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Luciano Spalletti, ct della Nazionale italiana, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di Nations League contro la Francia, stasera alle 20:45.
Sulla Francia ha dichiarato:
«Se andiamo a vedere la formazione della Francia, è una formazione di altissimo livello. Mi aspetto una partita con difficoltà dove si può sopperire soltanto essendo squadra e quella deve essere la nostra arma. Ho visto cose buone in questi giorni e spero di rivedere le cose degli allenamenti. Poi ci saranno difficoltà. Loro sono una squadra sorniona, che ti dà l’impressione di poter gestire la gara, poi appena ti alzi hanno queste sventagliate sugli esterni».
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Sugli errori commessi agli Europei:
«Sono diverso perché la nostra vita diventa migliore se capiamo cosa ci succede. Io ho fatto tesoro di quello che è stata l’esperienza precedente. Dove c’è professionismo serve migliorare, poi gli errori si fanno. Ho visto la voglia dei calciatori di tenere la schiena dritta e non avere l’arrendevolezza di portarsi dietro i rimpianti.
Le vere sconfitte sono quando ti porti dietro tutto quello che è stato, noi dobbiamo guardare al futuro e la partita di domani sera è già scritta nel futuro. Abbiamo iniziato questo nuovo percorso dopo l’Europeo in cui siamo stati a pensare a giocatori che potevano darci una mano, anche nelle convocazioni ci sono stato attento. Da qui in avanti ci sarà da fare qualcosa di nuovo, in un percorso che durerà per tutta la Nations League».
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Lo stato d’animo di Spalletti:
«Io poco sereno prima? Può darsi, siamo gli ultimi ad accorgerci come siamo. L’ultima volta sono stato troppo rompiscatole, perché io sono sereno e tranquillo da sempre. Sono stato molto umano nel credere nelle possibilità dei miei risultati, sono stato disumano nei metodi per perseguirli. Queste è probabilmente un errore, io quello che penso è che i calciatori non abbiano responsabilità».
SPALLETTI
Ivan Zazzaroni per corrieredellosport.it
Luciano Spalletti riparte da un calcio e da un disegno che non ama: dal 3-5-2 così distante dalle sue corde, dalla sua formazione, dai suoi princìpi. Lo fa, lo deve fare, per tentare di ridurre in fretta le distanze tra sé e i giocatori, tra sé e la delusione.
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Ha ammesso di averlo studiato per tutta l’estate, «un’estate bruttissima», il periodo più nero della carriera, specie se si considera l’entusiasmo con cui era entrato nel ruolo di commissario tecnico della Nazionale, la sua aspirazione professionale più alta.
Riparte da una squadra che non è paragonabile, per qualità e caratteristiche fisiche, alla Francia e al Belgio e che potrebbe incontrare delle difficoltà anche con Israele.
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Per recuperare il consenso Spalletti ha scelto un profilo diverso e di fare le cose semplici, riducendo la lunghezza dei discorsi, delle informazioni e anche le iperboli. Più selezionatore e meno allenatore, almeno nelle intenzioni.
Posso soltanto immaginare quanto abbia sofferto per il fallimento e gli effetti di una campagna disastrosa, lui che pochi mesi prima aveva realizzato il capolavoro napoletano. La stampa non gliel’ha perdonata, c’è anche chi ha sperato che lasciasse per far posto a Allegri o Ranieri. Probabilmente Luciano ha creduto troppo in sé stesso e nelle sue capacità, pensando di poter aggiungere qualcosa, tanto (conoscenze, coraggio, personalità) a un gruppo dalle potenzialità non eccelse, risultando insomma superiore ai nostri limiti e difetti.
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Agli Europei l’Italia è andata molto peggio di quello che potevamo immaginare, certo, ma se continuiamo a pensare che un eccellente allenatore come lui possa risolvere i problemi del nostro calcio, non abbiamo capito nulla. Spalletti avrà anche idee da vendere, ma la struttura è troppo fragile per dare loro vera forza.
spalletti di lorenzo ITALIA SVIZZERA - SPALLETTI PRESO IN GIRO DA UN GIORNALISTA ELVETICO