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    SOSTIENE PEREIRA - IL NUOVO SOPRINTENDENTE DELLA SCALA CHIEDE ALLE IENE DEL LOGGIONE: “PERCHÉ FISCHIATE?” – IL TAPINO NON SA CHE APPLAUDIRE È FACILE, FISCHIARE È DIFFICILE


     
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    Pietrangelo Buttafuoco per "il Foglio"

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    Ieri, con gli Amici del Loggione. Oggi, con i melomani dell'Accordo, l'associazione degli spettatori in coda alla biglietteria. Sono quelli che se ne stanno in piccionaia, si godono la musica, e ne sanno più di tutti. A tutti loro, Alexander Pereira, il soprintendente del Teatro alla Scala (prenderà pieni poteri in autunno), in qualità di ospite della stravagante convocazione, ha fatto la stessa domanda: "Perché fischiate?".

    E' stato tutto un fischiare, infatti, nella stagione scorsa. Non un titolo, del cartellone, è stato risparmiato. Fucilati da fischi, più che meritati, furono Dmitri Tcherniakov e Daniele Gatti, rispettivamente regista e direttore di una "Traviata" buona al più per le Pussy Riot, col tenore Piotr Beczala ridotto a piagnucolare su Facebook: "Non canterò mai più alla Scala". Il solito Tcherniakov, con "La sposa dello Zar", in una versione simil-Femen, ebbe a patire pernacchi e mavalà spropositati perché - trombe fuori tempo a parte - sono le spremute di cervello registiche a urtare i nervi degli intenditori.

    Sono disastri, questi, derivati dalle scelte di Stéphane Lissner. Pereira - in questo interregno - probabilmente cerca di prevenire ma i loggionisti fischiano da sempre, i più famosi sono quelli di Parma, custodi dell'eredità verdiana, i cantanti ci vanno facendosela sotto dalla paura, ed è pur sempre una prova di carattere, affrontarli. Battezza e fortifica nell'ordalia la sentenza del loggione e sempre a Parma, presso la libreria Pietro Fiaccadori, si possono trovare i testi sull'epica dei fischiatori.

    ALEXANDER PEREIRAALEXANDER PEREIRA

    E' stato tutto un fischiare, sempre. Anche i loggionisti, c'è da dire, hanno subìto il deperimento culturale. Quelli di trenta o quaranta anni fa sono incomparabili per competenza e gusto con quelli di oggi; con Cerniakov e Gatti - giusto per restare in tema - avrebbero imbracciato la bombarda ("... e non intesa come strumento musicale", precisa Nazzareno Carusi, socio della Cooperativa Mona fondata da Paolino Isotta e a cui fa capo anche Riccardo Muti).

    Stephane Lissner Sovrintendente ScalaStephane Lissner Sovrintendente Scala

    Ciò non toglie che questi di oggi, però, ne sappiano sicuramente più di Valeria Marini che siede in platea, e più di Alberto Matteoli che sulla Stampa, ieri, riconosce la patente di intelligenza solo al pubblico dalle residenze allocate da Chiasso in su... ma, direbbero i "Mona", il signore sì che se ne intende: ha fatto il militare a Cuneo. "Facciano un vero teatro", dice Wilma Vernocchi, "invece di accordarsi coi loggionisti". Soprano tra i più grandi, insegnante di canto a Bologna, la signora Vernocchi si trovò in loggione, alla Scala, ad ascoltare una "Aida", e restò allibita nel vedere il pubblico "disorientato come le pecore al pascolo".

    Li fulminò col suo sguardo da dea e disse: "Cosa state a fare, qui, se non fischiate?". E furono fischi. Neppure Teresa Pasotto, impresaria della provincia italiana, avrebbe potuto permettere un allestimento come quella "Aida". Tutta con le trombe fuori tempo. "Stravolgere è facile", bacchetta Vernocchi, "creare è difficile". I loggionisti stanno al claquista come i soldati ai mercenari.

    Teatro Alla ScalaTeatro Alla Scala

    Probabilmente Pereira pensa di parlare a questi e non a quelli, irriducibili. Non furono mercenari dell'applauso i loggionisti che al debutto del "Trovatore", alla presenza di Giuseppe Verdi, fecero piovere i volantini con scritto "Viva V.E.R.D.I" (Vittorio Emanuele Re d'Italia) e così avviare il Risorgimento. Il loggionista, a differenza della claque, non è comprabile e se poi succede - come accadde con Maria Callas, che chiamava a sé un codazzo cui spargeva biglietti omaggio come coriandoli, o con Raina Kabaivanska, detta anche "la Regina dei Pullman", affidata a un claqueur i cui palmi delle mani erano di un metro quadro - succede che la verità dell'arte la strada sua la trova.

    Teatro alla scalaTeatro alla scala

    Temutissima dai soprintendenti è Luisa Mandelli che fu Annina quando la Callas faceva Violetta. La Mandelli, capo di questa scicchisima curva nord qual è il loggione della Scala, incita alla rivolta contro gli scempi e però bisogna dirlo: è nata a sud di Chiasso e vale cento Trovatori appiccicati di Lissner. E però si sa: applaudire è facile, fischiare è difficile.

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    loggione del teatro alla scalaloggione del teatro alla scala
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