DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Aldo Cazzullo per Corriere della Sera - Estratti
C’ è ancora una chance di sfatare la maledizione olimpica del volley . E la speranza è affidata a due fuoriclasse: Julio Velasco e Paola Egonu. La maledizione dei Giochi è questa: l’Italia domina la scena mondiale, inventa tattiche, esporta tecnici; ma l’oro olimpico nella pallavolo alla fine ci sfugge sempre. Ieri in semifinale la Francia ci è stata superiore, sospinta da un tifo che non si era sentito neppure a Pechino 2008; e i nostri hanno sbagliato troppo, in battuta e non solo. Ma, in realtà, la pallavolo è una benedizione per noi italiani. E non solo perché le donne qui a Parigi sono in semifinale per la prima volta nella storia.
La pallavolo sembra ormai essere diventata il vero sport nazionale degli italiani; ovviamente non a livello di club ma a livello di nazionale (visto quello che combinano i calciatori azzurri). Quattrocentomila tesserati. Tre italiani obbligatoriamente in campo per ogni squadra in ogni partita.
(...) Non a caso sono italiani molti ct in servizio all’estero.
La Francia che ci ha sconfitti ieri è allenata da un nostro veterano, Andrea Giani (che però non ha cantato la Marsigliese). La Turchia con cui stasera le azzurre si giocano l’ingresso in finale è guidata da Daniele Santarelli, che da cinque anni è il marito del nostro libero, Monica De Gennaro.
(...)
Per non sbagliare, Manfredi ha preso Velasco. Il più grande tecnico di pallavolo mai esistito. Soltanto Julio poteva gestire un fenomeno come Paola Egonu. Gli altri non riuscivano a scendere dall’altalena su cui ti porta una fuoriclasse che un giorno è euforica, un altro arrabbiata con il mondo.
Ora Paola ha trovato stabilità con un fidanzato, Leonardo Puliti, manager della sua società, il Monza; e ha trovato in Velasco la migliore guida tecnica e tattica che potesse sognare. Come vice, Julio ha il suo vecchio schiacciatore, Lorenzo Bernardi, e l’allenatore con più titoli, Massimo Barbolini: come se Ancelotti facesse da vice a Guardiola.
Pure il coach della nazionale maschile, Fefè De Giorgi, non scherza. Nelle interviste è guascone, estroverso, brillante, com’è nella sua natura di salentino. In campo è un sergente dei marines. La mattina pesi, il pomeriggio tre ore e mezza di allenamento. Quando guidava la Russia, la consuetudine prevedeva che il ct indicasse su un tabellone l’ora dell’inizio e l’ora della fine del training. All’ora designata, gli atleti russi se ne andarono, e lui restò a guardarli basito. Il giorno dopo fece scrivere sul tabellone in cirillico: «Fine allenamenti: mai». Rimasero tutti a oltranza.
Con il Giappone, nei quarti, l’Italia ha annullato tre match-point. Si è sbloccata quando il nostro giocatore più rappresentativo, Simone Giannelli di Bolzano — «sono altoatesino, non austriaco» —, fino a quel momento meno brillante del solito, ha indovinato quattro servizi di fila. Giannelli a Rio era un ragazzino; adesso è un campione. Un palleggiatore di due metri, una mente raffinatissima e una molla che sa murare e schiacciare. «Si sapeva che il Giappone per noi era la squadra peggiore» ha spiegato De Giorgi. Gli azzurri sono molto tecnici, non sono i martelli a far loro paura; sono i giocatori tecnici come loro, meno potenti ma molto rapidi. Se ti murano, è chiaro che hai sbagliato qualcosa; la vera frustrazione è una difesa agile e veloce, che annulla ogni attacco.
Ieri sera Fefè De Giorgi è stato l’ultimo ad arrendersi.
Ha spronato i suoi sino alla fine; ma la scintilla si è accesa troppo tardi, quando con la forza della disperazione gli azzurri hanno annullato di nuovo tre match-point di fila.
Invano. La Francia ha meritato, e dopodomani difenderà l’oro di Tokyo con la Polonia, che nel girone avevamo battuto nettamente.
La leggenda della maledizione è nata dalle quattro finali olimpiche perse. A parte il beach-volley a Rio, che fu una bella sorpresa, le altre volte eravamo favoriti: gli Invincibili di Velasco cedettero per una palla ad Atlanta 1996 contro l’Olanda; a Pechino 2008 le ragazze dovettero rinunciare alla loro fuoriclasse Aguero; a Rio 2016 perdemmo con il Brasile che avevamo sconfitto 3-0 nel girone. Con l’eliminazione nella pallanuoto, le squadre maschili sono fuori dai Giochi. Ora ci aggrappiamo a due nuovi compatrioti: Paola Egonu è figlia di un camionista di Lagos e di un’infermiera di Benin City; Julio Velasco fuggì dalla dittatura argentina; entrambi hanno scelto di essere italiani, e oggi sono la nostra pallavolo.
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