto una trend setter». Scherza, come è abituata a fare per ogni cosa, su un problema che poteva essere più grave di quanto già è stato. Lo sa, in questi anni ha studiato: «Sono diventata la Carlo Verdone (noto ipocondriaco, ndr) dei parassiti: so tutto. Una sera, ubriaca, ho anche comprato un dominio: The Health Pusher. E ora sogno un programma di medicina con Luciano Onder».

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    che sta meglio di prima, non mancano, ma la nuova prospettiva, appunto, è fare solo cose che la divertano. E di certo la divertono, moltissimo, i Monchhichi: quelle scimmiette pelose e carine, nate nel 1974 in Giappone come bambolotti e poi diventati, nel 1980, una serie in tv cult in tutto il mondo. Dopo 35 anni dalla prima messa in onda in Italia, tornano su DeAJunior dal 3 novembre (tutti i giorni, alle 19.30, canale 623 di Sky).

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    Una versione nuova, prodotta in Francia, in cui il gruppo di animaletti ha avuto una svolta femminista, capitanato da una leader con i codini: Hanae. «Questa serie rappresenta un fenomeno che dal Giappone è diventato globale — racconta Massimo Bruno, direttore dei canali tv De Agostini Editore —. Per noi, che siamo l’unico canale puramente prescolare, era significativo trasmettere valori tipici di questa cultura, come il rispetto per la natura, i bambini e gli anziani».

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    A farsi interprete di questo scambio Giappone-Italia, appunto, Victoria Cabello. La conduttrice introdurrà le puntate del cartone con dei mini tutorial in cui spiegherà usi e costumi di questo Paese, dall’alfabeto al karaoke. Si canta anche e non solo in teoria, visto che è sua anche la sigla del cartone. «Ero talmente fan dei Monchhichi che quando mi hanno proposto questo progetto sono caduta dalla sedia. Ho detto subito sì — racconta —. Ha risposto la bambina che c’è in me. E appena ne ho parlato con le amiche, mi hanno iniziato a bombardare di foto, ognuna con il suo pupazzo Monchhichi».

     

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    Per lei, che pure si era già avvicinata all’animazione (ha doppiato Rio e Drawn Together), è un ritorno particolare in tv: «La sfida era rivolgermi a un pubblico che non è il mio solito, ma l’ho fatto trattando i bambini non da piccoli ma da persone».

     

    La malattia di Lyme

    Divertenti, ironiche e curatissime, le clip sembrano un programma autonomo. «In tv vedo molti format e poco spazio alla creatività, all’intrattenimento che piace a me. L’unico che non perdo mai è Costantino della Gherardesca. Poi, sì, sono pazza di Ballando con le stelle e di Mariotto, ma questo è un altro discorso. In generale però, la mia attenzione è un po’ andata altrove ultimamente». I progetti adesso sono molti: «Ho scritto una serie tv, due nuovi programmi, un mockumentary. Nel 2013 ho prodotto un documentario sulla Siria (Border), andato al festival di Toronto. Poi voglio scrivere un libro e, assolutamente, diventare un’influencer entro i 45 anni».

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    Le offerte non sono mai mancate, nemmeno in questi anni. «Ma credo che le carriere migliori si costruiscano sui no e non ho l’ansia dello stare fuori dal giro. Questa esperienza mi ha divertita moltissimo, e non parliamo della gioia nel cantare la sigla: l’ho fatto sentendomi Cristina D’Avena. Del resto, ora che ci rifletto, uno dei miei altri sogni da bambina, mentre guardavo Bim Bum Bam, era essere Paolo Bonolis. Tutto torna». Ed è molto zen.

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