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    “SONO UN MIRACOLATO” - FERDINANDO MEZZELANI, FOTOGRAFO DEL CONI E COLLABORATORE DI DAGOSPIA, PARLA DELL’INCIDENTE SULLA COLOMBO (“NON DOVEVO ESSERE LI’”) E DELLA AMPUTAZIONE DI UN PEZZO DELLA GAMBA SINISTRA: “NON LA PIANGO, L'ALTERNATIVA ERA MORIRE. INVECE È BELLISSIMO SVEGLIARSI SAPENDO CHE NON STAI GIOCANDO CON I VERMI, I MIEI AMICI LI HO VISTI IN STANZA D'OSPEDALE NON AL MIO FUNERALE” - "AI GIOCHI OLIMPICI DI PARIGI 2024 CI SARO’”


     
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    Estratto dell’articolo di Erika Dellapasqua per roma.corriere.it

     

    C'entra più volte il destino, nella storia di questo incidente, che finisce con l'amputazione di una gamba e la prospettiva di una vita completamente rivoluzionata. Ferdinando Mezzelani, 59 anni che proprio non dimostra, fotoreporter conosciuto praticamente da tutti nel mondo dello sport e del giornalismo non solo romano, la mattina del 10 luglio - quando è stato colpito da un autobus, sulla terrificante Cristoforo Colombo, 480 incidenti in un anno dice la polizia - non doveva essere lì. O, almeno, non doveva trovarsi in quel preciso punto in quel preciso momento. «All'ultimo mi hanno chiamato per spostare l'orario della riunione: il destino ha sempre più fantasia di noi...».

     

    ferdinando mezzelani dopo l'incidente in ospedale ferdinando mezzelani dopo l'incidente in ospedale

    E sempre a proposito di destino, subito dopo l'impatto, negli attimi in cui lui - prima di perdere conoscenza - era ancora sdraiato a terra e percepiva tutto come ovattato, lontano, ecco che ha intravisto i colori di una mimetica, e sentito nitidamente una voce che gli ordinava: «Non ti muovere e non ti preoccupare». Era il Capitano dell'Esercito Francesca Antonini, medico in servizio al Celio, anzi medico ortopedico, per la precisione: gli ha sfilato la cintura trasformandola in un laccio emostatico e gli ha strozzato la gamba: «La ricordo quella stretta, subito dopo sono svenuto». Si è risvegliato senza una parte della gamba sinistra, amputata sotto il ginocchio.

     

    Dell'incidente ricordi soprattutto lei.

    «Sì, lei che arriva e dice "sono una collega", forse a qualcuno lì presente, e poi quel colpo secco per stringermi la gamba e fermare subito l'emorragia: quella botta non la dimenticherò mai. È stato un segno perché io sento forte il senso dell'Esercito, dell'Italia, della bandiera, mio papà era pilota dell'Aeronautica, mio zio ex Capo di Stato Maggiore, lo sento sulla mia pelle». 

    Come il tatuaggio del Coni, i cinque cerchi olimpici tatuati sul petto.

    ferdinando mezzelani giochi olimpici londra ferdinando mezzelani giochi olimpici londra

    «Il nostro non è solo un lavoro, è un mondo, uno stato d'animo: ero sempre in giro, sempre in prima fila, ci sono foto che entrano nella storia, quella di Capitan Cannavaro che alza la coppa ai Mondiali del 2006 - eravamo 370 fotografi a bordo campo - andò in prima pagina sulla Gazzetta, 2.302.808 copie il giorno dopo, il record di tiratura della stampa italiana, uno dei miei più grandi capolavori. Ma ce ne sono tanti altri, non saprei sceglierne uno scatto del cuore».

     

     

    Un passo indietro all'incidente. Sei svenuto, dicevi: il risveglio?

    «Ero già in un letto del San Camillo, dopo l'operazione: c'erano la mia ex moglie e mio figlio, 25 anni: lui è perfetto. Ho guardato giù e mi sono accorto da solo che un pezzo della gamba sinistra non c'era più. Poi ho capito che era un bene».

     

    Perché un bene?

    ferdinando mezzelani ricoverato al san camillo ferdinando mezzelani ricoverato al san camillo

    «Significava che l'operazione era riuscita, che ero vivo e che erano anche riusciti a salvarmi il ginocchio, amputando un po' più sotto: io quella gamba non l'ho mai pianta».

    Ora, dopo il San Camillo, sei al San Raffaele: su Facebook posti le foto della tua stanza "overbooking" e di pizze margherite mangiate a letto: "un sogno", scrivi tu. 

    «E lo ripeto, un sogno. La vita è un soffio di vento, è bellissimo svegliarsi sapendo che non stai giocando con i vermi all’ombra degli alberi pizzuti, sono qui che parlo con te e i miei amici li ho visti in stanza d'ospedale non al mio funerale. Anche perché, felice o no, non avevo scelta: essendo un miracolato, ed avendo trovato solo tante eccellenze lungo questo cammino, io avevo un'unica strada: tenere la testa alta ed è quello che sto facendo, non esistono altre soluzioni».

    Ti sei fotografato la gamba amputata scrivendo: il bello deve ancora venire.

    «Sì, me la sono fotografata da steso: vedo che non c'è più, ma non la piango, altrimenti avrebbe significato voler morire. Non penso "perché proprio a me": ne ho fotografati tanti di incidenti, anche sulla Colombo, ma io sono già stato salvato quattro volte, più di così...».

    Quattro?

    «Quattro: la prima dopo l'incidente, non sono morto subito. Poi al San Camillo, mentre lottavano per riequilibrarmi sangue e acqua per poter affrontare l'operazione, e le ultime volte in sala operatoria, me ne stavo andando, non è stata una passeggiata: io li vedo i segni sul mio volto, lo vedo che ho la faccia della battaglia, sono un fotografo gli occhi li ho ma questo incidente, per certi versi, è stata anche una benedizione».

    ferdinando mezzelani ricoverato al san camillo 3 ferdinando mezzelani ricoverato al san camillo 3

    Per quale verso?

    «Io sono quasi imbarazzato, frastornato, davvero scioccato per questa ondata di affetto e di messaggi che mi hanno tenuto su, mi sono arrivati addosso come una diga che crolla: anche volendo non potrei permettermi di non essere felice, il mio telefono è una bomba a mano! Alla fine della giornata mi ritrovo a dover rispondere ancora a decine di messaggi, qui in stanza da me ci sono visite in continuazione, amici e colleghi che vogliono esserci».

    L'ultimo messaggio di incoraggiamento è di Martina Caironi, l'atleta paralimpica anche lei rimasta senza una gamba dopo un incidente sullo scooter.

    «Sì, e infatti è giusto ringraziare tutti, chi mi sta vicino e mi pensa e chi mi ha salvato: il mio Capitano Francesca Antonini, che spero davvero verrà premiata, il chirurgo del San Camillo Alessio Già Via che grazie a Dio mi ha tagliato la gamba, poi...».

     

     

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    (...)

    Quando arriva la protesi?

    «Quella di prova a breve, non vedo l'ora».

    Cosa farai subito dopo?

    «Un bel bagno in piscina: ho alle spalle vent'anni di pallanuoto, mi hanno aiutato anche in questo momento difficile, la fascia muscolare è importante. E un viaggio a Cortina d'Ampezzo, mi aspettano i miei amici per mangiare».

    La tua vita con la protesi?

    «So tutto: so che dovrò cambiare la mia casa, che adesso è su tre piani, e anche la macchina, servirà il cambio automatico, ma anche qui: vediamo i vantaggi».

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    Vediamoli.

    «Vuoi mettere poter usare le preferenziali a Roma mentre tutti gli altri stanno in coda?! Tornando alle cose serie però, vorrei dire due cose».

     

     

    (...)

     

    A proposito di lavoro: prossima foto?

    «Parigi 2024, giochi olimpici: io ci sarò, non è in discussione la fine felice di questa storia».

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