Flavio Pompetti per "il Messaggero"
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«Il mio nome è Paris Hilton, sono una persona sopravvissuta all' abuso delle istituzioni e parlo oggi a difesa di centinaia di ragazzi detenuti in strutture di rieducazione sparsi negli Stati Uniti». La voce trema e le mani corrono ad asciugare le lacrime che già solcano il viso.
La trentanovenne ereditiera dell' impero alberghiero va comunque avanti, e completa la sua denuncia: «Per tutti i venti anni che ho alle spalle sono stata perseguitata da un incubo ricorrente: due sconosciuti mi rapiscono nel mezzo della notte, mi spogliano per perquisirmi, e poi mi rinchiudono in un edificio.
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Mi piacerebbe dirvi che si è trattato solo di un cattivo sogno, ma non è stato così».
LE SEVIZIE Non è la prima volta che Paris racconta la storia, lo ha già fatto nel documentario This is Paris lanciato nel web lo scorso settembre, nel quale ha dettagliato le sevizie delle quali è stata vittima all' età di sedici anni, quando i genitori decisero che l' unico modo per curarla dalle intemperanze giovanili era rinchiuderla in un istituto privato di riabilitazione: la Provo Canyon in Utah.
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L' attrice, cantante, modella e testimonial ha voluto tornare nei giorni scorsi a raccontare la sua storia ventitré anni dopo di fronte alla commissione senatoriale Giustizia dello stato dello Utah, mentre i legislatori discutevano la necessità di disegnare standard di comportamento e misure di controllo per i centri di riabilitazione del suo territorio. La Provo Canyon non è un' associazione di beneficenza. E' una scuola privata specializzata nel trattamento di adolescenti difficili dove già nel '97 i genitori della Hilton pagarono un conto di 300.000 dollari per tenerla confinata durante i dodici mesi di cura.
Paris riguarda oggi le foto immediatamente successive al suo rilascio e dice che può vedere, dietro il sorriso e il tentativo di dissimulare la realtà, la tristezza e la rabbia che quella esperienza le avevano lasciato addosso. «Ero costretta a prendere pillole che mi lasciavano stordita per giorni ha raccontato ai politici dello Utah se mi rifiutavo di ingerirle, venivo confinata in detenzione solitaria in una stanza nella quale dovevo entrare nuda, sotto lo sguardo dei miei carcerieri».
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Stesso trattamento alle docce, dove gli studenti venivano accompagnati dal personale onnipresente nelle loro vite private.
La custode assegnata a Paris, che si vantava con le sue colleghe di essere quella che era riuscita a «piegare la volontà» della giovane ribelle, ha continuato a lavorare nell' istituto per altri vent' anni, ed è stata licenziata solo dopo la recente uscita del film. Nella memoria dell' artista, altri giovani con lei nel centro venivano regolarmente sbattuti contro il muro con le mani serrate contro la gola, e molti di loro hanno subito sevizie sessuali.
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NUOVI CODICI La Provo Canyon è ancora aperta oggi, anche se gestita da amministratori e proprietari tutti diversi da quelli che erano in carica durante il ricovero della giovane Hilton. Nel suo caso la cura non ha sicuramente avuto un effetto risolutivo. Dopo la fine del programma di rieducazione è iniziata la carriera della giovane artista, che nel '99 entrò nella squadra di modelle della Trump agency. Una carriera segnata da abusi di droghe e alcool, che l' hanno portata a successive ricadute e umilianti esibizioni pubbliche.
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La sua testimonianza ha avuto però un peso nella audizione alla quale ha partecipato. L' assemblea statale dello Utah ha approvato all' unanimità la legge che fissa i nuovi codici di comportamento ai quali dovranno adeguarsi la Provo Canyon e le altre strutture private dedicate alla rieducazione giovanile.
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