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COPIARE È L’ARTE PIÙ DIFFICILE – IL CASO DEL PITTORE-COPIONE DAVID HENTY, 65ENNE INGLESE DIVENTATO FAMOSO (E RICCHISSIMO) GRAZIE ALLE RIPRODUZIONI DI CAPOLAVORI DI MONET, MODIGLIANI, BASQUIAT E BANKSY – ANTONIO RIELLO: “OGGI IL SUO IMPEGNO PRINCIPALE È QUELLO DI COPIARE QUADRI MOLTO IMPORTANTI I CUI PROPRIETARI VOGLIONO TENERE L'ORIGINALE IN CASSETTE DI SICUREZZA ED ESPORRE IN CASA LA COPIA. LA CLONAZIONE DI OPERE D'ARTE DI VALORE È UN MERCATO IN ESPANSIONE. INTERESSANTE PROSPETTIVA IN UN'EPOCA DOMINATA DALL'ANSIA…”

Antonio Riello per Dagospia

Toto Eva e il pennello proibito

 

Antefatto: nel film di Steno "Totò, Eva e il pennello proibito" (1959) Antonio De Curtis interpretava la parte di un artista, Antonio Scorcelletti, estremamente talentuoso nel copiare che viene involontariamente coinvolto in una divertente storia di falsi. Nel film c'erano (tutti bravissimi) anche Mario Carotenuto, Giacomo Furia, Abbe Lane e Louis de Funès. Ad un certo punto Totò - con la sicurezza serafica di un grande saggio - sentenzia: "tutti siamo capaci di fare, è di copiare (bene) che è difficile".

 

La "prova provata" che Totò aveva sempre ragione viene - come si dice in gergo giornalistico - da una fonte autorevole: The Times. Sul quotidiano britannico Blanca Schofield intervista il pittore/copione David Henty.

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Questo signore è considerato, a tutti gli effetti, la "fotocopiatrice a pennello" del mondo anglosassone. L'intervista apre - giustamente - con la distinzione tra un falso e una copia. Il primo è un quadro (considerato perduto o non ancora ufficialmente scoperto e riconosciuto)  fatto con lo stile e i materiali di un maestro, con lo scopo di  essere venduto illegalmente come autentico.

 

Mentre la copia è solo il dichiarato rifacimento (con tutti i crismi della perfezione) di un quadro già noto di qualche maestro. In questo caso non c'è ovviamente odore di truffa. Il confine tra le due situazioni talvolta può comunque essere ambiguamente labile.

 

Il nostro Totò inglese ha 65 anni e vive nel Sussex in una grande e confortevole magione. La sua specialità sono le opere di L. S. Lowry, un artista molto amato in Gran Bretagna.  Ma non disdegna neanche Monet, Modigliani, Basquiat (si ipotizza si sia spinto fino a Caravaggio). Ha ri-fatto per certo anche Banksy. Il suo meticoloso  talento negli anni è stato ripagato - in fondo anche meritatamente - da una montagna di quattrini.

 

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Sembra che anche il falso vero e proprio  sia (o almeno sia stato) nelle sue corde e fa capire di saperci fare con tele e colori antichi e con sistemi di invecchiamento casalinghi e forse primordiali, ma anche tremendamente efficaci. Prima nel forno della cucina a 80 gradi. Poi qualche settimana all'esterno, sotto pioggia, vento e sole, sembrano metodi imbattibili.

 

Il suo asso nella manica tecnologico è usare un primer con molto piombo per la tela: rende molto difficile l'esame ai raggi X. Non sono mancati problemi con la HMRC (l'Agenzia delle Entrate britannica) e ammette di essere stato in prigione un paio di volte accusato di frode. In una di queste "residenze coatte" narra di esser diventato amico di un certo "Vincenzo", a suo dire noto mafioso italiano (?).

 

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Con l'aiuto di un amico ha scritto anche un libro, "Art World, Underworld" (2022). Spesso viene invitato in trasmissioni televisive per raccontare le sue mirabolanti storie. Un suo quasi-Picasso, prima di essere smascherato, era riuscito a fare in un'asta delle cifre pazzesche. Roba da restare sbalorditi.

 

Lui sostiene che attualmente il suo impegno principale è quello di copiare ("assai bene", direbbe Totò) quadri molto importanti i cui proprietari vogliono tenere l'originale in cassette di sicurezza ed esporre in casa la copia. E' successo di recente con un Picasso (valutato circa 7 Milioni di Sterline) di proprietà di un collezionista di Montecarlo.

 

Produce insomma copie su commissione al fine di proteggere le rispettive opere autentiche. Un mercato in piena espansione.  Una specie di clonazione di opere d'arte di valore. Curiosa ed interessante prospettiva in un'epoca dominata dall'ansia.

 

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Il simpatico Henty ha, in ogni caso, una sua etica: dice che, malgrado gli sia stato chiesto con insistenza, non dipinge (nè dipingerà) copie di Frida Kahlo, stima troppo la sua ricerca e non si sente di profanarla.

 

E' stato piuttosto male recentemente, ma per fortuna è guarito e ha ripreso a con slancio a lavorare. Auguri sinceri e lunga vita David! I tuoi impeccabili falsi fanno di sicuro molti meno danni al Mondo di chi fabbrica "Fake News".

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