1 - NAPOLI, PRESI I KILLER DELL' UCRAINO EROE E PER I FIGLI DEL BOSS I CUORI SU FACEBOOK
Conchita Sannino per “la Repubblica”
MARCO DI LORENZO
Dopo aver ucciso Anatoliy, l' eroico muratore ucraino che cercava di fermarli durante una rapina in un supermercato, i due fratelli assassini se n' erano andati al mare, a Scalea, e avevano fatto tranquillamente il bagno. Ieri, dopo una settimana di fuga, i carabinieri hanno arrestato Marco Di Lorenzo 32 anni e il 20enne Gianluca Ianuale, entrambi figli di Vincenzo Ianuale, boss di Castello di Cisterna, alle porte di Napoli.
Gli assassini hanno confessato. Uccisero Anatoliy Korol, immigrato 38enne, sposato con tre figli, perché unico tra decine di clienti del supermercato- aveva affrontato i rapinatori a viso aperto, cercando di disarmarli. Una scena ripresa dalle telecamere delle videosorveglianza. Prima di scagliarsi contro i banditi, Korol aveva portato fuori la figlia piccola, per metterla in salvo.
MARCO DI LORENZO
La caccia all' uomo ora è finita, grazie all' indagine dei carabinieri del generale Antonio De Vita e alla Procura guidata da Paolo Mancuso. I video sono stati determinanti, assieme alle intercettazioni. Ma le reazioni all' arresto lasciano sconcertati. Di Lorenzo, fotografato mentre veniva portato in carcere, ha sollevato il dito medio in segno di scherno verso chi assisteva alla scena.
E sulla bacheca Facebook del fratello minore Gianluca sono comparsi i messaggi di varie "ammiratrici" con i cuoricini e la faccine in lacrime. Loro, invece, non hanno pianto. Abitano nelle case popolari della Cisternina, un rione ghetto in cui è difficile venire su senza prendere strade sbagliate. Due fratelli figli di uno stesso padre ma con cognome diverso, perché uno di essi non era stato riconosciuto. Vivevano di rapine.
A sparare contro Anatoliy è stato il più giovane, giunto in soccorso dell' altro che era stato disarmato da Korol. L' ha raccontato lo stesso Di Lorenzo: «Sono entrato pistola in pugno nel supermercato, ho gridato di aprire le casse e ad un certo punto mi sono accorto di un uomo che camminava vicino a me sotto il muro del locale, cercando di non farsi notare. Poi mi si è parato davanti e mi ha affrontato cercando di disarmarmi. Abbiamo avuto una colluttazione, siamo caduti a terra e lui mi ha afferrato le mani, il collo, la testa sempre nel tentativo di disarmarmi. Gianluca ha preso la pistola che io avevo in mano, ho sentito un colpo». Poi la fuga a Scalea e l' arresto.
2 - «BLOCCAVA MIO FRATELLO E L' HO UCCISO»
Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”
GIANLUCA IANUALE
Alla prima riunione in caserma per organizzare le indagini sull' omicidio di Anatoliy Korol, il muratore ucraino di 38 anni ucciso sabato scorso mentre tentava di sventare la rapina a un supermercato del suo quartiere a Castello di Cisterna, un investigatore dei carabinieri rifletté sulla dinamica della tragedia: Anatoliy aveva bloccato il rapinatore armato, lo aveva sopraffatto quando il complice, anziché scappare tornò indietro, si impossessò della pistola e gli sparò. «Solo un fratello fa una cosa del genere», disse l' investigatore. E aveva ragione. Sono due fratelli i responsabili della morte di Anatoliy: li hanno arrestati ieri a Scalea, dove erano andati a nascondersi prendendo il primo treno per la Calabria dopo l' omicidio.
In realtà sono fratellastri. Si chiamano Gianluca Ianuale, 20 anni, e Marco Di Lorenzo, 32, entrambi figli (Di Lorenzo non riconosciuto anagraficamente) di Nicola Ianuale, un ex capoclan oggi in carcere per associazione mafiosa, omicidio e molto altro. Sono dello stesso quartiere di Anatoliy e del supermercato, la Cisternina. In pratica erano andati a fare la rapina sotto casa perché, dicono ora che hanno confessato tutto, non avevano in tasca nemmeno i soldi per mangiare.
Anatoliy Korol
E che se la passassero male lo conferma il procuratore di Nola Paolo Mancuso e il comandante provinciale di Napoli, il generale Antonio De Vita. Certo, non sarebbero stati in condizioni di fare i latitanti a lungo, ma non ne hanno avuto nemmeno l' occasione. I carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, guidati dal maggiore Michele D' Agosto, hanno puntato su di loro sin dalle prime ore delle indagini. Visti nelle immagini registrate dalle telecamere del supermercato, quei due apparivano troppo coperti: non solo i caschi integrali, ma anche maniche lunghe e perfino guanti di lattice. E i testimoni riferivano che sotto i caschi avevano come delle maschere.
Questo significava che era gente del posto, conosciuta e quindi obbligata a un travisamento totale. La Cisternina è un quartiere dove di delinquenti ce ne sono molti, ma gli unici ad essere spariti dalla circolazione dopo la morte di Korol erano Ianuale e Di Lorenzo. Troppo sospetto. Il resto lo hanno fatto le intercettazioni, l' analisi dei loro profili Facebook (alcune foto postate si sono rivelate utili nel raffronto con gli indumenti indossati dai rapinatori) e il pedinamento dei parenti.
Anatoliy Korol
Portati in caserma, i due fratellastri hanno aspettato di parlare con il loro difensore, l' avvocato Michele Sanseverino, poi hanno ammesso tutto. Alla notizia dell' arresto molti degli amici hanno solidarizzato con i due sui social network con cuoricini ed emoticon. Di Lorenzo ha raccontato che Korol «mi aveva serrato le mani, il collo, la testa. Mi teneva forte la gola e mi sentivo oppresso nella respirazione». Ianuale invece ricorda tutto nei dettagli. Anatoliy capì in anticipo quello che stava per accadere, e prima di lanciarsi su Di Lorenzo strappò a Ianuale lo zainetto, forse sospettando che contenesse un' arma.
«Noncurante di questa persona - mette a verbale Ianuale - sono entrato nel supermercato seguendo mio fratello», che «aveva già "chiamato la rapina"». E mentre anche lui si avvicinava a una cassa per prendere il denaro, «voltandomi ho visto azzuffarsi mio fratello con la persona che avevo incontrato entrando. A quel punto ho preso una penna dalla cassa perché non avevo nessuna arma con me e ho cominciato a colpire ripetutamente questa persona per liberare mio fratello».
Anatoliy Korol
Però la penna si è rotta e lui a quel punto ha pensato di raggiungere lo scooter (rubato) davanti al supermercato e scappare. Ma «sono tornato indietro perché mio fratello Marco era ancora bloccato». Quindi è rientrato nel supermercato e ha preso l' arma dalle mani del fratello. «Appena ho avuto in mano la pistola ho fatto un passo indietro e mirando alla gamba della persona che tratteneva mio fratello, ho esploso un colpo. Non era mia intenzione uccidere». E invece ha ucciso. E di colpi ne ha esplosi due, anche se dice di non ricordarsene.
Fuggiti dal supermercato i due sono tornati a casa (abitano insieme) e davanti al palazzo si sono divisi. Marco si è allontanato, Gianluca invece si è spogliato, ha buttato tutto in un cassonetto ed è salito a rivestirsi. Si sono ritrovati la sera in un paese vicino e hanno dormito in un residence. L' indomani si sono fatti accompagnare da un amico alla stazione e sono partiti per la Calabria. Senza soldi e senza niente. E quando da Napoli sono partiti i rifornimenti, i carabinieri li hanno seguiti fino a Scalea.