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LA TELE-GUERRA DEL PALLONE: AGLI SPAGNOLI I DIRITTI TV PER PIU’ DI UN MILIARDO - CAIRO GONGOLA: GLI INTERMEDIARI DI “MEDIAPRO” VENDERANNO A COROLLARIO DELLE PARTITE PACCHETTI PUBBLICITARI, UN BUSINESS CHE FA GOLA ALL’EDITORE DI LA7 – NASCE IL CANALE DELLA LEGA CALCIO? - SKY SI RIBELLA E PARTE LA DIFFIDA...
Jaume Roures Taxto Benet mediapro
Giorgio Gandola per la Verità
Diritti e rovesci. Il calcio italiano vale oltre un miliardo, ma gli unici disposti a pagarlo un simile prezzo sono gli spagnoli. È questa la sintesi della decisione choc uscita dalla prima assemblea di Lega Serie A dopo il commissariamento di Giovanni Malagò: Mediapro ha offerto un miliardo 50 milioni e mille euro (beffardi, sopra il minimo in tutto) per il triennio 2018-2021, battendo Sky e Mediaset. E i presidenti affamati di denaro ritengono che sia un buon affare impacchettare le partite e darle a questa nuova società da produrre e da gestire.
La faccenda è un terremoto economico e imprenditoriale che fa tremare i palazzi del pallone e che rovina la prima sciata proprio a Malagò, partito per la Corea del Sud ad accompagnare la delegazione italiana del Coni alle olimpiadi invernali e costretto a cercare una soluzione a quella che si profila essere una grana giudiziaria.
È infatti arrivata in Lega una diffida da parte dell' ufficio legale di Sky, secondo il quale il gruppo audiovisivo spagnolo, pur avendo presentato un' offerta come intermediario indipendente, non sarebbe organizzato come tale, ma come vero e proprio operatore della comunicazione sportiva. In effetti Mediapro non ha alcuna intenzione di limitarsi a spacchettare i diritti e a venderli a sua volta alle Tv già esistenti sul mercato, ma vorrebbe (come sta scritto nella proposta) «realizzare uno o più canali tematici anche sotto forma di canali ufficiali della Lega» ed è pronta a stilare palinsesti, a costruire contenuti, a cedere prodotti completi e a utilizzare Sky e Mediaset semplicemente come fornitori di spazi televisivi predefiniti.
Per la Lega sarebbe una novità assoluta, lo strappo del sipario su un palcoscenico decisivo per il business delle Tv commerciali, digitali e satellitari. Secondo i ricorrenti, questa anomalia renderebbe inammissibile l' offerta di Mediapro. Da qui l' intimazione a interrompere le trattative ed escludere il concorrente dalla gara. Ci sono tutti i presupposti per un braccio di ferro che lo stesso Malagò vedrebbe come un grosso problema più che come una soluzione. Non tanto perché Mediapro non abbia in pancia le necessarie professionalità - la società gestisce già la Liga spagnola e conosce bene le tematiche legate ai programmi sportivi -, ma perché una simile struttura costringerebbe Sky e Mediaset (che attende i dettagli prima di agire) a un passo indietro dopo decenni da protagoniste. Con possibili ricadute occupazionali su redazioni strutturate anche numericamente a supporto.
Il calcio italiano è diventato ricco e grasso con i diritti televisivi, unico introito consistente e sicuro di un sistema farraginoso, talvolta irresponsabile, incapace di rinnovarsi negli uomini e nell' organizzazione. Gettare a mare chi lo ha tenuto in piedi negli anni del grande freddo (solo la Juventus e l' Atalanta hanno uno stadio di proprietà) sarebbe la classica pugnalata alla schiena.
Sull' altro piatto della bilancia c' è un mucchio di denaro. Considerati i 360 milioni dei diritti esteri assegnati lo scorso anno, il campionato di Serie A diventerebbe il terzo più ricco d' Europa dopo Premier League (2,6 miliardi) e Liga spagnola (1,6 miliardi). C' è un aspetto decisivo che dovrà essere valutato anche dall' Antitrust. A corollario delle partite, Mediapro venderà pacchetti pubblicitari, un business molto interessante per Urbano Cairo, che oltre ad essere presidente del Torino ed editore di prim' ordine possiede una concessionaria di pubblicità in grado di sostenere il gravoso impegno. Antenne dritte, interessi enormi, relazioni decisive. Servirebbero posizioni forti e trasparenti, ma Malagò slalomeggia in Corea.
TEBAS
javier tebas
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