Estratto dell'articolo di Cosimo Caridi per “il Fatto Quotidiano”
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Il governo tunisino ha negato l'accesso al Paese a una delegazione di europarlamentari. Dichiarando 'persone non grate' gli stessi deputati che stanno per firmargli un assegno (quasi) in bianco, il presidente Kais Saied ha aperto una seria crisi diplomatica. La missione europea, di appena due giorni, era considerata una formalità.
Il gruppo della Commissione Affari esteri era incaricato di incontrare società civile, sindacati e opposizione per “valutare il memorandum d'intesa firmato dall'Ue e dalla Tunisia”. La regia dell'accordo è di Giorgia Meloni, ma la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è spesa in prima persona nella gestione dei negoziati.
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L'accordo prevede un primo trasferimento di 105 milioni di euro per rafforzare il controllo alle frontiere: bloccare i migranti. I fondi non sono ancora stati trasferiti e dalla fine dei negoziati le partenze dei barconi sono aumentate. Ma ci sono altri soldi, molti: una seconda tranche da 150 milioni […]
Nelle previsioni dell'Ue c'è la disponibilità di mandare a Tunisi fino a 1 miliardo di euro, se il presidente Saied accetterà le condizioni del Fondo Monetario Internazionale. Von der Leyen era così soddisfatta dell'accordo da indicarlo come modello per future negoziazioni con gli altri Paesi del Maghreb: Egitto e Marocco sono già nel mirino.
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A luglio un gruppo di europarlamentari, nessuno dei quali fa parte della missione a cui è stato negato l'ingresso in Tunisia, ha tenuto una conferenza stampa per denunciare la riduzione dei diritti sotto l'attuale presidente Saied. “Non possiamo ignorare il pregiudizio politico della delegazione contro il piano di cooperazione tra Ue e Tunisia” ha detto ieri Nicola Procaccini, europarlamentare di FdI che co-presiede il gruppo dei Conservatori al Parlamento Ue.
Ma la questione appare ben più complessa. A maggio si elegge il nuovo Europarlamento, la virata a destra è considerata inevitabile e Von der Leyen, espressione dei Popolari, sta impostando la sua candidatura su valori conservatori, ma tenendo aperta la porta ai socialisti.
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La parte più distruttiva del Parlamento, Conservatori in testa, vorrebbero un nome diverso. Si vota però con il proporzionale ei due grandi blocchi di europarlamentari vengono da Germania e Francia. Berlino ha già ribadito più volte che non condivide il piano sulle migrazioni immaginato dal governo italiano.
Poi c'è Emmanuel Macron, convinto sostenitore della chiusura dei confini con l'Italia e che propone un “approccio europeo” alla crisi migratoria. Tra sette giorni papa Bergoglio è atteso a Marsiglia: fonti dell'Eliseo sottolineano una “convergenza” dei due leader su questo tema.
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