DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Francesco Persili per Dagospia
“E’ stato un Festival di Sanremo per licantropi. Durato anche più di sei ore in qualche serata. In questo momento che stiamo vivendo era il caso di togliere qualcosa invece di aggiungere”.
Marino Bartoletti interviene a “Campioni del mondo”, la trasmissione condotta da Marco Lollobrigida su Rai-Radio 2, per parlare di tv, pallone e canzoni. “Nel calcio conta la classifica, a Sanremo sì ma non del tutto, perché in passato ci sono state canzoni che non si sono piazzate bene ma che sono state dei veri successi commerciali.
La classifica di Sanremo è una entità dello spirito, poi ognuno canta quello che vuole. A me sono piaciuti molto Ermal Meta, Willie Peyote e Colapesce-DiMartino. Non è stato bellissimo vedere l’Ariston vuoto ma trovo giusto aver fatto il Festival così come è giusto che si giochi il campionato di calcio seppur nella precarietà in cui ci si trova”.
Da San Siro all’Ariston. A Sanremo l’Italia ha scoperto l’Ibra intrattenitore: “Possiamo aprire un dibattito che sarebbe lungo ore", sospira Bartoletti: “Posso dire che non se ne sentiva la necessità?
Posso dire che per quanto si sia rivelato simpaticissimo e forse in pochi se lo aspettavano, ha la sindrome del Marchese del Grillo? Il suo club è stato molto generoso a dargli questa possibilità. Potevano bastare una o due serate per Zlatan, le altre sono state superflue”.
Mihajlovic? “Era molto elegante. Lui ha una assistente, la moglie Arianna, per quanto riguarda il dress code: lei è bravissima. Peccato non la si sia potuta vedere. La coppia avrebbe fatto clamore. Tutte le esibizione di vitalità e gioia di vivere da parte di Sinisa sono sempre straordinarie considerato ciò che gli è successo non più di un anno fa”.
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Bartoletti, che ha dedicato alla kermesse sanremese l’imperdibile “Almanacco del Festival di Sanremo”, è partito dalle parole di Dalla: “La bellezza di un Festival si giudica dalle prime tre canzoni classificate” per dire che il podio di Sanremo del ’71 è stato tra i più belli di sempre.
“Lucio era di parte, arrivò terzo; quell’anno vinse Nicola di Bari con Nada e “Il cuore è uno zingaro”, al secondo posto Josè Feliciano e i Ricchi e Poveri con “Che Sarà”. Non è mai stato solo “canzonette”, la storia di Sanremo coincide in quasi totale sovrapposizione con quella dell’Italia repubblicana. È cultura popolare, memoria condivisa e storia nazionale.
Bartoletti cita come esempio l’edizione del 1952. “Non ricordo chi vinse lo scudetto quell’anno (la Juve) ma ricordo chi vinse Sanremo. Nilla Pizzi si prese primo, secondo e terzo posto trionfando con “Vola colomba” che conteneva un messaggio politico “bellissimo, forte, potente”, non da tutti capito, per il ritorno di Trieste all’Italia. “Non so se grazie a Sanremo ma due anni dopo Trieste tornò ad essere italiana…”
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