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Giovanni D'Alò per la Repubblica - Roma
CI voleva William Kentridge per poter vedere finalmente a Roma "Lulu" di Alban Berg. Si fa fatica a credere che un' opera così importante, alla base del teatro musicale novecentesco, portata sulle scene di tutto il mondo con interpreti eccezionali, da noi non abbia mai avuto una rappresentazione.
Un' edizione ci fu nel 1968, ma limitata a due soli atti e dunque incompleta. E questo ci porta alla storia di questa partitura che Berg, raffinatissimo compositore austriaco della scuola dodecafonica, scrisse tra il 1928 e il 1935 adattando due pièce del drammaturgo Frank Wedekind.
La morte gli impedì però di completare l' orchestrazione del terzo e ultimo atto, e per molti anni andò sempre in scena mutila. Da quando però, nel 1979, il compositore Friedrich Cerha si assunse la responsabilità di "restaurare" l' opera sulla base delle indicazioni dell' autore, "Lulu" ha ritrovato la sua completezza.
In questa forma, dunque, il Teatro dell' Opera la proporrà per la prima volta a Roma dal 19 al 30 maggio, in collaborazione con il Met, l' English National Opera e l' Opera di Amsterdam. Un allestimento che già può prenotare un posto nella storia del teatro, grazie alla fusione tra le forti componenti sessuali insite nell' opera stessa e l' immaginario visivo di William Kentridge, che ne firma la regia (e le scene, con Sabine Theunissen).
Artista, disegnatore e filmaker sudafricano tra i più noti del nostro tempo, Kentridge ha spesso diretto opere, tra cui "Il flauto magico" di Mozart, "Il naso" di Shostakovich e, recentemente, a Salisburgo, "Wozzeck", l' unica altra opera di Berg. I romani conoscono bene il suo monumentale "Triumphs and Laments", che per 500 metri orna il muraglione del Tevere tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. «Il tema centrale in Lulu è l' instabilità del desiderio», spiega Kentridge.
«Gli uomini vogliono con tutte le forze questa giovane donna che li strega. Se contraccambiasse la loro passione tutto sarebbe normale, invece lei si sottrae, gioca con i loro sentimenti e infine li abbandona senza rimorsi». Determinante, neanche a dirlo, l' approccio grafico. «È stato fondamentale partire dai disegni a inchiostro - prosegue - L' idea è che l' inchiostro ricordi il sangue e la vicenda di Lulu è colma di violenza, sangue e morti drammatiche. Il palcoscenico trabocca letteralmente di cadaveri». L' ultima a morire sarà proprio Lulu, precipitata dai lussi borghesi allo squallore della prostituzione, vittima nientemeno che di Jack lo Squartatore.
A interpretare la difficilissima parte vocale della protagonista, il soprano svedese Agneta Eichenholz (che ha già cantato l' opera al Covent Garden con Pappano), ma meritano una menzione anche Brenden Gunnell, Martin Gantner e Thomas Piffka e il direttore d' orchestra Alejo Pérez, che il pubblico ha apprezzato nella scorsa stagione nella "Cenerentola" rossiniana.
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