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Bernard Tapie, “un Berlusconi all’acqua di rose“. Ora che una miniserie di Netflix ricostruisce la vita dell’iconico ex presidente del Marsiglia, El Paìs lo ricorda come epigono d’un calcio che non c’è più. “Personaggi di questo tipo non sono quasi più rimasti nello sport moderno, colonizzato dai fondi di investimento, dal marketing e dall’intelligenza artificiale“, scrive Daniel Verdù.
Tapie “era uno di quei vecchi presidenti di un calcio morente guidato da uno di quei motori interni che funzionano su scorciatoie e intuizioni. Morto nel 2021 a causa di un cancro, era un truffatore, un avventuriero di periferia nato in una famiglia operaia del nord del paese – suo padre era un tornitore e sua madre era una casalinga – capace di fare ciò che voleva, per volare come una cometa“.
“Tapie, bello, sempre abbronzato e un po’ chiacchierone, era una sorta di Berlusconi all’acqua di rose. Ma emanava un’aria gentile o un’inclinazione verso un certo progressismo o sensibilità sociale che lo rendevano un uccello raro nel panorama dei magnati. E nel suo periodo in politica, invece di esplorare i margini destri del Parlamento come facevano i suoi simili per andare d’accordo con i soldi, si è sistemato a sinistra di François Mitterrand, che ne ha fatto ministro e bandiera contro l’estrema destra di Jean Marie LePen“.
“Tapie ha fatto tutto. Ha tentato la fortuna come attore, come cantante, come pilota, ha venduto televisori, ha fondato un’azienda sanitaria e si è specializzato nell’acquistare aziende sull’orlo del fallimento per un franco simbolico per risollevarle e poi venderli per una fortuna. Adidas ha fatto qualcosa di simile quando il marchio tedesco era nel suo momento peggiore, messo in ombra da giganti come Reebook o Nike. La più grande delle sue opere, però, fu il suo Marsiglia, realizzata con talenti come Desailly, Papin, Barthez, Deschamps, Angloma, Rudi Voller. Tapie non ha studiato. O non solo. Ha intuito e sedotto. Un modo antisistema di gestire – e di essere – che forse oggi sarebbe rappresentato solo da creature in via di estinzione come Joan Laporta, e il cui destino, e quello dei tifosi, continua a dipendere da questioni poetiche come il buon gusto, il cuore e la costellazione di coincidenze“.
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