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    "SPALLETTI, PERCHE’ ANCORA JORGINHO SUL DISCHETTO? QUESTO E’ MASOCHISMO” – IL COMMENTO DI RONCONE SU ITALIA-MACEDONIA DEL NORD: “UN MISTERO GLORIOSO CHE AL CENTROCAMPISTA SIA STATO CONSENTITO DI BATTERE UN RIGORE, L’ENNESIMO. FERMATELO (PER CAPIRCI: JORGINHO È QUELLO CHE, DAGLI UNDICI METRI, CONTRO LA SVIZZERA SBAGLIÒ DUE VOLTE, SPINGENDOCI, DI FATTO, FUORI DAI MONDIALI DEL QATAR) – POI CHIESA, IMPROVVISAMENTE, SI PRENDE LA PARTITA. CON LA SICUREZZA DEL CAMPIONE (CHE ANCORA NON È). LA NOTIZIA E’ CHE AGLI EUROPEI CI ANDIAMO (FORSE)..."


     
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    Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera” - Estratti

     

    È andata.

    Porca miseria, sì: è andata.

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    Di venerdì 17, e contro la Macedonia del Nord, fidatevi: va molto bene questo 5-2 così pieno di scabrose suggestioni, sudore freddo, tribali scaramanzie, eccitazione improvvisa.

    Note sparse.

     

    (...)

    Jorginho. Che gli sia stato consentito di battere un rigore, l’ennesimo, resta un mistero glorioso.

    Luciano, ma perché?

    Luciano, questo è masochismo.

    Infatti è una cronaca traboccante paura, stupore, amarezza, incertezza, puro panico (almeno finché Raspadori non segna il quarto gol) e poi allegria e godimento.

    Rileggiamo insieme gli appunti sulla Moleskine? Il primo scarabocchio, dopo quindici minuti. Te lo dai sempre un quarto d’ora per capire come butta. Però, ecco: il tempo di scrivere che c’è un’Italia ordinata e dentro una sua certa modestia strutturale e, subito, bisogna alzare lo sguardo.

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    (...) Fatelo battere a chiunque, richiamate Boninsegna a 80 anni suonati. Ma fermate Jorginho (per capirci: è quello che, dagli undici metri, contro la Svizzera sbagliò sia a Basilea che qui all’Olimpico, spingendoci — di fatto — fuori dai Mondiali del Qatar) Lo sguardo scorre su Spalletti. Sì, certo: in conferenza stampa ha detto che sarebbe stato Jorginho, il rigorista.

    Perché è un uomo vero, un grande calciatore, uno che tiene alla maglia azzurra, eccetera eccetera. Però, adesso, dovrebbe bloccarlo. Deve bloccarlo. E invece no. Jorginho è lì che sistema il pallone sul dischetto. E niente: si capisce tutto da come prende la ricorsa. Gli tremano le gambe. Undici metri al martirio.

    Vabbè. Insomma: se lo fa parare, lo sbaglia (ma lo sbaglia proprio, eh).

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    Qui in tribuna stampa ci diciamo esattamente quello che voi vi starete ripetendo, a casa, seduti sul bordo del divano: e cioè che se insisti, ti ostini a far battere un rigore decisivo a Jorginho nella notte di un venerdì 17, non ti salvi nemmeno se arriva Harry Potter.

     

    Luciano, accidenti: e adesso? A questo punto comincia la personale partita di Chiesa. Guardate: appena è iniziata la partita ha preso una stecca sul ginocchio da un fabbro macedone e, finora, ha girato un po’ al largo. Con lampi improvvisi prova qualche numero dei suoi, testa bassa, l’avversario puntato come un birillo. Ma niente di che. Poi, boh: succede una di quelle robe che rendono il calcio un gioco speciale. Perché Chiesa, improvvisamente, si prende la partita. Con la sicurezza del campione (che ancora non è).

     

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    E con la rabbia che ha dentro (in dosaggi importanti: perché tanto fortunato, in carriera, non è stato). Chiesa segna, in rapida successione, due gol. Il primo arriva con un tiraccio da fuori area, con quel tipo di precisione da far venire il sospetto che ci sia stata anche un po’ di casualità. Il secondo gol nasce invece con un colpo che Chiesa ha nel repertorio: il tiro a giro dal vertice dell’area (stavolta è aiutato dalla deviazione di un piedone macedone). Da questo momento in poi, gli appunti sono illeggibili.

     

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    Un po’ il pennarello nero, un po’ che succedono un mucchio di cose. La notizia finale è che però agli Europei ci andiamo (forse).

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