Paola Del Vecchio per “Avvenire”
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Difendere da un lato l'aborto «libero, sicuro e garantito». Dall'altro rafforzare «la salute riproduttiva e sessuale» con il riconoscimento di nuovi diritti, come quello al 'congedo mestruale'. Sono gli obiettivi del progetto di legge di riforma dell'aborto, varato ieri dal governo spagnolo, così come indicati dalla titolare del dicastero per le Pari opportunità, Irene Montero, di Podemos, nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri.
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Fra gli aspetti più controversi, l'eliminazione del consenso dei genitori o tutori all'interruzione volontaria di gravidanza per le minori a partire dai 16 anni, che era stato introdotto dal governo del Partito Popolare nel 2015. Assieme all'abolizione dei tre giorni di riflessione, attualmente obbligatori prima dell'aborto, e del dovere di informare le donne sugli aiuti disponibili in caso di proseguimento della gravidanza.
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Informazioni che, secondo il testo, «saranno fornite solo su richiesta». Il neo leader del Pp, Alberto Feijóo, ha criticato l'eliminazione del «ragionevole» consenso genitoriale ad abortire per le minorenni, quando in Spagna «la legislazione vieta ai minori di 16 anni di consumare alcol». Mentre per il portavoce del partito di destra Vox, Espinosa de los Monteros, la riforma ratifica «il disprezzo della vita». Sulla stessa linea le critiche espresse alla vigilia dai vescovi spagnoli, per i quali «si supera la linea rossa in termini di civiltà».
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Il testo approvato dalla coalizione Psoe-Podemos punta a far sì che l'Ivg sia assicurata dai servizi sanitari pubblici e non dalle cliniche private. Stabilisce, infatti, che dovrà essere assicurata «nel centro sanitario più vicino» al domicilio della donna che la richiede. E, come per l'eutanasia, introduce un albo di medici obiettori di coscienza, che dovranno osservare la loro scelta sia nel pubblico che nel privato.
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Inoltre con il riconoscimento del diritto alla 'salute mestruale', la Spagna sarà il primo Paese in Europa e in occidente a introdurre un permesso retribuito per mestruazioni «molto dolorose», come «invalidità temporanea », senza limiti di tempo, certificata da un medico. E sarà lo Stato ad assumere il costo dell'assenza. Mentre, fra le misure di «accompagnamento alla gravidanza e riproduzione », sarà introdotto il congedo retribuito dalla 39ª settimana di gestazione, fermo restando i tre mesi post-parto.
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Non sarà invece ridotta l'Iva del 10% su assorbenti e prodotti di igiene femminile per arginare la «povertà mestruale », che colpisce 2 donne su 10, secondo stime della Ong Period. E che ha creato non poche tensioni fra gli alleati di governo, per il no del ministero alle Finanze. Tuttavia saranno distribuiti gratis nelle carceri, nei centri civici e negli istituti scolastici. L'esecutivo stima in 104 milioni di euro il costo delle misure, che includono anche la distribuzione gratuita della pillola del giorno dopo (che oggi costa 20 euro in farmacia) «nei centri scolastici collegati a campagne sull'educazione sessuale », in cui si promuoverà, fra l'altro, la contraccezione maschile.
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L'educazione sessuale nelle scuole sarà «integrale nelle principali tappe educative ». Al contrario rispetto alla bozza circolata nei giorni scorsi, pur riconoscendo l'utero in affitto come «una forma di violenza contro le donne», il testo approvato non persegue le coppie che abbiano fatto ricorso alla gestazione surrogata all'estero.
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