thomas ceccon

“SONO FIERO. FELICE MAI. NON SONO ABITUATO AD ANDARMENE SENZA ORO E MI SECCA NON ESSERE RIUSCITO A PORTARNE UNO IN SQUADRA” – THOMAS CECCON DOPO L’ARGENTO NEI 100 DORSO (LA SUA GARA), QUELLO NELLA STAFFETTA E IL BRONZO NEI 50 FARFALLA METTE NEL MIRINO I 200 DORSO E LA STAFFETTA MISTA: "MAGARI DOVREI FARE SOLO I 100 DORSO E PRENDERE GLI APPLAUSI. MA NON SAREI IO. PER ME È DIFFICILISSIMO INCASTRARE LA VOGLIA DI AGGIUNGERE SFIDE CON LA SODDISFAZIONE PER I RISULTATI”

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Giulia Zonca per la Stampa - Estratti

 

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Le medaglie di Thomas Ceccon hanno quasi sempre una doppia faccia e questo vibrante argento nei 100 dorso non è un’eccezione. Lo cattura dietro al sudafricano Coetze (51”85) in 51”90, il secondo tempo in carriera dopo il record del mondo (51”60), con spettacolare rimonta. Eppure, pensare che l’azzurro non dia valore alla costante permanenza sui podi di ogni gara affrontata sarebbe ingiusto.

 

Ceccon è alla terza medaglia in tre giorni, ha ancora (come minimo) altri due impegni che definisce «due possibilità» e noi italiani dovremmo essere molto felici del continuo rilancio, pure delle contraddizioni nelle aspettative, perché Ceccon ha sempre fame di successo.

 

È immune all’equilibrio che porta le persone a non esagerare: «Tutti sognano la vita degli altri e capita anche a me di voler essere quello che si concentra su una singola cosa da perfezionare all’infinito, incassa gli applausi e tutti felici. Io sono diverso, per me è difficilissimo incastrare la voglia di aggiungere sfide con la soddisfazione per i risultati».

 

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Non resta che provare, provare, provare e provare a combinare il programma per eliminare gli incroci troppo rischiosi, le sovrapposizioni, i 28 minuti per il trasloco dalla corsia della semifinale dei 100 dorso a quella della finale dei 50 farfalla (in cui ha preso un bronzo).

 

 

Deve anche ricalibrare la tattica da passaggio lento, fino a qui strutturata al meglio solo che gli avversari hanno preso le contromisure. Nell’argento dei 100 dorso, Ceccon vira da ottavo e chiude secondo. I tre medagliati vanno sotto i 52 secondi. In un contesto di straordinarietà, lui mantiene un livello di assoluto rispetto: «Sono fiero. Contento... ni». Perché non è mai felice? «Fa parte di me, oscillo tra il dire “o vinco o muoio” e il pensare che qualsiasi posto va bene se mi piace come nuoto. Gli amici australiani mi dicono “take it easy”. Ma come funziona? Se perdo che cosa sto qui a fare?».

 

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Un anno esatto dopo il trionfo ai Giochi di Parigi, Ceccon si ritrova dentro le solite ingarbugliate aspettative diventate inaspettatamente comprensibili. Non è lui a essere diverso, è così forte che ha obbligato chi lo guarda, lo segue e lo tifa a modificare i parametri. Le teorie ardite, pronunciate tra mille sospensioni e intervallate da una serie di domande trabocchetto, hanno assorbito incredibilmente il senso: «Non sono abituato ad andarmene senza oro e mi secca non essere riuscito a portarne uno in squadra.

 

 

Ho ancora i 200 dorso e una staffetta mista che mi convince molto». Al «take it easy» ci si ritorna a dicembre, quando scatta il fuori stagione e lui riparte. Voleva tenersi il distacco dell’altra parte del mondo, si è portato a casa un nuovo riscaldamento da 2 km con le pinne, due sessioni con mezz’ora di bici ed esercizi assortiti a secco. Oltre alla sua stralunata eccezionalità che per fortuna si porta dietro ovunque vada.

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