Giacomo Amadori per “La Verità"
cerimonia di commiato per francesco greco 5
Cortocircuito ieri al tribunale di Brescia. In mattinata l'Ansa ha annunciato l'archiviazione per l'ex procuratore di Milano, Francesco Greco, sotto inchiesta per omissione d'atti di ufficio. Nel pomeriggio il clamoroso contrordine. Lo stesso tribunale ha fatto sapere che «corre l'obbligo di precisare che il gip assegnatario del fascicolo, allo stato, non ha adottato alcun provvedimento sulla richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero».
piero amara 4
Anche se in serata l'Ansa ha confermato l'imminenza del proscioglimento, restano ancora formalmente in piedi le contestazioni di inerzia investigativa mosse a Greco dal suo pm Paolo Storari a proposito delle indagini scaturite dalle dichiarazioni del faccendiere Piero Amara che in sei verbali, stilati tra dicembre 2019 e gennaio 2020, aveva svelato i segreti della presunta loggia Ungheria.
PAOLO STORARI
Storari, «a suo dire esasperato, dall'inattività protratta dei vertici della Procura milanese per i primi mesi del 2020» ha riferito di aver cercato una qualche soluzione «all'impasse» consegnando all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo quei verbali in formato Word e «tre file relativi a intercettazioni ambientali relative a un altro indagato, l'avvocato Giuseppe Calafiore» di cui La Verità ha dato conto in esclusiva nei mesi scorsi.
calafiore
Per la Procura Davigo avrebbe suggerito a Storari di mettere tutto per iscritto le sue richieste al procuratore Greco e all'aggiunto Laura Pedio «per evitare che l'omessa iscrizione si ritorcesse contro di lui quale contitolare del procedimento». E così che «dal 17 aprile 2020 inizia un sempre più serrato invio di mail rivolte ai procuratori Pedio e Greco avente per oggetto la necessità e l'urgenza di procedere alle iscrizioni e avviare concrete e proficue indagini». Iscrizioni che sarebbero arrivate il 12 maggio.
Il procuratore di Brescia Francesco Prete non a caso sottolinea questa tempistica. Infatti l'articolo 335 del codice di procedura penale stabilisce che il pubblico ministero iscriva immediatamente la notizia di reato e il nome dell'indagato nel registro. Tuttavia la giurisprudenza disciplinare considera tempestiva l'iscrizione purché sia fatta nei trenta giorni. Per questo, dopo alcuni mesi di investigazioni, la Procura ha chiesto l'archiviazione. Che il Gip non ha ancora accolto. Storari a Brescia ha prodotto alcune mail, la prima delle quali inviata l'11 dicembre alla Pedio, «in cui avrebbe allegato alcune deleghe d'indagine ritenute necessarie». Quindi, ben prima di aprile.
PAOLO STORARI
Quei messaggi avrebbero dovuto essere la prova della «presunta inerzia del vertice della Procura milanese che sulle dichiarazioni di Amara avrebbero ritardato ad assumere adeguate iniziative investigative a cominciare dall'iscrizione del reato previsto» dalla legge Anselmi sulle logge segrete. Ma per i pm bresciani la circospezione della Procura meneghina non sarebbe un reato: «Circa il merito delle iscrizioni era doverosa una attenta e prudente riflessione sugli elementi forniti da Amara del quale bisognava valutare la credibilità soggettiva e soprattutto la consistenza o almeno il fumus delle accuse rivolte nei confronti di esponenti di alto profilo delle istituzioni».
PIERO AMARA
In più, tra l'ultimo interrogatorio di Amara e la sua iscrizione c'era stato in mezzo il lockdown con il conseguente rallentamento delle «attività in tutti gli uffici giudiziari del Paese». Inoltre nelle chat depositate da Storari per la Procura non si rinviene «mai un atteggiamento neghittoso, ma al contrario un'adesione alle proposte di Storari accompagnata da inviti a lui rivolti di prospettare soluzioni a determinati problemi quale quello della competenza territoriale».
piercamillo davigo
Per gli inquirenti «la decisione di iscrivere Amara, Calafiore e Alessandro Ferraro decisa l'8 maggio e formalizzata il 12 fu presa proprio su proposta dello stesso procuratore Greco sul presupposto che queste tre persone si fossero autoaccusate di far parte della presunta loggia e quindi la loro iscrizione era da considerarsi inattaccabile». Ma resta un piccolo mistero. Davigo ha dichiarato di aver parlato dei contrasti alla Procura di Milano con il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi e che questi avrebbe sollecitato Greco a trovare una soluzione.
Ma la Procura di Brescia non è riuscita a dimostrare questo assunto: «Sulla decisione di procedere alle iscrizioni non ha influito il Pg della cassazione Salvi che, dal canto suo, nel ricostruire le conversazioni telefoniche con Greco ricorda, nel verbale del 16 luglio, di avere più che altro assunto informazioni circa le criticità a lui riferite senza un'espressa sollecitazione a effettuare iscrizioni».
LAURA PEDIO
Non è finita. Gli inquirenti hanno cercato «un significativo riscontro» di un contatto telefonico e cioè a ridosso della decisione di Greco di fare le iscrizioni. Per questo hanno acquisito i tabulati telefonici delle utenze intestate a Greco e Salvi, «ma l'unico contatto che vi compare in questi giorni è rappresentato da un sms».
E qui c'è la stranezza più eclatante. Annota Prete: «Non è stato possibile rinvenire sul telefono del procuratore Salvi il contenuto di quel messaggio in quanto lo stesso procuratore ha dichiarato di aver smarrito l'apparecchio che aveva all'epoca» e «anche sul versante del procuratore Greco la ricerca è stata infruttuosa avendo questi a sua volta cambiato telefono dopo maggio 2020. Non vi è conferma quindi che Greco si sia indotto a effettuare le iscrizioni in quanto sollecitato dal procuratore generale della Cassazione».
giovanni salvi foto di bacco (2)
Dunque la prova che avrebbe potuto dare ragione a Davigo e Storari non si è trovata perché due alti magistrati hanno dichiarato a verbale di aver perso ogni traccia del contenuto dei rispettivi cellulari. Cioè nel luglio e nel settembre 2021 entrambi non avevano più il telefonino che usavano nel maggio del 2020 e non avevano più neanche la copia del contenuto. Nella richiesta di archiviazione viene evidenziato quello che è ritenuto l'«aspetto più importante»: «La prima sollecitazione di cui abbiamo traccia è quella rivolta alla Pedio il 17 aprile 2020, mentre la prima rivolta al dottor Greco è del 27 aprile pochi giorni prima di quell'8 maggio in cui l'iscrizione viene decisa per poi essere formalizzata il 12».
FRANCESCO GRECO
Il 17 aprile Storari scrive alla Pedio: «Come ti avevo anticipato la settimana scorsa inizierei a iscrivere e fare qualche tabulato su alcuni appartenenti a Ungheria. L'ultimo interrogatorio è di gennaio e dobbiamo per forza iscrivere a quasi tre mesi di distanza siamo anche in forte ritardo secondo me. Leggendo le chat Verdini e altro qualche riscontro alle dichiarazioni di Amara iniziamo ad averlo. Fatti i tabulati e qualche riscontro su fonti aperte approfitterei per mettere sotto intercettazione qualcuno [] e ciò in considerazione del fatto che le persone sono costrette a stare a casa e si devono
parlare. Tutto ciò ovviamente sempre tenendo la mente aperta a una possibile calunnia». La collega tentenna: «Dovremmo parlare anche con Francesco». E spiega che ci potrebbero essere problemi di competenza territoriale. Ma non solo: «Devo dire che qualche perplessità ce l'ho pure io anche perché dobbiamo definire il procedimento Eni con priorità assoluta. Temo che l'avvio di altra indagine ci possa impegnare eccessivamente e portare a un risultato dubbio». Non è chiaro a quale procedimento Eni faccia riferimento l'aggiunto, ma forse si tratta di quello sul cosiddetto complotto per cui ha incriminato per calunnia lo stesso Amara.
ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO FRANCESCO GRECO GHERARDO COLOMBO - POOL MANI PULITE
Storari insiste: «Come ti ho detto non credo che possiamo aspettare oltre a iscrivere vista la giurisprudenza sulle tardive iscrizioni e la delicatezza dell'indagine e la qualità dei soggetti coinvolti». Il momento di maggiore tensione arriva il 29 aprile, quando Greco attacca così il suo sostituto: «Se non ho capito male hai disposto iscrizioni e delega investigativa senza concordarla con il magistrato collegato. Francamente lo trovo sconcertante e non lo avevo mai visto prima».
Storari, dopo essersi giustificato, risponde per le rime: «A me sconcerta altro».Il 7 maggio il pm fa presente di credere alle parole di Amara, sebbene in subordine, da tempo, chieda di «tenere la mente aperta a una possibile calunnia» e, contemporaneamente, lancia una pesante frecciata ai suoi capi sulla gestione del processo Eni Nigeria: «A fronte di queste dichiarazioni (di Amara, ndr) io credo si aprano due strade o iscrivere i soggetti per la legge Anselmi (quella sulle logge segrete, ndr) e iniziare a svolgere attività investigativa o iscrivere Amara per calunnia. Come ho già detto la soluzione che propongo è la prima in quanto, almeno prima face e tenendo ben aperta la mente a possibili diverse valutazioni, non credo che Amara dica il falso.
processo Eni Descalzi - giudice Tremolada
Si tratta di una valutazione che credo tu condivida anche perché si è proceduto a trasmettere alla Procura di Brescia le dichiarazioni di Amara concernenti il collega Tremolada (Marco, giudice del processo Eni-Nigeria, ndr), pur trattandosi di un de relato di secondo grado nonché ad accennare a tali dichiarazioni non citandole espressamente, e tu conosci la mia posizione sul punto, nell'elenco di domande da sottoporre ad Amara qualora lo stesso fosse stato sentito ai sensi del 507 nel processo Eni Nigeria (quando emerge qualche elemento nuovo, ndr)».
PAOLO STORARI
La risposta di Greco, che nel frattempo è stato contattato da Salvi, è conciliante: «Hai ragione e penso sia il caso di sentirci domani mattina alle 11 così oggi ho il tempo di leggere le tue riflessioni. Scusami, ma in questi giorni sono stato in apnea, grazie al Csm che ha rinviato di un mese il termine per l'autorelazione di conferma quadriennale ora sono più libero e rilassato».
giovanni salvi foto di bacco (1)
L'8 maggio arrivano le iscrizioni. Nella richiesta di archiviazione gli inquirenti non risparmiano a Storari l'accusa di non saper lavorare in squadra: «In vista di un più proficuo sviluppo delle indagini si era proposto al dottor Storari di allargare il team dei pm assegnatari, ma la proposta non aveva trovato accoglienza proprio nel dottor Storari che aveva confermato di trovarsi bene con la Pedio». In realtà, il pm, messo di fronte al fatto compiuto, aveva commentato: «Va benissimo ovviamente, ma vorrei iniziare a fare le cose». Il 18 maggio 2020, nonostante fossero passati quattro mesi dall'ultimo interrogatorio di Amara, concretamente non era ancora stato fatto niente.
PAOLO STORARI CON IL SUO AVVOCATO