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TOMMASO LORENZINI e CLAUDIO SAVELLI per Libero Quotidiano
Se è vero che l' apparenza inganna, allora il nome di Massimo Moratti per la presidenza della Figc (il commissario Fabbricini lascerà la poltrona il 22 ottobre, giorno delle elezioni) non è casuale. No: Moratti è il prescelto da colui che sta tessendo i fili della politica del calcio, ovvero Andrea Agnelli. È stato infatti il presidente della Juve a coinvolgere l' ex patron interista per un pranzo in cui discutere la sua ipotetica candidatura e quest' ultimo avrebbe accettato seppur senza convinzione.
Il pranzo è stato poi rimandato per intoppi organizzativi, non per la volontà di Moratti, che rimane disponibile a discutere ma anche inchiodato alla sua posizione: non avrebbe intenzione di candidarsi e non sentirebbe l' esigenza di tornare nel mondo del calcio. Dovesse farlo (domani si riunisce la Lega di A per varare il nome del candidato alla Figc, da presentare ufficialmente domenica) vorrà dire che Agnelli è stato particolarmente abile nel mettere a posto tutte le tessere del mosaico che ha progettato.
Moratti sarebbe il tassello finale nel grande disegno del presidente bianconero. Il cui obiettivo è accrescere il valore politico della A, sia all' esterno (tramite la presidenza dell' Eca, associazione dei club europei) che all' interno dei confini. In quest' ultimo caso, è necessario per Agnelli avere un presidente federale proveniente dalla Lega di A, appunto. Che è prigioniera di un paradosso: è l' unica che funziona, soprattutto alla luce del trambusto estivo in B e di conseguenza in C, ma il suo peso nelle elezioni alla presidenza federale rimane limitato ad un 12%.
Ma perché ha scelto proprio Moratti? Primo perché agli occhi del presidente bianconero sarebbe l' unica figura in grado di coinvolgere una robusta coalizione e quindi di muovere il dubbio attorno all' altra candidatura alla poltrona federale, ovvero quella di Gabriele Gravina, forte in linea teorica dal 63% dell' elettorato (Lega Pro, Lnd, allenatori e arbitri). Poi perché Moratti non è inviso a nessuno se non lo è alla Juve (la società che lo propone) e inoltre perché viene ormai dall' esterno, con un abito quasi neutrale e quindi potrebbe essere identificato dai club di A (metà dei quali, capitanati dalla Lazio di Lotito, andrebbero a loro volta convinti) e da altre componenti elettorali (i calciatori sono divisi) come un vecchio saggio a cui chiedere consiglio per il futuro del calcio.
Il secondo aspetto è che Moratti - naturalmente - sarebbe gradito alla società con cui Agnelli sta cercando il dialogo per raddoppiare il peso politico della serie A, ovvero l' Inter.
Questa mossa ha agitato il mare delle tifoserie avverse, in subbuglio al solo pensiero di un asse bianconerazzurro dopo anni di veleni reciproci nel post Calciopoli, ma la questione non sfiora il presidente bianconero, la cui priorità ora è strettamente politica.
È però indicativa circa il lento ma costante avvicinamento tra le società Juve e Inter, che in un futuro prossimo potrebbero costruire un massiccio asse di potere. La proposta di Agnelli a Moratti è solo l' ultimo indizio: Zhang infatti aveva dato il suo voto al numero uno bianconero all' Eca e in questi giorni si è interessato a Marotta per l' Inter. Sono tutti segnali per cui i due mondi non sono più così lontani.
L' asse bianconerazzurro rimane però uno sfondo della battaglia per la presidenza della Figc, ormai entrata nel vivo. I prossimi sviluppi dipendono dall' abilità politica di Agnelli, che sta sondando i terreni per aggregare pareri favorevoli. Ma il tempo stringe: domenica si chiudono le liste per la candidatura alla presidenza Figc, il 22 si vota per il governo del calcio italiano. E il suo futuro.
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