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Da gazzetta.it
Cristiano Ronaldo sarebbe ancora positivo al Covid-19. Il fuoriclasse della Juventus oggi si sarebbe sottoposto a ben due tamponi che però hanno confermato la positività. I bianconeri domani giocheranno dunque senza Ronaldo nella difficile sfida con il Barcellona e salterà il duello tra lui e Messi.
Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora è intervenuto sulla questione Cristiano Ronaldo nel programma televisivo di Myrta Merlino "L'aria che tira" (La7)
Spadafora: "Cristiano Ronaldo? Ha violato il protocollo Covid. Aperto un fascicolo"
La prima positività di Cristiano Ronaldo era stata accertata il 13 ottobre, alla vigilia del match di Nations League tra Svezia e Portogallo. Un primo tampone aveva dato esito incerto, il secondo ha sentenziato la positività di CR7 al nuovo coronavirus. "Sto bene, la macchina ha detto che ho il virus" aveva poi confidato l'attaccante della Juventus in una diretta Instagram.
Immediatamente, il c.t. lusitano Fernando Santos aveva chiarito: "È in stanza, dice che vuole giocare, comunica con noi da lassù. Sta bene, è completamente asintomatico, non ha problemi, non percepisce molto bene che cosa gli sia successo".
Nel frattempo, CR7 si è allenato in casa e ha sfoggiato un taglio da marine in attesa del tampone negativo, che gli avrebbe permesso di giocare domani sera contro il Barcellona, in Champions League, all'Allianz Stadium. Niente da fare: la positività gli farà saltare la sfida ai catalani di Leo Messi.
SI CHIUDE UN'ERA
Filippo Maria Ricci per gazzetta.it
“Non ci sono motivi perché io mi dimetta”. Josep Maria Bartomeu ha pronunciato questa frase ieri sera. Meno di 24 ore dopo, ha rassegnato le dimissioni chiudendo così un mandato iniziato con grandi risultati ratificati da un plebiscito nella seconda elezione, e finito malissimo. Dopo la giunta direttiva ordinaria di ieri Bartomeu era apparso in conferenza stampa difendendosi a oltranza ma con pessimi risultati.
Stamattina la Generalitat, il governo catalano, per bocca della Protezione Civile locale aveva dato il via libera alla celebrazione del referendum indetto grazie alle quasi 20.000 firme raccolte per la Mozione di Censura alla dirigenza di Bartomeu. Referendum che Bartomeu ha tentato di evitare a tutti i costi, senza successo. E di fronte alla possibilità di diventare il primo presidente nella centenaria storia blaugrana ad essere cacciato per volontà popolare, ha preferito mollare.
Oggi non è salito sull’aereo che ha portato la squadra a Torino e ha poi convocato per le 19 una giunta direttiva straordinaria, via Zoom. Al termine il governo blaugrana, già spaccato perché erano in diversi i membri della giunta che ritenevano corretto farsi da parte, si è dimesso in blocco. Le prossime elezioni si svolgeranno in un periodo tra 40 e 90 giorni.
Si chiude dunque il 26 ottobre 2020 la presidenza Bartomeu, iniziata il 23 gennaio del 2014 per le dimissioni di Sandro Rosell, travolto dal caso Neymar. Il 18 luglio del 2015, poche settimane dopo la conquista da parte del Barça guidato da Luis Enrique del secondo triplete, Bartomeu fu rieletto col 54% dei voti, la percentuale più alta nella storia del club. Da allora il Barça non ha più vinto la Champions ed è inciampato in un problema dietro l’altro.
Nel 2020 la situazione è precipitata, dentro e fuori dal campo. Il licenziamento assurdo di Valverde, sostituito con Quique Setien dopo i no di Xavi e Koeman, il Barçagate, con i giocatori spiati da una società pagata a caro prezzo dallo stesso club, la Liga lasciata al Madrid, l’8-2 dal Bayern, il burofax di Messi che chiede di andarsene, la Mozione di Censura. Un peso troppo grande. Ora Messi è rimasto, Bartomeu va via.
In conferenza Bartomeu ha spiegato: "Son qui per comunicarvi le mie dimissioni e quelle del resto del comitato direttivo del Barcellona. È una decisione ragionata, serena, condivisa e approvata da tutti i miei collaboratori. La posizioni dei nostri oppositori è irresponsabile e incomprensibile".
Poi, sulla situazione del club: "Abbiamo lasciato il club nelle mani dell'allenatore e speriamo che possa portare a termine i nostri obiettivi in mezzo a questa pandemia. Dopo l'eliminazione in Champions League la cosa più semplice sarebbe stata andarsene, ma dovevano essere prese alcune decisioni importanti, il tutto nel bel mezzo di una crisi globale senza precedenti.
Dovevamo ingaggiare un nuovo allenatore, difendere il rapporto con Messi, dovevamo ringiovanire la rosa. Una cosa che andava fatta prima, e di questo mi assumo la responsabilità. Abbiamo una solidità indiscutibile, siamo i primi al mondo in termini di sponsorizzazione. Ora il processo di aggiustamento degli stipendi va completata dai nostri successori per evitare di finire in una situazione molto grave".
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