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    SPADAFORA CON LA SPADA DE FORA INFILZA CONTE: "LA SUA GUIDA HA UN DEFICIT POLITICO MOLTO GRANDE. IL NUOVO CORSO NON È MAI INIZIATO. ED È UN ERRORE ANCHE STRATEGICO PENSARE CHE IN QUESTI 10 MESI POSSIAMO ANDARE ALL'OPPOSIZIONE PER RIFARCI UNA VERGINITÀ E RICONQUISTARE IL VOTO'' - "L'ILLUSIONE CHE POPOLARITA' POTESSE TRASFORMARSI IN. CAPACITA' POLITICA" - L'EX MINISTRO PUNTA L'INDICE CONTRO CASALINO E L'INNER CIRCLE CONTIANO: “IL PROBLEMA DEI CERCHI MAGICI È…”


     
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    Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”

     

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    «La leadership di Giuseppe Conte ha un deficit politico molto grande ed è un deficit politico che non può essere colmato con la popolarità»: Vincenzo Spadafora non usa mezzi termini per descrivere la situazione del M5S.

     

    L'ex ministro ieri a Milano alla presentazione della sua autobiografia Senza riserve (edita da Solferino) mette in chiaro che cosa sta tradendo il presidente M5S: «L'illusione che il consenso popolare ricevuto durante la pandemia potesse trasformarsi in capacità politica, laddove capacità politica significa saper gestire un partito e i gruppi parlamentari, avere un'agenda adeguata anche per trattare con gli altri».

     

    «Io spero che presto se ne renda conto, perché nel Movimento ci sono tante persone che hanno esperienza e capacità per poterlo aiutare in questa azione», spiega Spadafora.

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    E aggiunge: «Nessuno mette in discussione la sua leadership, ma non è una leadership che in questo momento sta funzionando: il nuovo corso di fatto non è mai iniziato. Ed è un errore anche strategico pensare che in questi 10 mesi possiamo andare all'opposizione per rifarci una verginità e riconquistare il voto».

     

    L'ex ministro punta l'indice contro l'inner circle contiano: «Il problema dei cerchi magici è molto importante: se lui si fosse circondato di persone con maggiore esperienza e che avessero potuto colmare una parte che a lui oggettivamente manca, non ci ritroveremmo in questa situazione». Il deputato rilancia il concetto di unità. «Non credo alla scissione paventata, purché Conte la smetta di dare la percezione di voler accompagnare all'uscita le persone».

     

    2 - CONTE

    Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”

     

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    Giuseppe Conte è un fiume in piena. L'elezione di Stefania Craxi alla presidenza della commissione Esteri del Senato ha lasciato il segno. «Si tratta di una manovra di basso conio, in violazione di patti e regole», dice l'ex premier a chi gli chiede cosa ne pensi. Una mossa che compromette i rapporti - spiega - «per avere una poltrona».

     

    Il presidente del Movimento nega che i Cinque Stelle si siano asserragliati dietro a una candidatura non condivisa: «Non ci siamo affatto impuntati su Licheri. Le altre forze politiche ci hanno chiesto di sostituire Petrocelli con una persona di alto profilo e comprovata esperienza.

     

    A questo punto la scelta è caduta su Licheri, il nostro ex capogruppo. Abbiamo interpretato un percorso e una strada sempre condivisa con gli altri partiti». E il nome di Simona Nocerino, altra stellata finita tra i rumors delle candidature (in realtà si è proposta alla capogruppo Castellone) viene liquidata dal leader come «un'azione di disturbo per dividerci».

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    «La svolta è arrivata nel pomeriggio di martedì», racconta Conte a chi ha avuto modo di sentirlo. «Quando ho capito che la situazione stava degenerando ho sentito il dovere di avvertire tramite il ministro D'Incà il presidente del Consiglio, perché ho ritenuto si trattasse di una situazione di grande importanza della quale Draghi doveva farsi carico. Un discorso più ampio che coinvolgeva sia le forze d'opposizione che Italia viva. È sua la responsabilità di tenere in piedi la maggioranza». «Bisogna chiarire se Fratelli d'Italia è stato cooptato dalla maggioranza, se Italia viva è organico alle forze di centrodestra», puntualizza l'avvocato.

     

    Ma il Movimento, secondo Conte, non cerca di fare cadere Draghi («Noi non discutiamo il suo ruolo, è il premier»), semmai nota che «ci sono forze che stanno tramando in modo surrettizio per mettere in difficoltà il Movimento». Un disegno dal quale l'ex premier non si sente di escludere quasi nessuno (tranne i dem).

     

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    Anche per questo Conte ribadisce che «a questo punto è necessario chiarire la linea politica della maggioranza», perché - spiega - «si sta perdendo quel senso di minima coesione tra le forze che reggono l'azione di governo». Conte rifiuta un tavolo con gli altri leader: «Io caminetti non ne voglio fare, ma voglio confrontarmi in Parlamento in modo leale, i giochini di palazzo non mi appartengono».

     

    E salva il rapporto con i dem: «Con Letta non abbiamo parlato di questioni interne alla coalizione, ma per quello che è successo al Senato non ho nulla da rimproverare al Pd». Con i dem il fronte aperto, al massimo, è quello dell'inceneritore. Ma al netto delle posizioni che avrà l'esecutivo («Mettere la fiducia è irragionevole», sottolinea Conte), i toni con gli alleati sono più soft. «Vogliamo offrire soluzioni - spiega il presidente M5S -, lavorando sulla possibilità di offrire un contributo politico, che preveda scenari con impianti alternativi».

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    Nei Cinque Stelle l'accaduto non potrà non avere strascichi. I contiani insorgono. «Giocano sporco, impariamo a farlo anche noi», twitta Gianluca Castaldi, che parlando all'A dnKronos evoca l'uscita dalla maggioranza. Nel partito, però, ci sono posizioni diverse. Alcuni senatori sostengono di aver tentato di dissuadere i vertici a puntare solo su Licheri, invitandoli a giocare una seconda carta. «Non ci hanno ascoltato e questo è il risultato», ribadiscono. Le tensioni interne rischiano di deflagrare al prossimo round.

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