L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
Giancarlo Dotto per Dagospia
Per una volta chi vuole prevale su chi può. Tanta Juve per non abbastanza Real. Quelli di Allegri danno tutto quello che hanno e anche quello che non hanno. Un nome? Vidal. Ovunque e comunque. Invasato come Linda Blair nella scena madre dell’”Esorcista”.
Un altro nome? Tevez. Vedi Vidal. Bisillabi grandiosi. Il primo gol, quello di Morata, è novanta per cento suo. Il rigore se lo procura e poi lo segna, ondeggiando sinistro prima di calciare, sicché Casillas, da sobrio, si è trovato a vedere quello che vedono gli ubriachi. Ondeggianti minacce.
Il 2 a 1 allo Juventus Stadium è un grande risultato. Il massimo che si poteva spremere al fondo di novanta minuti giocati con il cuore in gola. Non abbastanza per andare a Madrid, nello stadio del miedo escenico, con il foulard al collo, ma insomma quanto basta per giocarsela sino in fondo. E comunque la Juventus ha già da stasera urlato una cosa: in semifinale (un’italiana cinque anni dopo) ci stiamo non per caso o perché le divinità sono bendate.
Una cosa voglio dirla. Quando vedo in campo undici giocatori che scoppiano così d’orgoglio e mania non posso che trovare esilarante l’importanza che da noi si attribuisce al manichino braccia conserte – qualunque manichino si capisce – che strepita o fa il ganzo a bordo panchina, pienamente calato nel delirio d’essere qualcuno o qualcosa che conta.
Il Real? Sotto la masticazione furiosa e malata di Ancelotti poco o niente. Certo, il calcio è roba da pazzi ma su un concetto è inesorabile: se, a porta spalancata, James Rodriguez di testa becca la trave di netto, la punizione arriverà sicura.
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