Giuseppe Gaetano per "www.corriere.it"
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Per molti l’immagine scattata il 14 agosto 1945 a Times Square da Alfred Eisenstaedt, con George Mendonsa che bacia Greta Zimmer Friedman, rappresenta la gioia provata dall’America il giorno della resa del Giappone e quindi della fine della Seconda guerra mondiale.
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Per alcuni sostenitori del #Metoo rappresenta invece una molestia sessuale, perché il marinaio strappò quel bacio all’infermiera senza il suo consenso (secondo quanto riferisce la stessa protagonista, senza che tuttavia l’episodio la traumatizzasse). Tanto basta per “sanzionare” una delle foto più iconiche del XX secolo come sessista, secondo una frangia del movimento femminista che, in scia al caso Weinstein, ha scoperchiato nell’ultimo anno il vaso di Pandora sul maschilismo imperante nell’industria cinematografica americana.
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Ma che, a dirla tutta, si è attirato pure numerose critiche per il clima da caccia alle streghe con cui ha esasperato il dibattito pubblico sugli abusi di genere. Ebbene, ignoti hanno sporcato nella notte la statua realizzata a Saratosa, in Florida, che riproduce quello storico scatto, scrivendo l’hashtag #MeToo con dello spray rosso sulla gamba della donna.
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Oltraggiare la scultura, battezzata emblematicamente “Resa Incondizionata”, due giorni dopo la morte a 95 anni di Mendosa, è stato un po’ come oltraggiare la sua tomba.
Il danno stimato dalla polizia è in mille dollari (circa 880 euro) «a causa della grande superficie coperta dal graffiti», ma non è certo l’aspetto economico a turbare. A volte il politically correct estremo può arrivare a condizionare a tal punto certe menti, da spingerle a posizioni oltranziste.
Addirittura il Don Giovanni di Mozart è finito nel mirino delle polemiche e, in tempi più recenti, il nostro Marco Ferradini ha dichiarato che oggi non riscriverebbe più la sua celebre canzone “Teorema”. A nulla servirebbe chiedere dunque a dei teppisti (che magari c’entrano poco o nulla con il movimento #Metoo) di provare a immedesimarsi nel clima di euforia, di liberazione, di ritorno alla vita che si è respirato quel giorno di 73 anni fa, nel momento dell’annuncio della fine delle ostilità, al termine del periodo più buio vissuto dall’umanità.
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O invitarli a riflettere sul valore puramente simbolico di un gesto d’affetto, che certo non intendeva celebrare un sopruso o una violenza sessuale. Tra l’altro, il marinaio e il fotografo dello scatto in questione potrebbero essere anche altri rispetto ai soggetti identificati.
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Al di là di tutto, è chiaro che si tratta di una fotografia con un significato particolare, legata a un determinato momento storico e del tutto slegata dalle sacrosante battaglie per i diritti delle donne che si sono seguite nel corso del ‘900 fino ai giorni nostri.
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