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Antonio Riello per Dagospia
Quando manca una persona che viveva sola, le sue cose diventano in un certo senso orfane. Devono trovare cioè un nuovo alloggio e un nuova vita. Un’esperienza che tutti quelli che hanno perduto un genitore o una persona cara in un certo modo conoscono da vicino. E’ una strana sensazione che aggiunge, se possibile, ancora un sottile velo di pena, al grande dolore causato dalla perdita. Bisogna trovare insomma una nuova sistemazione a una miriade di cose piccole e meno piccole. Quasi sempre insignificanti per chi rimane e subentra, erano invece importanti e necessarie per il precedente proprietario.
Sono abiti, soprammobili, lettere, fotografie, dischi, libri e tutte le altre cose di cui sono piene le nostre case. Di solito la maggior parte fanno una fine ingloriosa (a parte le poche cose di “valore”). Finiscono in polverosi solai, umide cantine, mercatini domenicali vari, organizzazioni più o meno solidali. E comunque vengono dispersi e allontanati gli uni dagli altri. Nei casi migliori qualche affezionata badante (nel frattempo divenuta disoccupata…) si tiene qualcosa con sincera riconoscenza. Certe volte non c’è neanche quella, arriva semplicemente lo spietato ed antipatico “robivecchi”. Sembra un destino di irrefrenabile e desolata decadenza verso il nulla.
A meno che il defunto non sia una star di Hollywood….In questo caso ci pensa ad esempio Christie’s (la casa d’aste londinese) a liberare gli armadi e tutto il resto.
Audrey Hepburn (1929-1993), britannica ma naturalizzata americana, è stata in realtà molto più che una attrice di successo. Sicuramente una icona di stile ed eleganza dello star-system al femminile senza paragoni. Magari di attrici ce n’erano di più belle o più sexy o anche più brave. Ma nessuna è stata capace come lei di diventare, per parecchi anni, un modello da imitare per milioni di ragazze.
Intanto bisogna notare che in un epoca di “maggiorate”, stile Sophia Loren o Rita Hayworth, lei era una delle pochissime attrici magroline e minute. Quello che poi sarebbe diventato lo standard occidentale della bellezza (e che in parte lo è ancora) della bellezza slanciata, lei ce l’aveva naturalmente addosso.
Aveva una classe impareggiabile e una genuina passione per i vestiti. Il suo primo fornitore è stato un giovane Hubert de Givenchy che la inizia alle gioie e alle pene della moda. In Italia per girare “Vacanze romane” poi conosce e frequenta Valentino. Il suo gusto si rafforza e si raffina. Non smetterà più di essere tremendamente elegante. Mai banale, mai pacchiana, mai sopra le righe. In realtà proprio quello che vorrebbe esser oggi la moda e che non sempre riesce ad essere.
Creò un suo stile inconfondibile, una specie di “informale-elegante” pratico, molto anglosassone ma certamente anche internazionale. Una attitudine che potrebbe velocemente sintetizzare in: maglione giro collo (cachemire), semplici jeans corti (o meglio quello che gli inglesi chiamano “Capri pants”, ovvero dei pantaloni attillati lunghi solo fino a metà polpaccio), scarpe senza tacco (le cosiddette “ballerine”). Colori: pochi e mai troppo sgargianti. Ralph Lauren divenne per molto tempo la sua fonte di ispirazione e lei la sua musa.
Audrey Hepburn, tra molte altre, ebbe anche la straordinaria (e rara) qualita’ di sapersi ritirare nel momento giusto dalle scene senza forzare la natura. Rinunciando a boccone siliconate e a tette rifatte (se le sarebbe certo potute permettere) si e’ data da fare occupandosi a tempo pieno, con intelligenza e rettitudine, di beneficienza. Una altra bella lezione di vero stile.
La mostra e’ piuttosto grande. Sembra di essere di essere in un grande e lussuoso magazzino (ma con articoli molto piu’ intriganti di quelli che ci sono in giro nei grandi magazzini oggi a Londra). Non manca proprio niente. Cinture, borsette, lettere, dischi, portasigarette, agende, portachiavi. La lista sarebbe lunghissima. Ma soprattutto ci sono scarpe e vestiti. E, ancora piu’ affascinante, una enorme quantita’ di fotografie di lei.
Scattate da fotografi come Cecil Beaton (conosciuto a Roma) o Howell Conant. Per lo piu’ si vedono foto di scena, ma ci sono anche immagini di carattere personale. Sono straordinarie, tenere e spaventosamente contemporanee. C’e’ perfino un piccolo quadro dipinto da lei stessa, dei fiori realizzati ad olio con uno stile che si potrebbe definire quasi “impressionista”.
Tutto e’ in vendita. Tutto all’asta. La mostra rimane aperta pochissimi giorni. Che fine faranno queste tante cose? Tutte insieme questi oggetti riescono a trasmettere (almeno parzialmente) l’identita’, il carattere e l’intimita’ di chi li ha posseduti. Ma poi, divisi e sparpagliati per il mondo? Che restera’? Uscendo di qua un po’ di tristezza e’ davvero difficile da evitare (e tutto il glamour sfarzoso di Christie’s non basta per toglierla).
AUDREY HEPBURN, THE PERSONAL COLLECTION
22-26 Settembre 2017
AUDREY HEPBURN 7AUDREY HEPBURN2
Christies’ London
AUDREY HEPBURN ALLA BOCCA DELLA VERITAaudrey hepburnLE BALLERINE DI AUDREY HEPBURN audrey hepburnLA MASCHERINA DI AUDREY HEPBURN peck e hepburn vacanze romaneaudrey hepburnIL PORTAROSSETTO DI AUDREY HEPBURN
8 King Street
Londra SW1Y 6QT
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