EMMANUEL MACRON CON LA MASCHERINA
1 – IN EUROPA IL VIRUS DILAGA MA I GIUDICI BOCCIANO LE MISURE D'EMERGENZA
Michela Allegri per “il Messaggero”
Nei giorni in cui in Europa e nel mondo si assiste a una vera e propria impennata dei numeri di contagio, arrivano decisioni giudiziarie che cozzano con i provvedimenti presi dai governi per arginare la diffusione del coronavirus. È stato il turno di Spagna e Francia, ma le stesse sentenze potrebbero, in futuro, riguardare anche l'Italia.
CORONAVIRUS SPAGNA
Ieri il dispositivo della Corte Superiore di Giustizia di Madrid: il lockdown non può essere imposto, perché lede «i diritti e le libertà fondamentali». E così, mentre la Spagna - insieme alla Francia - guida la triste classifica europea dei contagi, le misure di contenimento del virus imposte dal governo alla Capitale e ad altre nove città della provincia vengono sonoramente bocciate.
pedro sanchez
Il ministero della Sanità spagnolo aveva stabilito misure più severe di quelle disposte dalla municipalità di Madrid nell'intento di contenere l'espansione della malattia, a fronte di un tasso di contagi più che triplo rispetto al resto del Paese.
LA CHIUSURA PARZIALE
Il lockdown parziale, entrato in vigore da venerdì sera per 4,8 milioni di abitanti, non obbligava di rimanere in casa, ma limitava la libertà di movimento fuori dal Comune di residenza se non per motivi di lavoro, studio o salute. Il governo Sanchez aveva di fatto scavalcato un provvedimento della regione, che, invece, aveva introdotto un lockdown limitato a circa un milione di residenti delle aree più colpite.
coronavirus tvboy gioconda barcellona
La presidente della Comunità di Madrid Isabel Diaz Ayuso si era subito schierata contro questa decisione, denunciando un'«invasione di poteri». E aveva presentato un ricorso in tribunale. Ora è arrivata la sentenza: la Corte Superiore di Giustizia ha giudicato illegittima la decisione governativa, e le relative sanzioni, e ha raccomandato l'adozione di misure concordate per la tutela della salute pubblica.
strade deserte madrid
Il giudice ha stabilito che l'esecutivo non ha le competenze per imporre restrizioni che colpiscono i diritti fondamentali e la libertà di movimento. Adesso le misure ordinate dal ministero della Salute «saranno ritirate», ha annunciato Ayuso, ma al loro posto ne saranno varate altre, «ragionevoli, eque e ponderate».
coronavirus barcellona
LA REAZIONE
Il commento del governo è arrivato a stretto giro: «Analizzeremo la sentenza tra oggi e domani, e vedremo il da farsi», ha incassato il premier Pedro Sanchez dall'Algeria. Mentre il ministro della Salute, Salvador Illa, ha subito convocato la Comunità di Madrid: «Adotteremo le decisioni legali che proteggono meglio la salute». La stessa Comunità prevede di approvare già oggi «nuove misure di ordine sanitario», invitando i cittadini, nel frattempo, a non lasciare la città. Intanto il sindaco di Madrid, José Luis Martnez-Almeida, ha chiesto di evitare gli assembramenti e ha auspicato che cessi al più presto «l'incertezza giuridica».
LE MASCHERINE
coronavirus spagna
Qualche giorno fa era stato il turno della Francia, dove anche ieri si sono registrati più di 18mila casi in 24 ore e proprio per questo da ieri il governo italiano l'ha inserita tra i Paesi a rischio: chi arriverà dalla Francia dovrà sottoporsi al tampone. La sentenza del Tribunale ha riguardato le mascherine: il Tar di Strasburgo ha stroncato il decreto del prefetto che imponeva di indossare i dispositivi di protezione anche all'aperto, giudicandola una «grave violazione della libertà personale e di circolazione».
pedro sanchez con la moglie
Il tribunale regionale ha stabilito la necessità di aggiornare il provvedimento con l'indicazione di fasce orarie, comuni e quartieri di riferimento. L'imposizione generalizzata è stata infatti giudicata illegittima. Una decisione destinata a fare giurisprudenza, che ha già prodotto una pioggia di ricorsi a nome di associazioni e semplici cittadini a Parigi, Lione e Nizza, e che, soprattutto, vista l'analogia tra il diritto amministrativo italiano e francese, potrebbe portare anche un giudice a ragionare nello stesso modo nel nostro Paese.
Intanto nell'Ile-de-France, la regione di Parigi, è scattato il «Plan Blanc», il piano di emergenza che consente di mobilitare tutte le risorse degli ospedali in presenza di una crisi, soprattutto per convocare personale di rinforzo e aumentare i letti in rianimazione, preoccupazione principale in queste ore in cui - nella regione - il numero di malati Covid in rianimazione ha oltrepassato la soglia del 40%.
EMMANUEL MACRON CON LA MASCHERINA
GERMANIA
Ma l'allerta è altissima in tutta Europa, dove sono stati superati i 6 milioni di contagi. Mentre in Italia sono stati registrati 4.458 nuovi casi e 22 morti in 24 ore, in Germania i contagi in un giorno hanno raggiunto quota 4.000, mai così tanti dall'11 aprile, quando il paese era ancora in lockdown. Il ministro della Salute tedesco Jens Spahn ha definito l'aumento «allarmante. Vogliamo evitare che i numeri crescano esponenzialmente», ha affermato.
CESARE MIRABELLI
2 – «LE SENTENZE NON SOSTITUISCANO LA POLITICA AI DIRITTI INDIVIDUALI PUÒ ESSERCI UN LIMITE»
Diodato Pirone per “il Messaggero”
A Madrid e a Strasburgo, con modalità e canali giuridici diverse, è accaduto che disposizioni restrittive anti-Covid disposte dalle Autorità nazionali sono state bocciate dai tribunali. E' possibile che accada lo stesso in Italia? Ed è giusto che siano i tribunali in Europa a dirimere controversie giuridiche su un'emergenza sanitaria? Lo abbiamo chiesto all'ex presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli.
Presidente come giudica quanto è avvenuto a Madrid e Strasburgo?
GIUSEPPE CONTE MEME
«Al di là dei dettagli dei due episodi che vanno esaminati nel loro contesto giuridico, emerge un elemento di base: in tutti gli ordinamenti europei si registra una espansione della giurisdizione sul tema della restrizione dei diritti.
Il che è un elemento positivo perché ci tutela tutti ma può contenere anche un elemento negativo se il giudice si sostituisce alla discrezionalità della politica».
giuseppe conte meme
In sintesi lei sostiene che è un bene che ci sia un controllo delle decisioni prese dall'alto ma che a sua volta questo controllo deve avere una misura, un limite?
«Si, è bene che ci siano livelli di controllo delle decisioni politiche ma la politica deve poter decidere purché rispetti alcune garanzie di fondo».
E quali sono queste garanzie?
«In alcune situazioni come quella della pandemia che finisce per mettere in pericolo il diritto alla vita la stessa Costituzione italiana, ma non solo la nostra, rende possibile restrizioni ad altri diritti e ad altre libertà fondamentali come, ad esempio, quella di viaggiare.
emmanuel macron a scuola 5
Questi diritti possono essere compressi ma non vanificati. Né è pensabile che la loro riduzione possa essere reiterata all'infinito».
Il confine talvolta è sottile. Chi lo determina? E chi vigila su eventuali abusi di potere?
«Tribunali a parte, in una repubblica parlamentare come la nostra il compito di impedire abusi nella restrizione dei diritti spetta innanzitutto al Parlamento. Devono essere le Camere a vigilare su possibili abusi di potere oltre alla pubblica opinione, va da sé. Il punto è che non si deve creare una consuetudine sulle restrizioni che non vanno mai accettate senza spirito critico, men che meno se dovessero diventare abitudinarie».
emmanuel macron a scuola 6
Quando è ipotizzabile il superamento della linea di confine fra provvedimento restrittivo corretto e abuso di potere?
«Innanzitutto quando le misure non sono proporzionate al problema che si intende affrontare. Dunque ogni misura deve essere presa con la cosiddetta garanzia della fonte, nel caso specifico di una pandemia ci deve essere un comitato di esperti, di scienziati, in grado di valutare e suggerire con una propria autonomia provvedimenti da prendere.
conte meme
Il governo, secondo Costituzione, può adottare norme idonee, misurate e temporanee. Anche severe ma mai tali da annientare gli altri diritti in nome di quello della tutela della salute».
Per restare nell'attualità nel caso dell'obbligo delle mascherine il governo è rimasto entro i limiti che lei descrive?
«E' una questione di punto di equilibrio. L'esecutivo ha esteso l'obbligo di uso della mascherina ma, pur lanciando un allarme sui contagi in ambito familiare, ha lasciato che sia facoltativo il suo impiego negli incontri fra i parenti. Questo è un esempio di proporzionalità delle misure rispetto all'incidenza del fenomeno che si intende combattere».
Il governo italiano è stato molto criticato per l'uso massiccio di uno strumento amministrativo come i Dpcm. Trova che la gestione giuridica della crisi da parte del nostro Paese sia stata diversa da quella di altre nazioni europee?
Cesare Mirabelli
«Noto che, senza volerlo esplicitamente, sia nata una giurisdizione europea sul tema della tutela dei diritti e della loro gestione in circostanze eccezionali come la pandemia. La Corte Costituzionale tedesca si è espressa per stabilire che non esiste un potere assoluto neanche in queste circostanze e che le limitazioni vanno calibrate. Così anche in Francia. Da questo punto di vista va rivalutato quel vecchio proverbio che dice che non tutti i mali vengono per nuocere».