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Smorzata [participio passato del verbo smorzare].
La palla mandata a cadere appena al di là della rete, con un minimo rimbalzo, mediante un colpo effettuato debolmente con la racchetta
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— We Are Tennis Italia (@WeAreTennisITA) 16 novembre 2019
Riccardo Crivelli per gazzetta.it
E’ Stefanos Tsitsipas il primo finalista delle Finals 2019: il greco, al debutto nel torneo (l’anno scorso vinse le Next Gen Finals, un buon auspicio per il nostro Sinner), batte per la seconda volta in carriera (dopo gli Australian Open) Sua Maestà Roger Federer con il punteggio di 6-3 6-4 in un’ora e 36’ e attende il vincitore tra Zverev e Thiem. Lo svizzero fallisce invece l’opportunità di giocare l’11a finale e di inseguire il 7° successo nel Masters.
I 17 anni di differenza tra i due avversari sono il range d’età più ampio nella storia del torneo. Roger ha goduto di un giorno di riposo in più, mentre Stefanos è reduce dalle quasi tre ore di battaglia contro Nadal. Già nel primo game il greco deve fronteggiare una palla break, ma la annulla grazie a un dritto lungo dell’avversario. Nel game successivo, la palla break è per Tsitsipas, con Federer che sbaglia incredibilmente due facili smash: un pesante dritto vincente consente al numero 6 del mondo di prendersi il primo allungo e di interrompere una striscia negativa, perché nelle due sfide successive alla vittoria di Melbourne (a Dubai e a Basilea) non era mai riuscito a strappare il servizio al Divino.
L’EPILOGO
Il secondo set segue il medesimo canovaccio: percentuali al servizio appena passabili per entrambi e palle break a grappolo per Roger. Ma è Tsitsipas a togliere per primo il servizio al rivale, nel terzo game, sfruttando altri due gratuiti dello svizzero, più vicino per rendimento al giocatore ordinario visto contro Thiem piuttosto che al leone indomabile del match con Djokovic. Roger non sfrutta altre tre palle break sul 2-1, ma finalmente alla 10a occasione, nello stesso game, torna in linea di galleggiamento grazie a un dritto largo di Stefanos. Il pubblico, come sempre, è solo da una parte, quella del Maestro, e il tabù sfatato delle palle break potrebbe diventare la spinta per alzare il livello e prendere il controllo almeno mentale della partita. E invece già nel game successivo Federer si fa ribrekkare (dritto vincente dell’altro), fino al 5-4 e servizio Tsitispas.
A un metro dal traguardo, il biondo ateniese spara sul soffitto un rovescio e perde la misura di un facile dritto, ritrovandosi 15-40. Un dritto largo di Roger (l’ennesimo) e una prima sterilizzano il pericolo, un altro dritto sbagliato del Divino manda il greco al match point, capitalizzato con il sesto ace. Tsitsipas diventa il terzo giocatore al debutto alla O2 (quindi dal 2009) a raggiungere la finale (gli altri due sono stati Dimitrov, poi vincitore, e Goffin nel 2017), mentre Federer può soltanto rimpiangere quell’1 su 12 alla voce palle break convertite.
TSITSIPAS-FEDERER
Da tenniscircus.com
L’intervista post-match del greco si apre con una domanda interessante: non è mai facile battere Roger Federer, ancora di più se ciò avviene in palcoscenici di prestigio, e questa è già la seconda volta che Stefanos ci riesce, dopo gli ottavi di finale agli Australian Open; ma qual è stata la chiave?
“WoW!” (sorride, prende fiato, sta ancora realizzando) “Sono davvero orgoglioso di me stesso e della mia prestazione oggi; ancora una volta il pubblico è stato meraviglioso, ed io oggi ho cercato di giocare il mio tennis e sono stato mentalmente molto solido nel salvare tutte quelle palle break. Roger ha giocato bene, oggi così come tutta questa settimana; lui come sempre è un’ispirazione, è un onore giocare contro di lui, e la mia vittoria di oggi rappresenta probabilmente uno dei match migliori della mia stagione. Questi sono i momenti per cui ti alleni duramente e che tanto aspetti, i momenti in cui vuoi esprimere il meglio del tuo gioco”
Stefanos Tsitsipas Foto Mezzelani GMT26
Poi l’intervistatrice chiede a Tsitsipas, sulla base del suo stile di gioco molto simile a quello di Federer (rovescio a una mano e stile aggressivo) quanto lo stile di Roger abbia influito sullo sviluppo della sua carriera. “Oh beh, non è affatto facile “copiare” Roger Federer. Andiamo, lui fa vere e proprie magie sul campo, a volte gioca colpi incredibili, io cerco di provare a riprodurre qualche colpo dei suoi meglio che posso. Riguardo il rovescio a una mano, è sempre bello vedere che questo colpo è ancora vivo (cita anche Dominic Thiem), ma in generale è stupendo essere qui ed imparare così tanto da tutti questi grandi campioni. In particolare Roger, che come già detto era il mio idolo si da quando ero ragazzino, sono cresciuto nel suo mito, l’ho visto giocare dal vivo sia qui alle Finals che a Wimbledon, ed oggi non solo sono sceso in campo contro di lui durante le Finals, ma ho anche vinto e ora sono in finale: sto vivendo un sogno!”
Veniamo allo sconfitto. Roger Federer, in conferenza stampa post-match, si è detto comunque abbastanza soddisfatto della propria prestazione, ma ha anche fatto una riflessione generale sulla “non eternità” dei Fab 3.
“Certamente ho avuto le mie occasioni. Non so esattamente perchè sia andata come è andata, ma sapete, perdere un game di servizio sbagliando ben due smash è una cosa che non mi succedeva da tanto tempo, e non è qualcosa per cui ti alleni. Inoltre, il footwork non era proprio quello ottimale, ma alla fine l’ho accettato ed ho provato a entrare nel match”.
Poi, la riflessione generale: “Guardo la lista dei tennisti che hanno chiuso l’anno al numero 1 ATP, e che sono stati n.1 ATP in tutti questi ultimi anni, ed è semplicemente incredibile che sia sempre stato uno di noi (lui, Nadal, Djokovic con la parentesi di Andy Murray); ma non stiamo certo diventando più giovani. Comunque le chance di sconfitta contro dei tennisti next gen aumentano per noi non perchè stiamo peggiorando, ma perchè sono loro che stanno migliorando match dopo match, ed è solo questione di tempo perchè prendano il comando dei vertici delle classifiche mondiali”.
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