Massimiliano Peggio per “la Stampa”
RAFFAELLO ROBERTO
Innamorato sì della Juventus, ma interessato ancor di più ai soldi dei tifosi. Raffaello Roberto, 50 anni, ex amministratore della società di servizi Lefima Srl, che aveva in gestione la variegata rete ufficiale dei club bianconeri, volto noto nell'ambito della tifoseria juventina, è finito sotto processo con l'accusa di appropriazione indebita. In quasi quattro anni trascorsi alla guida della società, dal 2013 al 2017, si sarebbe intascato oltre 323 mila euro. Soldi e trasferte.
Stando alle accuse mosse dal pm Lisa Bergamasco, travasava i fondi della Lefima nelle sue tasche. Come? «Effettuando bonifici dal conto societario verso il contro personale, effettuando prelievi in contanti con la carta bancomat della società, effettuando spese estranee all'oggetto sociale, trattenendo per sé somme incassate in contanti dai club bianconeri nell'ambito della gestione dei biglietti di alcune partite».
CURVA DELLA JUVENTUS
E faceva la «bella vita, a spese dei tifosi». Così si mormora nell'ambiente dei club. Malignità? Si deciderà in tribunale. L'indagine è partita nel 2017 dalla querela depositata in seguito all'avvicenda-mento al vertice amministrativo della Lefima. Durante una riunione chiarificatrice, a cui aveva partecipato an-che Mariella Scirea, presidente del Centro Coordinamento Juventus Club, erano emersi una serie di ammanchi sospetti.
Prima alcuni bonifici ingiustificati. Poi tutto un pregresso di prelievi indebiti e altri bonifici personali. Una valanga. In quell'occasione Raffaello Roberto si era giustificato dicendo di aver avuto dei problemi personali. Ma scavando più a fondo nella contabilità della società, il nuovo gestore, assistito dall'avvocato Giulio Calosso, ha scoperto ammanchi per centinaia di migliaia di euro.
TIFOSI DELLA JUVENTUS
Solo dalla gestione dei biglietti per le partite di calcio, Roberto, dopo aver saldato la Juventus, non avrebbe versato nei conti della Lefima più di 107 mila euro. Nei siti dei club bianconeri, Raffaello Roberto compare in più fotografie. Abbracciato ai tifosi, sciarpa bianconera al collo, ringraziamenti a raffica per il sostegno ricevuto. Nel processo è difeso dall'avvocato Saverio Rodi.
Ma il nome di Roberto, qualche anno fa, era già comparso in un'altra indagine, più complessa e più spinosa di questa. Quella di Alto Piemonte, condotta dall'antimafia torinese, che aveva svelato gli interessi della 'ndrangheta per il lucroso business dei biglietti della Vecchia Signora e fatto emergere infiltrazioni criminali nelle curve del tifo organizzato.
CURVA DELLA JUVENTUS
I carabinieri di Torino, in un'annotazione d'indagine del 2014, avevano scritto che Raffaello Roberto, nato a Locri, all'epoca risultava essere socio accomandante della società Malafarina Sas, con sede a Siderno, in provincia di Reggio Calabria, attiva nel settore «artistico, intrattenimento e costruzioni di edifici».
Stando alle indagini dei militari, il detentore delle scritture contabili della società era il commercialista Domenico Furina, «professionista emerso nel corso dei procedimenti penali della procura di Reggio Calabria per cointeressenze con la cosca di 'ndrangheta Commisso di Siderno». Contatti, va detto, che non erano mai sfociati in sviluppi concreti d'indagine, né avevano preso forma di contestazioni for-mali a carico dell'ex gestore dei club bianconeri.
TIFOSI DELLA JUVENTUS