1. QUELLE SOPRINTENDENZE IN DISARMO
Lettera di Giulia Maria Mozzoni Crespi a "Repubblica"
Caro Direttore, relativamente a quanto Giovanni Valentini ha scritto sulle Soprintendenze e alle risposte da parte di qualificati importanti personaggi, mi permetta di esprimere la mia opinione personale quale testimone di lunghe appassionate battaglie riguardanti il mondo dei Beni Culturali.
1. Sino a dieci anni fa, quando viaggiavo all'estero e incontravo storici dell'arte o direttori di musei stranieri, questi non perdevano l'occasione di dirmi quanto invidiavano l'Italia per le sue strutture di tutela concernenti i beni culturali. Strutture che loro consideravano le migliori d'Europa.
2. Purtroppo vi è stato un lento decadere in questo settore, soprattutto dopo gli anni settanta, iniziato con l'allontanamento graduale e metodico dei soprintendenti più coraggiosi e la mancata sostituzione di giovani capaci e non raccomandati. A questo va unita la mancanza crescente di fondi, per cui ai soprintendenti sono, con sempre maggior frequenza, mancati gli strumenti più banali perché potessero esercitare la loro funzione.
Ovverosia telefonini (per cui sovente dovevano usare quelli personali), computer, automobili oppure carburante se l'automobile c'era, nonché geometri e architetti che potessero aiutarli nell'esplicazione di migliaia di pratiche che giungevano sul loro tavolo.
Negli ultimi anni ho numerose volte pubblicamente denunciato ai giornali e alle televisioni che le Soprintendenze sono state volutamente lasciate deperire di una morte lenta, continua e ben pilotata.
Ripeto, volutamente e assiduamente pilotata dai passati governi. Fatto che non è mai stato sufficientemente messo in evidenza, ma purtroppo il settore della cultura in generale e quello del ministero dei Beni Culturali non hanno mai seriamente interessato il mondo politico, il mondo dei media, il mondo della finanza. Quando ci si accorgerà di questo errore, sarà forse troppo tardi...?
Giulia Maria Mozzoni Crespi
Risposta di Giovanni Valentini
Rispondo con una citazione testuale: «Le Soprintendenze fanno discutere, sono ottocentesche, vanno rafforzate, sostenute e ammodernate. Alcuni funzionari hanno una mentalità invecchiata, fanno ogni sorta di difficoltà, servono più le loro idee che i bisogni della società, sono rivolti alla conservazione, ma curano poco gestione, comunicazione e libertà della ricerca».
Dalla lettera di Andrea Carandini, presidente del Fai - la Repubblica, 16 marzo 2014 - pag. 23.
2. PIÙ TECNICI E PIÙ MEZZI PER LA TUTELA, E NON MENO TUTELA
Qualche giorno fa, le associazioni che sottoscrivono questo appello hanno ripetuto una nuova dura denuncia contro l'ennesimo sfregio al nostro patrimonio culturale. In quelle righe si ribadiva anche la sollecitazione agli organi di tutela, troppo spesso accomodanti, a mantenere alta la guardia.
Per questo siamo rimasti stupefatti nel leggere ieri, su "Repubblica", in prima pagina, un titolo come "I no delle Soprintendenze che rovinano i tesori d'Italia" e all'interno, nell'articolo, l'intera antologia degli stereotipi più logori, disinformati e disinformanti contro gli organi di tutela: un inverosimile attacco alle ragioni stesse della tutela del patrimonio.
Esercitando la "paralisi della conservazione", la "burocrazia" delle Soprintendenze sarebbe quindi, secondo l'articolista, responsabile di "congelare la modernizzazione e paralizzare l'aspetto urbanistico delle città." Insomma, "per dirla con Matteo Renzi, incatenare il Belpaese".
Giovanni Valentini con la moglie e Luigi AbeteAdesso abbiamo capito meglio il senso di questo siluro a sorpresa. Più volte il presidente del Consiglio ha attaccato soprintendenti "che nessuno ha eletto" come chi attaccava i magistrati anch'essi non eletti da nessuno.
L'esplicito e ripetuto rimando al corso del nuovo premier e il devoto omaggio alla sua "vision" in campo culturale, ci ripropongono l'abusata immagine dell'italico assalto al carro del vincitore di turno. Peccato che la vittima designata, il rottamato, in questo caso, non sia tanto l'apparato dirigenziale del Ministero per i Beni Culturali, colpevole caso mai del contrario, ovvero di aver assecondato, in questi ultimi anni, tante richieste al ribasso di parte politica, quanto piuttosto il nostro stesso patrimonio archeologico, storico-artistico, paesaggistico. Pompei, Volterra, le mura aureliane crollano perché, mancando tecnici e fondi, non c'è sufficiente tutela, non perché ve ne sia troppa.
GIOVANNI VALENTINI ERMETE REALACCI CARLO DE BENEDETTISe prevarrà questa nuova poderosa pulsione definitiva alla deregulation, l'accesso alla bellezza sarà sempre più circoscritto a pochi privilegiati, che ne possiedono in via esclusiva le chiavi. Gran parte del patrimonio sarà trasformata e stravolta in tante Disneyland per turismo globale, mentre l'altra, la meno "redditizia", rovinerà su sé stessa nel giro di pochi anni, sepolta dal cemento e dai rifiuti.
L'11 novembre 1786, a commento di una passeggiata romana, Goethe scriveva: "Questi uomini lavoravano per l'eternità; tutto essi hanno preveduto tranne la demenza dei devastatori, cui tutto ha dovuto cedere."
FRANCESCO RUTELLI ANDREA CARANDINISe questo è il nuovo che avanza, il retrogusto sa d'antico. Anzi di vecchiume reazionario.
Roma, 10 marzo 2014
Vezio De Lucia, presidente Associazione R. Bianchi Bandinelli
Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza
Alberto Asor Rosa, presidente Rete dei Comitati per la difesa del territorio
Maria Pia Guermandi, Consigliere Nazionale Italia Nostra
Edoardo Salzano, Direttore eddyburg.it
Anna Marina Foschi, presidente Italia Nostra Emilia-Romagna,
Carlo Alberto Pinelli, presidente Mountain's Wilderness
Desideria Pasolini dall'Onda, Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Paolo Leon, Mario Torelli, Marco Tullio Giordana, Donata Levi, PatrimonioSos, Adriano La Regina, Andrea Emiliani, Corrado Stajano, Gianandrea Piccioli, Pier Luigi Cervellati, Paolo Fabbri, Paolo Berdini, Antonio Pinelli, Sauro Turroni, Luciana Prati, Giovanna Borgese, Francesca Valli, Nino Criscenti, Fernando Ferrigno, Giulio Castelli, Paolo Cacciari, Pier Giovanni Guzzo.
Tomaso Montanari
TULLIO PERICOLI SALVATORE SETTIS