DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Fernando Pellerano per il "Corriere della Sera"- Estratti
Bologna in love. A sedurla è stato il pallone, un tempo di cuoio. La città c’è finita dentro con la testa e con il cuore. E non vuole più uscirne. Merito dei rossoblù di Motta: vittorie e bellezza del gioco, «dettaglio» amato dai bolognesi, da sempre sensibili all’estetica.
«L’anno che verrà» di Dalla che risuona al Dall’Ara a fine partita, è calato improvvisamente in città: è questo. E di riflesso in tutta Italia. Per capire il profumo di questo innamoramento bisogna guardare indietro.
I fasti del passato Il Bologna è tornato nell’alta classifica come nel suo fastoso passato, quello degli anni ’30 con la «Squadra che tremare il mondo fa» (la prima a vincere in Europa e contro un team inglese); quello degli anni ’60 con l’ultimo scudetto e l’altro motto «Così si gioca solo in Paradiso». Intere generazioni di tifosi sono cresciute con quel mitico racconto e con decenni di dolorose delusioni, anche in C. In mezzo solo gli sprazzi dell’era Gazzoni, anni ’90, con Baggio, Signori e le ultime apparizioni in Europa.
Un peso insostenibile, tempo infinito, rotto ora dal miracolo del ribattezzato ThiAmo Motta e della società, col presidente Saputo in testa che dopo «aver fatto la squadra» finanzierà anche il restyling del Dall’Ara con il Comune. Dopo 10 anni di lavoro, ora si raccolgono i frutti e le gioie. I boomer bolognesi ringraziano, i più giovani riempiono il Dall’Ara.
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Ovunque, nei bar e sotto i portici, l’argomento principe ora – dopo il tema dei 30 all’ora e della Garisenda malata — è il Bologna. Senza distinzione di genere, età, classe. Anche le «sdoure», le signore di una certa età, sanno cosa ha fatto il Bologna e chi è Zirkzee: coinvolgimento totale. Motta resta? Calafiori va via? Andremo in Champions? Dibattiti mai scomposti, tutti coi piedi per terra. Alcuni poi restano in silenzio. Come i supertifosi Gianni Morandi ed Enrico Brizzi. «Per superstizione preferisco non parlare», dicono all’unisono. Alberto Tomba osa un po’ di più, «prima o poi torno al Dall’Ara, voglio gustarmi il bel calcio del Bologna di Motta. C’è un po’ di scaramanzia in giro, capisco, ma l’importante è essere felici del momento, poi si vedrà».
cesare cremonini gianni morandi
Gli entusiasti Più «sciolti» i politici, come i due presidenti, Romano Prodi e Pier Ferdinando Casini. Il prof è ad Harvard, ma ci tiene a far sapere che «ho più tempo e quindi riesco ad andare allo stadio di più, ma anche dagli Stati Uniti, dove mi trovo ora per una serie di conferenze, ho seguito la partita di Bergamo e mi è piaciuta la reazione: non si sono abbattuti e hanno saputo ribaltare il risultato. Apprezzo il gioco di questo Bologna che in campo si comporta proprio come una squadra e non come un insieme di individui». Campo largo o campo giusto, ecco un buon esempio per la politica.
Casini è sempre avvolto nella sua sciarpa rossoblù, sempre.
«Mi fermano ovunque per chiedermi del Bologna, l’entusiasmo è contagioso e bellissimo, la città è trendy come non mai, come la squadra. Bologna è conservatrice, anche nel voto a sinistra, perché sa mantenere anima e identità: apertura, confronto, simpatia, accettazione, diversità. Godiamoci questo sogno impossibile, ringraziamo Saputo e vediamo dove si può arrivare».
bologna tiago motta zirkzeeZIRKZEE THIAGO MOTTA
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