DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ,…
Giancarlo Dotto per Dagospia
Il peggio. Varsavia resterà un’astrazione sulla mappa. Ventiquattr’ore dopo non restano, in quanto a orgasmi italici con la scusa del pallone, gli avanzi di quello che, dalla stanza a tapparelle abbassate dove Mughini ha goduto come un cinghialetto allegro, accomodato nel suo trono pop, lui e l’adorata cagnetta, che tifa anche lei Juventus, anche perché senno dovrebbe trovarsi un altro tetto, e da lì rimbalzava all’unisono in tutta l’Italia bianconera. Una pozza immane, ma pur sempre un’isola felice.
Coito di brutto interrotto a Firenze. Dopo ventisette minuti i tifosi della Viola dovevano sentirsi come quel tale giustiziato a colpi di cannone dal pazzo dittatore nordcoreano solo per aver schiacciato un pisolino durante una cerimonia: polverizzati. Il secondo gol del Siviglia strozza l’utopia che in settimana era montata dalle parti di Firenze, al punto di farcire lo stadio di trentacinquemila credenti, che nemmeno uno spillo e tanta euforia, troppo facile ora a dirli creduli.
Una Fiorentina di lingua spagnola, sette su undici, ma prima balbuziente e poi muta. Come tutto lo stadio. Precipitato nel Grande Silenzio.
Esplodono rumorosi, invece, a Kiev, sotto la pioggia. Boiko, un meraviglioso quadrumane, para tutto anche qui.
MUGHINI CON LA MAGLIA DELLA JUVENTUS
E’ il fallimento più eclatante di un Rafa Benitez ormai lontanissimo da Napoli. Il Dniepro non ha un quinto della qualità tecnica di Higuain e compagni. E quel Mertens lasciato un’ora in panchina grida vendetta.
L’ultima mezz’ora è meravigliosa. Pura trincea di baionette e fango, stile Piave. Noente, solo mischie. Ma la sentenza l’aveva sputata nell’antefatto Di Gennaro, opinionista Mediaset (“….Eh sì perché un gol il Napoli lo segna sicuro”). Insomma, il calcio italiano è questo. Tutto qui. Si gode solo a Torino, qua e là in molto Sud, e a casa di Mughini.
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