DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Davide Gondola per ''Libero Quotidiano''
«Offelee, fa el tò mestee».
Pezzetto di antica saggezza milanese che passiamo immediatamente a tradurre per tutti quelli non appartenenti a quella zolla: "Pasticciere, fai il tuo mestiere". Non industriarti a fare altre cose, perché combinerai pasticci, appunto. Lascia a chi è più esperto. Sapendo benissimo che non avrà la stessa efficacia del vernacolo, il detto si potrebbe tradurre anche in inglese spiegando così anche a Usain Bolt che essere uno dei più grandi atleti della storia umana e avere una sana passione per il pallone non significa automaticamente ritrovarsi calciatore professionista. Strapagato, poi.
Perché nel giorno in cui i fieri Central Coast Mariners di Gosford, Nuovo Galles del Sud, Australia - insomma: l' angolino del mondo in fondo a destra - gli propongono comunque un contratto da vero pedatore, il dio della velocità si è trovato di fronte la possibilità di realizzare anche questo sogno: bastava uno scarabocchio chiamato firma, e sulla paginona di Wikipedia avremmo letto che oltre a essere un ex velocista (e che ex), Usain Bolt è un calciatore. A tutti gli effetti.
E invece no, alt, stop, falsa partenza e immediata squalifica, come da regolamento olimpico: il contratto da 150mila dollari australiani (pari a 95mila euro) è stato ritenuto inadeguato dal giamaicano volante, che non ha rilanciato chiedendo il ritocchino, il benefit.
Ha sparato che per meno di 3 milioni di bigliettoni, che - per chi non lo sapesse - in quelle lande così lontane anche a livello di tradizione pallonara ha percepito solo uno che all' anagrafe faceva, e fa tuttora, Alessandro Del Piero. E il bello è che i generosi Mariners avevano messo sul piatto anche la torta degli sponsor, insomma, tutto quello che sarebbe entrato in casa grazie a Usain sarebbe stato in gran parte di Usain.
Non è bastato, e al di là del rammarico social di facciata, è giustificato il sospetto che a Gosford abbiano tirato un sospiro di sollievo. In due mesi di allenamenti e di qualche sgambata amichevole, si era ben capito che il pasticciere Bolt non avrebbe combinato granché, basta dare un occhio a Youtube.
Un conto è usare quel piedone 48 per aderire al tartan, per spingere gambe e muscoli verso uno spazio libero e un altro è per appoggiare di esterno o calciare di collo pieno, accarezzare un pallone, assecondarlo, domarlo.
Anche nella modesta A-League, il campionato dei canguri, ne avrebbe strusciate poche, forse qualcuna su lancio lungo, e grazie mille.
Ma il calcio è un' altra cosa, così come lo era il baseball per Michael Jordan, la superbike per Michael Schumacher, sei stato "il" fenomeno da un' altra parte, non chiedere troppo al talento. E non chiedere troppo, soprattutto, se hai già un portafoglio gonfio, gonfissimo e il privilegio di poterti solo divertire, per goderti senza impegno un altro sogno. Di un vero, grande e affermato calciatore, Bolt ha avuto un solo gesto, e non prettamente tecnico: quello di passare all' incasso.
Per il resto, su un prato delimitato da righe bianche, l' Arciere per eccellenza rimane per fortuna di tutti Emanuele Calaiò, bravo e puntuale bomber di provincia nemmeno poi così veloce.
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