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Luigi Mascheroni per “il Giornale”
Lo sappiamo. Da una parte l'arte vive di citazioni, e nulla - o pochissimo - è davvero originale. E dall'altro, come si dice, le idee, anche le migliori, sono nell'aria. Le può cogliere chiunque, in modi e tempi diversi. Tutto vero.
Sarà per un motivo (citazione? ispirazione? allusione?) o per l'altro (prima o poi qualcuno doveva pensarci), ma è curioso notare quanto la nuova e già iconica scultura esposta da Maurizio Cattelan alla mostra Breath Ghosts Blind (e Blind è proprio il titolo dell'opera) inaugurata due giorni fa al Pirelli HangarBicocca di Milano sia molto simile - nel concetto più che nella realizzazione - a un piccolo quadro degli anni Ottanta di un architetto oggi dimenticato, Ico Parisi, esposto alla Pinacoteca civica di Como.
Eccole qui, le due opere. Una accanto all'altra. Sorprendente, vero? Certo, la prima, quella di Cattelan, è una scultura-monolite in resina nera alta 18 metri, realizzata per l'occasione della mostra (anche se l'artista ha confessato che era da molto che ci pensava, forse da quando l'11 settembre 2001 fu costretto, mentre stava per imbarcarsi all'aeroporto newyorkese LaGuardia, a tornarsene a casa a piedi, a Manhattan, in mezzo a una fiumana di gente impaurita) e che da due giorni occupa tutto il «Cubo» dell'HangarBicocca.
Mentre la seconda, firmata Ico Parisi, è un piccolo acrilico su carta intelata dal titolo Apocalisse gentile: sigillo, del 1985. Domenico Parisi, chiamato Ico, nasce a Palermo nel 1916 da genitori siciliani ma residenti in Piemonte.
Nel '25 la famiglia si trasferisce a Como dove «Ico», nel '36, si diploma e comincia un apprendistato nello studio di Giuseppe Terragni (che firmò uno degli edifici più belli dell'architettura fascista, la Casa del Fascio di Como, soggetto di uno studio fotografico di Parisi per la rivista Quadrante): qui conosce Lingeri, Radice, Rho, Persico e Sartoris... Studia e sperimenta nei campi dell'architettura, dell'arte e del design: incontra Munari e Fontana (1951), lavora per Cassina, fonda nel '48 con la moglie Luisa Aiani, a Como, lo studio La ruota, luogo di progettazione ma anche luogo d'arte, di esposizione e di cultura.
Negli anni Sessanta la svolta. Inizia un nuovo percorso concentrato su un'idea utopico-esistenziale del vivere: tra il 1974 e il 1976 con l'«Operazione Arcevia» (un grande progetto interdisciplinare che lo porta a collaborare con Michelangelo Antonioni, Alberto Burri, Aldo Clementi, Tonino Guerra e altri) vuole progettare una intera - nuova - comunità tra urbanistica, architettura, sociologia.
Da qui, molte ricerche grafiche, opere «utopiche» (come la serie dell'Apocalisse) e mostre collettive e personali. Ico Parisi muore a Como nel 1996. Domanda. Maurizio Cattelan conosce Parisi? Ha visto la sua opera? E ancora: Ico Parisi a cosa pensava - al netto di artistiche visioni profetiche - quando immaginava, sedici anni prima degli attentati al World Trade Center - un aereo infilato dentro il pilone di un ponte che non è ma potrebbe essere quello di Brooklyn, o quello di Manhattan?
Del resto esiste un'opera «gemella» con un aereo infilato dentro una piramide. E altre volte Parisi immaginò delle automobili conficcate dentro alte mura... Citazione? Ispirazione? Coincidenza? Ancora una volta Cattelan - come Ico Parisi, come deve fare l'arte - non dà risposte. Pone domande. Da dove arriva quell'aereo?
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