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    SPIAGGE A NUMERO CHIUSO E TICKET DA PAGARE: LA LIGURIA VUOLE LIMITARE L’ASSALTO SELVAGGIO AI LITORALI – I SINDACI DI ALASSIO E LAIGUEGLIA: “SOLO PER MALPASSO E CINQUE TERRE CI SONO REGOLE MA SOLO PERCHÉ C’È SCAPPATO IL MORTO” – DA VENEZIA ALLA SPAGNA: CRESCE ILFRONTE DEL NO AL TURISMO LOW COST


     
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    Ferruccio Pinotti per Corriere.it

     

    cinque terre cinque terre

    Spiagge a numero chiuso: cresce il numero degli amministratori pubblici e dei rappresentanti di categoria che chiedono di limitare l’accesso “selvaggio” agli arenili introducendo forme di contingentamento, di limitazione numerica o applicando tariffe “democratiche” o imitando quei contesti che – oltre ad essere spiaggia “libera – presentano valori paesaggistici e ambientali (tipico il caso di oasi e riserve naturalistiche) sono accessibili tramite un ticket.

     

    Il tema è delicato in quanto da un lato la legge garantisce l’accesso libero anche alle spiagge gestite da stabilimenti balneari attraverso concessioni demaniali; dall’altro è vero che per le spiagge non oggetto di concessione esistono problemi di sovraffollamento, inquinamento, parcheggio selvaggio, sicurezza dei bagnanti. Il sindaco di Alassio Enzo Canepa dichiara al Corriere: «Da anni cerchiamo risposte che però non arrivano da Stato e Regioni L’affluenza sulle spiagge libere, che sono numericamente limitate, è un fenomeno enorme ma non è mai stabilito un criterio, delle regole minime.

     

    SPIAGGIA AFFOLLATA SPIAGGIA AFFOLLATA

    Vige l’anarchia totale. Spiaggia libera non vuol dire qualsiasi cosa, questa possibilità non è più tale se c’è sovraffollamento, maleducazione imperante, abbandono di rifiuti, mancanza di rispetto. Il Comune ha il dovere di mnatenere il decoro urbano, la sicurezza e il presidio sanitario. Questo a tutela di tutti: ricchi e poveri, italiani ed extracomunitari. Le direttive della Regione però sono carenti: solo per Malpasso e Cinque Terre si sono stabilite delle regole perché c’è scappato il morto, ma per noi no». Il sindaco di Alassio lamenta anche il fenomeno dei “beach bus”: «Chi arriva con questi pullman giornalieri dalla città spesso si porta via anche le bottiglie: si beve molto, plastiche e vetro vengono abbandonati e si riparte».

     

    Problematica anche la sicurezza. «Abbiamo i bagnini con il trespolo che sorvegliano le spiagge attrezzate, ma con migliaia di persone in pochi metri quadri la sicurezza è carente». Un “ticket democratico” per le spiagge libere Quali le soluzioni? Per il sindaco di Alassio «introdurre un a forma di biglietto democratico può essere una idea. La gente quando paga ha più rispetto. E gli introiti servirebbero a pagare pulizia e gestione della spiaggia libera. Vanno poi continuati i controlli all’uscita dei caselli autostradali: questi beach bus non sempre viaggiano in condizioni di sicurezza».

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    Canepa e il sindaco di Laigueglia Franco Maglione pensano anche a un regolamento ad hoc: una legata appunto alla sicurezza stradale, con la richiesta di limitare il numero di bus ammessi in entrata; e l’altra relativa all’accesso alle spiagge libere che, secondo i due sindaci, dovrebbe essere normato come accade per ogni luogo di aggregazione. Sussisterebbe un problema di sicurezza ed è per questo che il regolamento pensato dai due primi cittadini è stato sottoposto all’attenzione della prefettura che, però ha espresso perplessità. Prende piede comunque l’idea di un numero chiuso in spiaggia con tanto di steward a controllare gli accessi, un po’ come succede allo stadio.

    spiaggia affollata spiaggia affollata

     

    «Laigueglia non è in grado di assorbire tutte queste presenze – dice il sindaco Maglione –. Dopotutto non esiste bene che non sia normato, e ciò deve valere anche per le spiagge. Si stabilisca il numero massimo di persone ammesse a metro quadro, siano date delle direttive per potersi godere giornate di relax senza rischi per la sicurezza. Il mio è un appello alla prefettura e alla Regione: non sono arrabbiato, sono preoccupato». E poi ci sono anche i turisti affezionati, quelle delle seconde case, cui pensare: «Pagano le tasse, avranno diritto di avere un po’ di spazio in spiaggia» dice ancora Maglione che guarda con interesse alla spiaggia del Malpasso, nel Finalese, dove per accedere alla spiaggia libera attrezzata si deve pagare un biglietto.

     

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    Sul tema dei “beach bus” il sindaco di Albissola, Franco Orsi, ex senatore con il Pdl, guida il fronte dei sindaci arrabbiati: «Noi vogliamo il turismo sano, quello delle famiglie che stanno negli alberghi una settimana. Se alle Cinque Terre parlano di numero chiuso sono fighi, se lo diciamo noi ci prendono per matti». Intanto studia piani anti low cost: uno l’ha già messo in pratica. Dalle dieci alle undici e trenta fa partire zampilli di acqua per bagnare le aiuole: «Così nessuno si sdraia per dormire». E poi servono «controlli all’entrata dei caselli dei pullman. Quante persone portano, cinquanta? I vigili salgono e chiedono i documenti a tutti. Così se ne va un’ora e mezza sotto il sole e forse la prossima volta ci pensano a ritornare». Andrea Valle, presidente della Federalberghi provinciale (Savona), propone la tassa d’ingresso: «Vogliamo il turismo di qualità non quello che danneggia».

     

    Laigueglia Laigueglia

    Fabrizio Santorsola, vicepresidente CNA Balneari Puglia e titolare del lido vip Santos di Savelletri spiega che uno strumento legislativo alternativo alla gestione anarchica delle spiagge libere esiste già. «L’idea di spiagge libere ma con servizi minimi è già consentita dalla legge, secondo cui il 40% degli arenili va dato in concessione ai privati, un altro 40% resta completamente libero, mentre un 20% può essere gestito come spiagge libere con servizi e canone ridotto. Basterebbe allargare questa percentuale di spiaggia libera, con servizi elementari e un ticket minimo di 1 euro. I Comuni potrebbero fare ordinanze che alzano la quota delle spiagge libere con servizi, bagni e cestini .

     

    A gestirle possono essere i Comuni, cooperative o privati. L’investimento sarebbe minimo rispetto a uno stabilimento balneario vero e proprio». Esistono poi altri modi per far pagare i “beach bus,” spiega Santorsola. «A Salerno per esempio, dove imperava il turismo dei viaggi al mare a 5 euro con pullman decrepiti, si è scelto di far pagare 250 euro a ogni pullman che arriva, quindi 5 euro a persona. Considerando che arrivano 1800 bus a settimana, nei periodi di picco il Comune introita 450.000 a settimana. con cui può garantire pulizia e servizi delle spiagge libere».-

    SPIAGGIA DI LAIGUEGLIA SPIAGGIA DI LAIGUEGLIA

     

    Anche in Veneto il dibattito cresce: Il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli, commenta: «La viabilità è sempre più intasata, serve un limite al boom dei pendolari o i nostri ospiti non verranno più»: quindi si pensa s un numero chiuso in spiaggia sul litorale veneziano. Anche al Sud il tema è sentito. In Puglia i faraglioni di Mattinata sono a numero chiuso: il sindaco del paese, Angelo Iannotta, ha emesso un’ordinanza che impone una “regolamentazione” e per andare in spiaggia occorre il permesso all’ufficio turismo. Che non ne potrà concedere più di trenta al giorno.

     

    Altrove si sceglie di limitare gli accessi facendo pagare un biglietto di accesso a quelle aree che presentano un valore ambientale: è il caso, in Sardegna, dell’oasi di Bidderosa, cinque calette da sogno custodite all’interno di un parco che si estende su 860 ettari, protetti dall’Ente Foreste e gestito dalla cooperativa “Le Ginestre” di Orosei. Qui si paga 12 euro a macchina e 1 euro a persona ed entranoal massimo 140 vetture . Stessa scelta Per Punta Molentis a Villa Simius.

     

    SPIAGGIA DI ALASSIO SPIAGGIA DI ALASSIO

    Per quanto riguarda il litorale romano, la sindaca Raggi ha scelto di puntare sul decoro, con una ordinanza balneare che fissa l’insieme delle regole da rispettare in spiaggia, dal bon ton alla sicurezza. Il testo — valido su tutto l’arenile della Capitale, circa 25 chilometri da Capocotta (l’area riservata ai nudisti) al Tevere — vieta «assolutamente l’uso delle cabine per pernottamento, per consumo di cibi o per soggiornarvi oltre il tempo previsto per l’uso esclusivo a spogliatoio». Prescrizioni che stanno sollevando forti polemiche Eppure ai gestori dei lidi la novità non pare dispiacere.

     

    bagni alassio bagni alassio

    «Sono possibilista: è un fatto di promozione turistica. Questo è il mare della Capitale e la sua immagine non può essere quella del fagotto», ha affermato Renato Papagni, presidente dell’Assobalneari di Roma e titolare del Dune Village — stabilimento da gente dello spettacolo. A Forte dei Marmi, l’enclave dei vip nel Lucchese, il sindaco Umberto Buratti ha vietato il sorvolo dei droni non autorizzati sull’arenile. «Motivi di sicurezza e privacy», ha puntualizza il primo cittadino allertato in passato da bagnanti preoccupati e insospettiti da certi raid a bassa quota delle telecamerine a elica.

     

    A Rimini l’attenzione è spostata sulle violenze sessuali denunciate in spiaggia la scorsa estate e qui le nuove regole prevedono il divieto di ingresso nell’arenile dall’una alle cinque di notte. Niente rave e niente beach-party improvvisati, dunque. Resta caldo anche il tema della distanza minima tra gli ombrelloni: nelle spiagge della Romagna è fissata in due metri l’uno dall’altro. Ma sono tre metri in Sardegna e 2,5 in Puglia. Chi sgarra paga multe salatissime — anche mille euro — inflitte dalla Capitaneria. Resta poi il tema dei canoni di affitto delle spiagge dal Demanio, su cui regna il caos in attesa della promessa legge-quadro del governo Gentiloni. Insomma, non c’è pace sulle spiagge.

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